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Vecchio 25-03-2008, 19.50.22   #1
griselda
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Predefinito Gelosia, stipsi e ricapitolazione

Provo a scrivere qui per vedere se riesco a fare luce su alcune cose che sono ancora oscure, spero di che possa andare bene.

Ricordo due episodi di quando era bambina piccola, piccola, chissà se sono miei o sono stati indotti dal parlarne in famiglia, a me pare di ricordarmene ma non si sa mai.

Avevo il terrore di fare pipi a letto eppure l'ho fatta per anni anche se non consecutivamente ma capitava, anche da grandina verso i dieci anni mi ricordo che sognavo di essere al bagno e come lasciavo andare la vescica ecco che mi svegliavo ma oramai era tardi.
Una volta dovevo avere 2/3 anni venni lasciata da un'amica di mia madre per necessità, a dormire, e quando mi svegliai tutta bagnata non volevo alzarmi per non mostrare il "guaio". Ho questo ricordo vago ma niente altro.

Poi invece ricordo i primi giorni di asilo e la suora che mi mise in ginocchio a cercare l'ago per tutta la mattina che secondo lei avevo perso, ma che io ero sicura di non aver trovato appuntato nel cuscinetto che mi aveva appena consegnato. La risultante di questa storia fu che non volli più andare all'asilo e che somatizzai la cosa (?) con stitichezza e paura di allontanarmi dai genitori. Ebbi problemi al pancino ma non ricordo bene e non ho più a chi chiedere, bon.
Da quel momento non riuscii più a bere latte bianco ma solo macchiato o con una goccia di caffè o con cacao. Che c'entra non lo so.

Da bambina soffrii moltissimo di gelosia e invida, per il rapporto che mia madre aveva sia con un fratello più grande che con un bambino che allevò. Avevo 7/8 anni quando nacque.
Ero diventata gelosissima delle mie cose dei miei giochi e non volevo che nessuno me li toccasse senza chiedere il mio permesso. Ma a mia madre non serviva tanto che spesso e volentieri tornando a casa da scuola trovavo i miei giochi regalati a qualcun altro che era andato a trovarla. Alla mia domanda del perchè mi rispondeva: ma si tanto tu sei grande e ne hai tanti. Beh proprio grande a 8/9 anni non mi sentivo ma bon.
Il mio attaccamento agli oggetti divenne quasi ossessivo li chiudevo in un armadio e chiedevo di non toccare, ma nessuno rispettava questo volere.

Poi ci sono stati altri episodi in cui la gelosia si è sempre fatta sentire facendomi vivere in modo malsano.
Crescendo ho iniziato ad essere meno attaccata alle cose ma mi rendo conto che riesco a farlo solo con chi amo, ma li subentra altro tipo di gelosia ok è tutto nostro ma solo perchè tu sei mio.

La gelosia è come un mostro che aleggia sopra la mia testa e che se appena mi distraggo zack mi avvolge e mi stritola.

Ora passo al corpo, soffro di stipsi da quando ero bambina.
In forum è stato detto se non sbaglio che a che vedere con la gelosia al fatto di non saper lasciar andare le cose nostre.
E' un trattenere che non ci serve anzi ci penalizza. Perchè se non evacui diventi un pozzo nero.

Ma allo stesso tempo ci vedo un reprimere, un aver imparato a trattenere lo stimolo della gelosia a non esternarlo, non lo voglio vedere perchè quando l'ho mostrato mi stato detto che era cosa brutta e quindi non dovevo esprimere quel sentimento. Un sentimento di cui vergognarsi.
Vergognarsi di evacuare? di liberarsi dalla scorie?
Se le scorie non le vedi non esistono ma inquinano sotto sotto sino ad intasare la psiche e l’intestino?



Ora si dice che la digestione avviene in bocca perché masticando abbondantemente si prepara il bolo alimentare tramite la ptialina un enzima che prepara il cibo per essere accolto dallo stomaco.
Ora se io non ho mai digerito la gelosia non l’ho ruminata abbastanza tanto da renderla un bolo tramite l’enzima che può assomigliare al perdono almeno mentale, questa ogni volta che arriva in bocca la mando giù toppando il naso per non sentirne la puzza. Repressione (?) essa arriverà nello stomaco senza preparazione e metterà lo stomaco sotto sopra creando degli acidi maggiori per poterla disgregare. In questo modo ho iniziato ad alterare la mia terra, il mio corpo. Ci saranno batteri che non dovrebbero esserci altri in esubero ed altri che invece verranno annientati a causa di quel primo “sbaglio” che nasce in bocca.
Ora con la ricapitolazione dovrei ritornare ad ogni episodio di gelosia che ho vissuto in solitudine o anche manifestato che poi è legato sempre al primo episodio che vissi da bambina? Dopo aver ricapitolato ogni episodio ed essermi perdonata ed aver perdonato il comportamento di chi mi fece provare quel sentimento. ( che tra l’altro spesso lo abbiamo così vissuto per mancanza di comprensione data dall’età e dalla non esperienza.)
Dopo aver perdonato ad ogni episodio ricordato ( e se ce ne sono che non mi ricordo? Può essere?) devo fare attenzione a tutto quello che mi accade giornalmente e tenere d’occhio la gelosia e scoprire ogni volta che si muove dietro ad un mio fare o non fare?
Mi sa che manca qualcosa.
Così per tutti quei difetti che hanno contraddistinto la mia vita?
Altra cosa quando mi viene un “attacco di gelosia” primo non devo andare nel paese delle banane e coltivare il terreno rendendoglielo fertile perché altrimenti si nutrirà sottraendo energia a me.
Ma c’è altro? Chi ha voglia di correggere e suggerire?
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Vecchio 25-03-2008, 19.57.51   #2
turaz
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quel "perdono" lo devi vivere con tutta te stessa non solo con la mente... non so spiegartelo meglio di così.
non si tratta "solo" di rivivere e raccontarsi di perdonare... significa muovere qualcosa dentro Se stessi di molto profondo...
quel qualcosa che da troppo tempo è la represso e messo a tacere.
va fatto emergere amato e rilasciato.

mi rendo conto che dirtelo così suona troppo "metodico" e da libro stampato ma è arduo spiegarlo

il rilascio definitivo lo hai se vai all'episodio iniziale e lo rilasci.
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Vecchio 25-03-2008, 20.30.36   #3
Ray
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Se mi posso permettere, anche visto l'intervento di Turaz, inizierei dal dire che ricapitolazione e perdono sono due cose ben distinte e uno non fa parte dell'altra. Se così non fosse sarebbe impossibile ricapitolare prima di aver imparato a perdonare e invece vale il contrario: si impara a perdonare, forse, dopo aver ricapitolato.

Ricapitolazione non è perdonare. Per quello ci vuole, oltre ad una comprensione profonda di se e degli altri, anche un sacco di energia... energia che in parte può arrivare dalla ricapitolazione ma non confondiamo.

Gris, se ricapitoli "la gelosia", anche se da un certo punto di vista tutto andrebbe ricapitolato, da un altro non serve che ricapitoli episodi uguali. Basta, almeno inizialmente, che ne trovi uno emblematico (tipo quello che ti arriva per primo se pensi alla questione), magari uno di questi coi giocattoli da bambina, non so, e ricapitoli quello. Senza aspettative tipo perdono o altre cose più o meno romantiche. Si tratta di rivivierlo, o se vogliamo di viverlo davvero fino in fondo, ma con quel senno di poi che giustamente allora non avevi (non eri grande a 8 anni no) e che semmai ti permette di comprendere le tue reazioni e i tuoi vissuti e, perchè no, darci anche un nome se questo ti può essere utile. (poi, per quanto riguarda gli altri episodi simili, essi sono legati tra loro in vari modi e, in un certo senso e per un certo verso, preso uno e tirato su con forza si tira dietro anche gli altri, ma questo non c'entra adesso, magari ne parliamo)
Ma quel che conta è riviviere, senza scappare dalle emozioni negative che si provano, dal dolore. E riprendersi tutto... un tutto che non è ne bene ne male, ma semplicemente tua esperienza, un tutto che ti arriva, poi e forse anche abbastanza poi, sotto forma di energia.

Poi, con quella, vedi tu cosa fare ma certamente inizia a vedere la cosa sotto un altro aspetto.

Ultima modifica di Ray : 25-03-2008 alle ore 20.33.30.
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Vecchio 26-03-2008, 15.26.37   #4
griselda
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Allora dico una cosa che ho osservato ma voi siete più esperti e magari me la racconto e non lo so.
Per entrare nel dolore ci vuole una spinta almeno a me esce se c'è una spinta in cui mi viene fuori la rabbia repressa allora. Mi pare di riuscire ad entrare in quel dolore solo tramite il dolore dell'incomprensione altrimenti ci giro in giro mentalmente e non entro dentro il problema.
Faccio un esempio mi è capitato di entrare in quel dolore a seguito di accuse... in quel momento, a fatica, ma sono riuscita a riprovarlo tutto spinta dall'incompresione dell'altro, verso un mio comportamento per lui incomprensibiile. Prima è uscita la rabbia, poi un pianto a dirotto in cui il mio essere si rivoltava mostrando le sue ferite ma fare questo da sola per me è ancora fantascienza. Non mollo forse dipende da quell'energia di cui parlate che non ho.
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Vecchio 26-03-2008, 17.55.09   #5
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Allora dico una cosa che ho osservato ma voi siete più esperti e magari me la racconto e non lo so.
Per entrare nel dolore ci vuole una spinta almeno a me esce se c'è una spinta in cui mi viene fuori la rabbia repressa allora. Mi pare di riuscire ad entrare in quel dolore solo tramite il dolore dell'incomprensione altrimenti ci giro in giro mentalmente e non entro dentro il problema.
Faccio un esempio mi è capitato di entrare in quel dolore a seguito di accuse... in quel momento, a fatica, ma sono riuscita a riprovarlo tutto spinta dall'incompresione dell'altro, verso un mio comportamento per lui incomprensibiile. Prima è uscita la rabbia, poi un pianto a dirotto in cui il mio essere si rivoltava mostrando le sue ferite ma fare questo da sola per me è ancora fantascienza. Non mollo forse dipende da quell'energia di cui parlate che non ho.
Da come la vedo io non è che si entra nel dolore... il dolore è già dentro. Si tratta di rivivere (o di vivere) l'episodio, non solo il dolore. Il dolore può essere parte di questo episodio. Questo rivivere è un ricordare, ma è un ricordare attivo in un certo senso, comprensivo di un non dimenticarsi di se adesso.
E' vero che il dolore, per meccanismo automatico instauratosi, tende a far fuggire e quindi può capitare che quando si presenta in un certo senso "rimbalziamo" via. Si tratta di insistere, anche poco a poco (non sempre si deve tuffarsi, a volte può essere utile anche netrare in acqua passo passo) ma è vero quanto dici che serve una spinta che poi, alla fin fine, che si usi la rabbia o altro è sempre volontà di farlo (in lotta con il desiderio di fuga).

Comunque, tornando al dolore, ripeto che eso è già dentro e non siamo noi a doverci entrare. E' più un sintonizzarci con la parte che fa male, un ascolto attento. E' solo ascoltando tutta la "storia" che quella parte ha da dirci, tutta la trasmissione, che smetterà di fare male, che si esaurirà.

So che può non essere chiaro... continuando a parlarne troveremo certamente i modi giusti per capirci.
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Vecchio 26-03-2008, 18.02.09   #6
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pensala così se credi possa esserti utile.
Dentro di te tu hai a disposizione l'infinita gamma di sensazioni e scelte riguardo a un evento.

a seguito di shock è come se il tuo cervello selezionasse sempre la stessa sensazione a fronte di eventi differenti ma che richiamano quell'immagine dolorosa e allora se a suo tempo la tua scelta fu di "fuga" così fa ora il tuo cervello.
è come se cercasse di non renderti "libera" facendoti distogliere dal tuo intento.

nel momento in cui "rivivi" se per un attimo riesci a sconnettere la mente riuscirai a "osservare" .
in quell'osservare distaccato sta la chiave di volta a mio avviso.
se riesci pian piano ad allungare quel tempo di osservazione riesci pian piano ad agire sul ricordo doloroso trasformandolo.

ma anche solo "l'osservare con distacco" in un certo senso muove qualcosa di importante in te e fa sorgere una nuova consapevolezza delle tue possibilità
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Vecchio 26-03-2008, 18.08.43   #7
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pensala così se credi possa esserti utile.
Dentro di te tu hai a disposizione l'infinita gamma di sensazioni e scelte riguardo a un evento.

a seguito di shock è come se il tuo cervello selezionasse sempre la stessa sensazione a fronte di eventi differenti ma che richiamano quell'immagine dolorosa e allora se a suo tempo la tua scelta fu di "fuga" così fa ora il tuo cervello.
è come se cercasse di non renderti "libera" facendoti distogliere dal tuo intento.

nel momento in cui "rivivi" se per un attimo riesci a sconnettere la mente riuscirai a "osservare" .
in quell'osservare distaccato sta la chiave di volta a mio avviso.
se riesci pian piano ad allungare quel tempo di osservazione riesci pian piano ad agire sul ricordo doloroso trasformandolo.

ma anche solo "l'osservare con distacco" in un certo senso muove qualcosa di importante in te e fa sorgere una nuova consapevolezza delle tue possibilità
E cosa usi per sconnettere la mente? (non la mente ovviamente)
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Vecchio 26-03-2008, 18.21.46   #8
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dipende da quali termini si utilizzano.
alla fin fine credo si tratti di una delle tante funzioni cerebrali.
al posto del "giudice" subentra il "testimone".

fa ridere ma è come dire che la Mente osserva la mente

esiste uno status che alcuni descrivono come "l'osservatore" o "il testimone"
difficile da spiegare a parole cmq.
in buona sostanza non mi viene meglio di "sospensione del giudizio" ma mi sa che non rende l'idea
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Vecchio 26-03-2008, 18.34.15   #9
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dipende da quali termini si utilizzano.
alla fin fine credo si tratti di una delle tante funzioni cerebrali.
al posto del "giudice" subentra il "testimone".

fa ridere ma è come dire che la Mente osserva la mente

esiste uno status che alcuni descrivono come "l'osservatore" o "il testimone"
difficile da spiegare a parole cmq.
in buona sostanza non mi viene meglio di "sospensione del giudizio" ma mi sa che non rende l'idea
Ah, quindi "sconnettere la mente" non c'entra nulla. Bene, ciò mi rassicura, dato che temevo che per ricapitolare occorresse morire (conseguenza di una diciamo improbabile "sconessione" della mente).

In effetti non serve proprio per ricapitolare, anzi va pure usata, insieme ad altro, per ricordare.
Anche sulla sospensione del giudizio ci andrei piano. Oh, certo sarebbe bello... ma nel frattempo, dato che ci son cose da ricapitolare, il giudizio c'è eccome... dopo ricapitolato già cambia la visuale e si può averne una un po' più obiettiva, cosa indispensabile per smettere di giudicare. Non inopportuno anche ricordare che lo stesso giudizio fa parte dell'episodio o la questione da ricapitolare.

Quindi, come prima, cerchiamo di non confondere le cose aggiungendo concetti confusi a qualcosa cui non appartengono. Anche se certamente possiamo parlarne. Come si fa a sospendere il giudizio?
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Vecchio 26-03-2008, 18.46.14   #10
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quando subentra il testimone si "limita" a osservare lo scorrere degli eventi senza dar peso a giudizi su di essi (tipo quanto sono bravo, quanto sono scarso, che dolore che provo ecc. ecc.)
è un'osservazione per così dire distaccata.
come si fa?
non so se esiste un metodo valido per tutti.
per come sono fatto io "entro" in me stesso attraverso una sorta di meditazione, rilasso il corpo mi centro e lascio scorrere come in un film i pensieri mentali senza soffermarmi su di essi.
per aiutarmi fisso l'attenzione su un oggetto che riproduco visualizzandolo nella mente.
nel momento in cui l'immagine è ferma e sento il corpo leggero capisco di essere centrato.
fatto quello inizio con l'opera di "ricordo"

in un certo senso la sospensione del giudizio avviene prima di rivivere (non so se faccio secondo i "canoni" di qualche tradizione... io utilizzo questo metodo e su di me funziona)


poi ray (sarebbe da mettere nel salone degli specchi) se vedi che ciò che scrivo per te è confuso o altro perchè non ci metti del tuo "Prima" per agevolare a tutti la comprensione?

spiegarlo a parole ad esempio è molto più complicato che farlo nella pratica per quel che mi concerne

Ultima modifica di turaz : 26-03-2008 alle ore 18.50.37.
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Vecchio 26-03-2008, 19.03.45   #11
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Secondo me anche vivere distaccatametne non è che sia molto consigliabile. Anzi c'è da entrarci con tutte le scarpe, vivere l'emozione sapendo di farlo ora con la persona di ora ma con l'emozione di allora.
Una specie di racconto fatto a se stessi che commuove ch epoi rileggendo si apre alla comprensione.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 26-03-2008, 19.08.49   #12
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"osservazione distaccata" è un termine che riguarda i "pensieri mentali" su quell'evento, i pensieri scaturiti da esso (la re-azione per intenderci meglio)
l'emozione affiora rivivendo (da vedere poi se sarà come allora nel mio caso non lo è quasi mai proprio perchè ora sei diverso)
solo così a mio avviso vivi "liberamente" di nuovo quell'evento.
e solo così puoi agire sul ricordo di esso.

questo si intende secondo quanto ci ho capito io nella mia esperienza.
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Vecchio 26-03-2008, 19.12.52   #13
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quando subentra il testimone si "limita" a osservare lo scorrere degli eventi senza dar peso a giudizi su di essi (tipo quanto sono bravo, quanto sono scarso, che dolore che provo ecc. ecc.)
è un'osservazione per così dire distaccata.
come si fa?
non so se esiste un metodo valido per tutti.
per come sono fatto io "entro" in me stesso attraverso una sorta di meditazione, rilasso il corpo mi centro e lascio scorrere come in un film i pensieri mentali senza soffermarmi su di essi.
per aiutarmi fisso l'attenzione su un oggetto che riproduco visualizzandolo nella mente.
nel momento in cui l'immagine è ferma e sento il corpo leggero capisco di essere centrato.
fatto quello inizio con l'opera di "ricordo"
Non entro nel tuo soggettivo, la mia era una domanda generale, in ogni caso tutta la parte preliminare non è necessaria ai fini della ricapitolazione... sempre posto che di ricapitolazione si tratti dopo simili preliminari.

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in un certo senso la sospensione del giudizio avviene prima di rivivere (non so se faccio secondo i "canoni" di qualche tradizione... io utilizzo questo metodo e su di me funziona)
E secondo me così ti perdi un pezzo in sto modo, ma può darsi che sbagli.


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poi ray (sarebbe da mettere nel salone degli specchi) se vedi che ciò che scrivo per te è confuso o altro perchè non ci metti del tuo "Prima" per agevolare a tutti la comprensione?

spiegarlo a parole ad esempio è molto più complicato che farlo nella pratica per quel che mi concerne
Secondo che logica dovrei spiegare io prima una cosa che hai detto tu? Tu dici io chiedo tu spieghi ha senso. Tu dici io chiedo e spiego non ha senso.
D'altra parte se dici che per fare una cosa occorre farne prima un'altra che descrivi in modo vago e confuso non dovrei chiedere?

Il salone degli specchi sarebbe inutile. Invece mi pare utilissimo ai fini del tread chiarire bene i vari punti confusi e stabilire il più possibile cosa c'entra e cosa no, cosa è un concetto pertinenete e cosa è invece solo un confuso e vago utilizzo di termini senza la ben che minima idea reale di quel che si dice.
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Vecchio 26-03-2008, 19.20.44   #14
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Non entro nel tuo soggettivo, la mia era una domanda generale, in ogni caso tutta la parte preliminare non è necessaria ai fini della ricapitolazione

mai detto sia "necessaria" ho detto che a mio avviso agevola la soluzione e lo sblocco del ricordo))

chiaro che se vogliamo fermarci alla pura ricapitolazione allora quanto ho scritto non fa parte in termini "tecnici" di essa.

"E secondo me così ti perdi un pezzo in sto modo, ma può darsi che sbagli"

può darsi. infatti ho scritto che è un mio metodo che su di me funziona.. per un altro non so e non è detto.

"D'altra parte se dici che per fare una cosa occorre farne prima un'altra che descrivi in modo vago e confuso non dovrei chiedere?"

se per te è vago e confuso il fare da "sapientino" non porta a nulla a mio parere.
è un atteggiamento a mio avviso deleterio per un confronto.
meglio sarebbe che descrivessi per filo e per segno il tuo modo di vedere le cose così da confrontarlo.
questo a mio parere (e per questo per me doveva andare nel salone degli specchi perchè è un tuo modus operandi abituale che forse pochi ti dicono)

a mio parere e per mia sensazione in queste situazioni si evidenzia a volte il cosiddetto "ego spirituale".

ciauzz
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Vecchio 26-03-2008, 19.38.14   #15
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può darsi. infatti ho scritto che è un mio metodo che su di me funziona.. per un altro non so e non è detto.
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quel "perdono" lo devi vivere con tutta te stessa non solo con la mente...
Direi che è inutile commentare. Si commenta da se.


Per il resto, se vuoi mettermi qualcosa negli specchi sui miei modus operandi abituali fai pure. Quando dicevo che era inutile mi riferivo ai tuoi abituali modi di operare. Ma adesso si che siamo OT. Se vuoi di questo parliamo altrove. Qui basta limitarsi a spiegare i concetti pertinenti al tread.
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Vecchio 26-03-2008, 21.32.19   #16
Uno
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messaggio di ufficio:
Turi per piacere usa il quote nei messaggi, anche se usi la risposta veloce c'è.
A noi "normali" ci fai fare un pò di fatica per capire quale è la tua risposta e quale no e a chi rispondi, ma se proviamo a pensare che magari qualcuno che vede poco (o per nulla) ha piacere di seguire le discussioni.... magari ci convince a fare un pelo di fatica in più nello scrivere.
Grazie
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Vecchio 26-03-2008, 21.56.09   #17
griselda
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Faccio una prova vediamo che esce.

In casa mia non mi è stato mai spiegato niente dovevo tacere ed obbedire e se avevo qualcosa di ridire le prendevo.
Un giorno tornando a casa da scuola trovai li mia zia con i suoi figli, la figlia più grande giocava con i miei giocattoli, ricordo ancora adesso quella cucina americana, mi piaceva un sacco aveva tutto ciò che noi in casa non avevamo era bianca ed arancione, con tutti gli scomparti che uscivano asse da stiro, piano per fare la pasta, frigorifero incorporato, il tavolo e le sedie. Era bellissima. E lei aveva deciso che io potevo farne a meno. Ma me lo aveva chiesto? No. Allora non contavo niente per lei? Sentii una tremenda stretta allo stomaco come se mi strappassero qualcosa da dentro. Un calore salire alla testa era senz’altro rabbia. E dovevo darlo per forza non avevo scelta. Se avessi detto qualcosa mi sarei mostrata cattiva e egoista e non volevo che vedessero questa parte di me. Mia madre era solita dirmi che se gli altri avessero visto come ero davvero non mi avrebbero voluta.
Sinceramente io avrei sbattuto fuori mia cugina,sua madre e i suoi fratelli e avrei detto a mia madre che i giochi erano miei. Che non poteva permettersi di darli a qualcun altro senza il mio permesso perché una volta regalati diventano miei, anche se li aveva pagati lei. Perché si permetteva di farmi questa cosa? Perché voleva più bene a mia cugina che a me. Se toglieva qualcosa a me per darla a lei, io non ero così importante per lei quanto lo era mia cugina. Avevo un odio in quei momenti che avrei bruciato tutto e tutti ed un dolore che mi faceva sentire svuotata, svuotata del mio dentro. Perché devo dare qualcosa che vorrei tenere per me? A me non me ne frega niente se lei non può averli, perché li deve togliere a me, nemmeno io posso avere tutto ciò che voglio e desidero! Che si accontenti come mi accontento io di quello che ha invece di venire qui a rubare le mie cose. Ricordo che mi mancò molto quella cucina americana, ci pensai per molto tempo ed ogni volta che ci ripensavo sentivo quella stretta allo stomaco, mi sentivo depredata e odiavo profondamente tutti quelli che erano coinvolti in questa cosa. I miei giocattoli erano miei erano parte di me li volevo tenere con me, non dovevano obbligarmi ad essere generosa quando non ero ancora pronta! Volevano che io comprendessi cose che la mia piccola mente infantile non era capace di considerare. Tu ne hai tanti… tanti per chi? Che non mi hai mai comprato quello che desideravo ma sempre qualcosa che costava meno che era qualcosa in meno di quello che desideravo. Ma mi sono sempre accontentata perché quello c’era, mi dovevo accontentare mi dicevi e io mi accontentavo di ricevere quello che arrivava. Mi dicevi che non dovevo rompere i giochi, che non dovevo rovinare le cose altrimenti le prendevo e poi per cosa? Per regalare i miei giochi ad altri bambini? Enno! I miei giochi sono miei e a quel paese tutti gli altri bambini che si accontentino come mi accontento io.
A me facevano scendere i regali dal cielo, mi li facevano sudare e poi ad altri bambini li regalavano come se fosse niente? Ma che giustizia è questa? Cosa avevano fatto di meraviglioso per ottenere quei giochi senza sudare? Dovevano essere migliori di me e quindi mia mamma li amava più di me. Mia mamma non mi vuole bene, non gli piaccio e non gli interesso.
Mia mamma è cattiva.
Non so mia madre si è sempre comportata bene con questa sorella e con la mamma del bambino che ha allevato come se avesse bisogno di qualcuno che l’apprezzasse, ma per questo suo bisogno disconosceva la sua famiglia. Faceva per loro quello che non faceva in famiglia si comportava con loro come non si comportava in famiglia. Ed io di questa cosa ne soffrivo non vedevo questo suo bisogno che vedo ora. Aveva bisogno di qualcuno che l’ascoltasse, di qualcuno che la capisse, che la facesse sentire importante cercava fuori ciò che non aveva dentro.



Ed ad ogni comportamento che rivedo in questi termini nelle persone a cui voglio bene sballo meccanicamente.
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Vecchio 27-03-2008, 10.57.42   #18
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Direi che è inutile commentare. Si commenta da se.


Per il resto, se vuoi mettermi qualcosa negli specchi sui miei modus operandi abituali fai pure. Quando dicevo che era inutile mi riferivo ai tuoi abituali modi di operare. Ma adesso si che siamo OT. Se vuoi di questo parliamo altrove. Qui basta limitarsi a spiegare i concetti pertinenti al tread.

quel "lo devi vivere" l'ho utilizzato (probabilmente a sproposito) nel descrivere la mia esperienza ma mi rendo conto possa aver anche significato "anche tu devi fare così".
sarebbe suonato meglio così
"nella mia esperienza quel "perdono" sino a che non lo vivo pienamente e non solo con la mente non è vero perdono e quindi non muove nulla dentro di me"

grazie di avermelo fatto notare.
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Vecchio 27-03-2008, 11.00.58   #19
turaz
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ti faccio i miei complimenti griselda per ciò che stai facendo.

leggendo secondo me concentrerei la tua attenzione su questa frase soprattutto nella prima parte.

"I miei giochi sono miei e a quel paese tutti gli altri bambini che si accontentino come mi accontento io"

è questo "i miei giochi sono miei" il pensiero promotore che a mio avviso ti fa trattenere e causa stipsi.

un abbraccio
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Vecchio 27-03-2008, 12.27.52   #20
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Dietro a questo ci vedo anche do per ricevere "amore" che poi è gratificazione della personalità e se non lo ricevo non do più.
Se mia madre dava per ricevere amore avrò preso pure questo come insegnamento da comportamento.
Con un’attenzione maggiore verso il ricevere rispetto al dare, perché se dai aspettando un ritorno è quest’ultimo che ti interessa.
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Vecchio 27-03-2008, 13.00.46   #21
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"osservazione distaccata" è un termine che riguarda i "pensieri mentali" su quell'evento, i pensieri scaturiti da esso (la re-azione per intenderci meglio)
l'emozione affiora rivivendo (da vedere poi se sarà come allora nel mio caso non lo è quasi mai proprio perchè ora sei diverso)
solo così a mio avviso vivi "liberamente" di nuovo quell'evento.
e solo così puoi agire sul ricordo di esso.

questo si intende secondo quanto ci ho capito io nella mia esperienza.
E' proprio li il punto, se la condizioni con ciò che sei ora non la stai rivivendo, la stai falsificando imbevendola di ciò che sei ora e non ne sei libero ma anzi ti ci invischi ancora di più perchè non ne sei compreso del tutto.
Se io vivo l'emozione di una bambina non posso farlo con le ragioni di ora ma con la ragione di allora, poi successivamente posso entrarci nel merito, ma l'emozione deve essere tale e quale altrimenti non recuperi ma è invece ancora tanto legata a quella mente che cerchi di oborrire ma che in questa tua affermazione ci vedo pienamente.

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Vecchio 27-03-2008, 13.17.36   #22
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Cara Gris, mi hai fatto venire in mente un episodio e lo condivido con te perchè magari ne vediamo qualcosa insieme.
Quando ero bambina avevo dei vicini casa con dei figli, la femmina aveva sei anni più di me. Il giorno della befana che da quelle parti si festeggia per i bambini, lei aveva ricevuto tante bambole, tra cui due di un tipo di cui faceva collezione e un ciccio bello (non so se oggi esiste ancora). Il padre di lei mi chiamò da loro dicendomi: scegli una delle bambole ed e tua. Beh io mi ricordo lo sguardo di lei.. ma a me piaceva tanto una delle bambole con i capelli lunghi e rossi e scelsi quello che volevo io davvero. Lei protestò davanti a me e mi sentii il suo odio addosso. Sentii che voleva strapparmela dalle mani che soffriva e che voleva proprio quella bambola. Il padre la sgridò e mi diede la bambola dicendomi che era mia, me ne andai ringraziando anche se volevo lasciargliela, non ero attaccata a quella bambola era solo quella che m i piaceva di più.
Ora, come vedi io in questo caso sono come al posto di tua cugina.. ma entrambe mostriamo lo stesso meccanismo di difesa dall'odio altrui, ci vuole una certa forza che a volte manca ma già manifestare apertamente i propri sentimenti di allora un pò ti libera.
Non aver paura di essere stata quella bambina.. anzi mostrati a te stessa per quella bambina che eri.. mi sento di dirti questo.

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Vecchio 27-03-2008, 13.59.38   #23
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Io non potevo odiare mia mamma senza rimanere orfana allora odiavo l’altro, mia cugina, quel bambino, poi le ragazze che potevano portarmi via l’amore del mio ragazzo, spostavo sempre l’obiettivo per non vedere quanto odio avevo invece per chi aveva fatto si che questo sentimento si formasse. La odiavo invece profondamente e sotterraneamente. ( fino ad una certa età)
In questo momento ho avuto una fitta allo stomaco.
Non sapevo cosa era questo sentimento non sapevo cosa era questo stare male questo sentirmi così male nello stomaco, questo riversarsi nelle budella. E quando ci ripenso sento questo sento uno stringersi dentro, mi facevo stretta stretta contraevo tutto il mio essere. Abbassavo la testa e guardavo di sottecchi. Le labbra e la fronte corrucciate ed una sensazione di solitudine immensa. Mi sentivo distaccata dal mondo e da loro. Non mi sentivo accettata mi sentivo estranea. Ma non potevo piangere perché mi prendevano sempre in giro, guai se piangevo. E allora piangevo di nascosto, finivo sotto il lettone per nascondermi ma poi mi venivano a tirare fuori anche da li. Dovevo tenere tutto dentro altrimenti mi facevano vergognare e quindi dovevo temprarmi e divenire dura per non farmi umiliare. Guarda come sei brutta quando piangi! E ridevano di me. Sei capricciosa e viziata. Per forza tuo padre te le da tutte vinte ah ma quando non c’è poi facciamo i conti io e te. Un giorno pensai persino di essere stata adottata altrimenti non c’era altra spiegazione a quel non amore a quei giudizi continui e devastanti.
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Ultima modifica di griselda : 27-03-2008 alle ore 14.03.55. Motivo: ho corretto una parola crucciata con corrucciata.
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Vecchio 27-03-2008, 16.54.38   #24
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Griselda non posso non pensare che se non avessi vissuto determinate esperienze,oggi non saresti quella che sei..so che probabilmente quelle dimostrazioni d'amore mancate ti hanno segnata profondamente,ti hanno privato di qualcosa di cui sentivi il bisogno soprattutto da bambina,eppure se ci pensiamo in modo leggermente impersonale,erano proprio quelle le esperienze che dovevi vivere,il tuo percorso...trovo che Ray ha ragione quando dice che il dolore è dentro,è sempre lì pesente anche se non ce ne rendiamo conto,poi qualcosa si muove e lui emerge riportandoci dinuovo indietro,anche se inconsapevolmente..Ricapitolare da quanto ho capito è ripercorrere una situazione come guardare un film,senza farsi coinvolgere,restando spettatore distaccato in qualche modo..ricapitoli per recuperare pezzi,se invece ti lasci andare nel ricordo,perdi dell'altro e non risolvi nulla..ricordare,rivivere senza emozionarsi,senza lasciarsi succhiare da quella situazione,ma guardandola da fuori con obbiettività ed anche un minimo di sano distacco..che non è vivere distaccatamente,ma ricapitolare.. Credo quindi che sciogliendo alcuni nodi del passato,anche il nodo all'intestino si allenterà..poi anche che in questa discussione hai già iniziato a ricapitolare no?

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Vecchio 27-03-2008, 17.04.02   #25
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Per forza tuo padre te le da tutte vinte ah ma quando non c’è poi facciamo i conti io e te.
Un bel giorno quel padre che tanto mi aveva difeso ( forse a torto o forse a ragione o entrambe le cose) si ammalò.
Stette lontano da casa per un anno e mezzo.
La persona che compensava mia madre mancò all'improvviso. Fu un periodo davvero infelice.....
Di lui mi arrivano solo gli estratti che mia madre leggeva delle sue lettere...
Un giorno mia madre mi disse: ah quando tornerà tuo padre le cose cambieranno per te, ora anche tuo padre ha capito di che pelo vai vestita.
Di nascosto rilessi la lettera, questo è il ricordo che ho,ma può anche essere che me lo sia immaginato?
Sta difatto che pensai che mio padre mi aveva abbandonata che aveva vinto mia madre che ora ero davvero persa sola ahhh che dolore provai nel centro del petto, ed un senso di paura che mi avvolse tutta. Ero sola!
Poi si ammalò anche mia madre e sola ci rimasi davvero per un periodo.
Mi venne da li l'ossessione del sospetto.
Mio padre mi aveva abbandonata perchè in quel momento aveva bisogno di tutto l'appoggio di mia madre. Ma io nella mia mente di bambina ero stata lasciata al mio destino, a nove anni non avevo nessuno che mi capiva che mi amava per quello che ero. Ma cosa ero un mostro?
Che brucioreeeee da tutte le parti.
Chissà cosa mi immaginai in quella mente di bambina, perchè poi alla fine se non nella mia mente non cambiò nulla, a parte un periodo di inferno dove tutti piangevano e stavano male, tanto che non ricordo quasi nulla. Un periodo da dimenticare in cui vedevo "fantasmi" ?
In cui i vicini di casa mi stavano lontani per ignoranza della paura di contagio?
Per il periodo che mia madre stette male, tre mesi, credo fui mandata da una zia e anche li soffrii di solitudine e gelosia.
Mio fratello essendo più grande di me rimase a casa perchè lavorava, rimase con la nonna, che era arrivata per aiutare.
Per la cronaca mio padre non smise mai di amarmi e chiamò il mio nome sul letto di morte.
Ma io come uscii da quella storia con quali sentimenti? Mi sa che si sono sempre rimasta legata.
Se mi guardo indietro vedo un sacco di questi episodi:
io che vedo un indizio di tradimento e il tradimento che parte nella mia testa e che mi fa trovare tutte le prove incriminanti. Prove che ho rivestito io di tale valenza perché mi riportano ad un passato che non ho saputo dimenticare.
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