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Vecchio 27-04-2008, 10.00.42   #1
Sole
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Predefinito La curiosità come impedimento dell'Essere

Esiste già in psico una discussione sulla curiosità che riporto perchè potrebbe essere utile come supporto, ma vorrei affrontarla su un altro piano di ricerca.

Cito una frase tratta dal film : "Incontri con uomini straordinari"
La frase prende rilievo nel contesto in cui un ricercatore spirituale si trova davanti un Maestro che senza averlo mai visto gli racconta i suoi più grandi limiti nel trovare la VIa e la Verità a cui tanto bramava. Il ricercatore si difende subito chiedendo: Chi sei tu? Che sai di me? Il Maestro gli risponde: non chi sono, ma cosa sono devi domandarti. Nel seguire della discussione si arriva a questa:

Citazione:
Non è forse la tua curiosità il motivo per cui la tua vita non è arrivata a nulla?
Il suo cuore era vuoto ma la mente piena di domande alla ricerca di risposte e girava, viaggiava in tondo.
Mi ha colpito molto, ma se dovessi farne un quadro iniziale non saprei come.
La trovo vera, trovo vero che la curiosità intellettuale limita la Conoscenza e Ricerca ma questo significa che la curiosità non è la spinta verso la ricerca ma il suo più grande freno mentre invece la spinta diventa la conoscenza del se.. La curiosità vista come fattore esterno che limita l'interno?
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 27-04-2008, 14.14.17   #2
jezebelius
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Come nell'altra discussione che hai lincato, riportando quello che Ray ha posto come introduzione, l'analisi della curiosità della pettegola e quella dello scienziato, si possono fare degli esempi.
Un certo tipo di curiosità, allora, è limitativa nel senso che limita o anche, per verso differente, approfitta di un desiderio di conoscenza.
Se mi mettessi a leggere libri su libri, tanto per ( cercare di )
possedere le informazioni contenutevi all'interno, ridurrei, secondo me, il mio essere curioso ad un solo ambito ossia quello mentale. Forse potrebbe pure servirmi, per farmi bello con qualcuno all'interno di una discussione o tanto per " citare " qualcun'altro ma, in sostanza, potrebbe ridursi solo a quello, vale a dire una sterile, ma pur sempre buona per carità, valutazione di ciò che ho letto.
Al contrario, se invece avessi " fame" di conoscenza, citare questo o quell'altro " tanto per " mi interesserebbe ben poco a vantaggio del " contenuto " di quello o quegli scritti.
Mi rendo conto che forse non sono molto chiaro nel cercare di spiegare questa cosa. Aggiungo però, rispondendo alla domanda, che, come si diceva nella discussione sulla curiosità, potrebbe trattarsi di indirizzo diverso.
Se dovessi dare una mia percezione - tornando all'esempio che ho messo giu - la prima limita ed è limitante, mentre la seconda espande e " si " espande.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 27-04-2008, 14.55.47   #3
stella
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Cito una frase tratta dal film : "Incontri con uomini straordinari"
La frase prende rilievo nel contesto in cui un ricercatore spirituale si trova davanti un Maestro che senza averlo mai visto gli racconta i suoi più grandi limiti nel trovare la VIa e la Verità a cui tanto bramava. Il ricercatore si difende subito chiedendo: Chi sei tu? Che sai di me? Il Maestro gli risponde: non chi sono, ma cosa sono devi domandarti. Nel seguire della discussione si arriva a questa:

"Non è forse la tua curiosità il motivo per cui la tua vita non è arrivata a nulla?"

Il suo cuore era vuoto ma la mente piena di domande alla ricerca di risposte e girava, viaggiava in tondo.
A me viene in mente il dialogo di Gesù con la samaritana, anche a lei il Maestro aveva raccontato tutta la sua vita senza averla conosciuta prima.... ma lei dopo aver constatato che lui era la verità, ha abbandonato quello che stava facendo (attingere acqua) per andare ad annunciarlo a tutti.
Dall'esposizione che fai dei dialoghi del film (che non ho ancora visto) mi sembra che il Ricercatore spirituale non si rendeva conto di aver terminato la sua ricerca perchè aveva trovato la verità, per il fatto che solo la veritò poteva svelargli tante cose di lui.
Questo mi fa pensare a una certa superbia e chiusura mentale del Ricercatore che dimostra sì curiosità ma solo quella... é come se noi, dopo aver trovato Dio, non ci accontentassimo e continuassimo a cercare sperando di trovare chissà cosa d'altro.
Quindi si passa la vita così, e con la scusa di essere in ricerca non si approda a nulla di concreto.

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Vecchio 27-04-2008, 15.10.46   #4
Uno
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Io quando voglio avvicinare un gatto che ha paura utilizzo la sua curiosità....
Qualcuno sopra di noi usa lo stesso metodo....
Il problema nasce se il gatto una volta che si è avvicinato invece che godere della vicinanza continua ad aver paura e a dover essere incuriosito per poter rimanere.
Sarà difficile, se non impossibile che io possa accarezzarlo.
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Vecchio 27-04-2008, 17.26.22   #5
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Io quando voglio avvicinare un gatto che ha paura utilizzo la sua curiosità....
Qualcuno sopra di noi usa lo stesso metodo....
Il problema nasce se il gatto una volta che si è avvicinato invece che godere della vicinanza continua ad aver paura e a dover essere incuriosito per poter rimanere.
Sarà difficile, se non impossibile che io possa accarezzarlo.
Mhm...non riesco a capire.
Cioè la curiosità è qualcosa che permette l'avvicinamento all'oggetto verso cui ci si dirige.
Diciamo una spinta in una determinata direzione che viene impressa dal " curioso ".
Ora c'è sempre una sorta di titubanza e quindi, forse anche paura?
Questa curiosità dal pò che mi pare aver capito insomma, può essere utilizzata in due modi: l'uno che tende ad avvicinare il curioso, l'altro che tende ad allontanarlo o per meglio dire che fa in modo, da se, che si allontani.
Forse la scena del film, riportata da Sole, fa chiarezza nel senso che il Maestro ha " fornito" all'allievo uno strumento per stuzzicarlo a tal punto da farlo uscire dalla limitatezza della sua curiosità " esterna", per permettergli, quindi, il passaggio e darle una direzione differente verso quella " interna"?
Il problema, dopo si rivela altro ossia, se ho dato l'input per il passaggio ad una curiosità più profonda, diciamo così, in agguato c'è sempre il rischio che questa, da sola, una volta " attivata " possa non essere in grado di fornire una costante fiammella; un traghettamento a metà, per cos' dire.
C'è il rischio, ancora, di rimanere " in quello stato di passaggio " per cui oltre che la paura esiste anche la necessità di fornire ulteriormente l'energia per permettere la vicinanza. Due piedi in una scarpa, in quanto comunque l'allievo non potrà usufruire della vicinanza del Maestro !
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Vecchio 27-04-2008, 18.58.58   #6
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Se ho ben capito Jez, qualcuno sopra di noi, grazie alla nostra curiosità riesce ad avvicinarci. Poi pero' tocca a noi ... altrimenti quel qualcuno sopra di noi, dovrà continuare a stuzzicare la nostra curiosità per poter fare in modo che noi ci avviciniamo, ma non ci lasceremo mai accarezzare.. ci avvicineremo ogni volta ma al momento di fare il salto ne avremo paura e saremo daccapo.. dovremo aspettare che la nostra curiosità sia stuzzicata per poterci riavvicinare, ma non andremo mai avanti in questo modo... Credo che la curiosità quindi in un certo senso ci "usi" fa in qualche modo da calamita verso la Ricerca, il Maestro etc , pero' poi sta a noi non fare avanti e indietro come uno yoyo... o meglio, Chi sta sopra di noi sappia come muovere la nostra curiosità nel modo giusto...

Secondo voi è possibile usare noi stessi la curiosità in un modo simile a quella del Maestro invece che esserne usati?


Ultima modifica di RedWitch : 27-04-2008 alle ore 19.09.02.
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Vecchio 27-04-2008, 22.02.18   #7
Astral
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Ho sempre pensato alla curiosità come sintomo di intelligenza, poichè uno si chiede, si pone delle domande.

Credo che per quanto riguardi Dio, un briciolo di curiosità ci rimarrà sempre, perchè in ogni caso dietro la sua mano, spesso c'è qualcosa che ci crea stupore, e non poche volte ci stimola alla ricerca del Sentiero spirituale.

Poi c'è anche la curiosità che prende forma nell'impicciarsi dell'altro e sicuramente è un ostacolo, perchè disperde energia all'esterno.

Tornando all'esempio del gatto, in ogni caso se ci avviciniamo a Dio, e abbiamo ancora paura, forse è perchè non l'abbiamo conosciuto veramente, oppure il momento della conoscenza è stato talmente breve che non possiamo lasciarci andare totalmente.

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Vecchio 27-04-2008, 23.25.56   #8
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Il suo cuore era vuoto ma la mente piena di domande alla ricerca di risposte e girava, viaggiava in tondo.
Mi ha colpito molto, ma se dovessi farne un quadro iniziale non saprei come.
E' come se la curiosità, se anche fa il buon servizio di produrre domande e ricercare risposte, possa a volte essere troppo forte e dominante da impedire di osservare, soppesare l'importanza di una risposta ottenuta perchè deve subito correre dietro alla domanda successiva.

Che poi è il discorso di Uno della paura...
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Vecchio 28-04-2008, 00.35.13   #9
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La curiosità intellettuale può spingere verso nuovi orizzonti, ma poi una volta arrivato devo vivere con tutto il mio essere quelle esperienze... Altrimenti diventa una droga e resto intrappolato nella mente.

Il discorso si allaccia benissimo con quanto diceva Uno, e se ho paura, grazie alla mente posso vivere una realtà astratta per non espormi direttamente, per non mettermi in gioco. Ma per quanto somigliante questa realtà non è la vera realtà, ed ecco che la mia vita non arriverà mai a nulla..

Con la mente si arriva fino ad un certo punto, poi per passare attraverso la porta successiva bisogna usare tutto il proprio essere, altrimenti la mente da sola non basta...
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Vecchio 28-04-2008, 01.32.06   #10
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La curiosità neutralizza momentaneamente la paura (del gatto). Una volta che (il gatto) è vicino alla Sua mano può averne paura oppure godere della Sua vicinanza.
La curiosità quindi è una potente calamita che attira l'attenzione e neutralizza la paura. Poi quando si è vicini vi sono due possibilità: la prima è avere ancora paura e quindi scappare mentre la seconda è arrendersi e godere della presenza.

Nella prima possibilità (la paura) vi è uno stare alla distanza. Come un saltellite che orbita attorno al sole a debita distanza (controllata) in modo tale da non essere troppo lontano perchè freddo e buio ma neanche troppo vicino perchè ci si brucia annullandosi. Una specie di equidistanza che mette al calduccio il satellite senza mai allontanarsi o avvicinarsi troppo. Questo controllo è dato dalla paura e dalla curiosità che non giungere mai ad un fine, una sorta di limbo.

Nella seconda possibilità (arrendersi) l'attrazione del sole è come la curiosità che attira nel campo di forza gravitazionale del sole. A quel punto il satellite si arrende e si lascia attrarre dal sole fino a bruciare e morire per diventare tutt'uno col sole.

Quindi la frase " Non è forse la tua curiosità il motivo per cui la tua vita non è arrivata a nulla?" esprime la condizione di eterna curiosità del ricercatore che non si è ancora arreso alla conoscenza del proprio Essere.

Ultima modifica di Grey Owl : 28-04-2008 alle ore 01.38.14.
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Vecchio 29-04-2008, 12.14.18   #11
stella
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Se la curiosità è diffidente sarà solo curiosità per il gusto di sapere, ma se assieme alla curiosità si mette la fiducia, fede, il ricercatore spirituale non si allontanerà.
Se è diffidente vuol dire che si fida solo di se stesso, in questo modo si chiude a un approcio più proficuo con la cosa cercata e curiosata.
Questo tipo di curiosità impedisce di avvicinarsi veramente alla cosa cercata, quindi non si è avvicinato veramente al Maestro, ma l'ha solo sfruttato per soddisfare la sua curiosità, rimanendo così insaziato della cosa che va cercando.
Quante volte anche noi per curiosità troviamo tante cose, ma non le approfondiamo, per diffidenza o perchè sono diverse dal nostro modo abituale di pensare...
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Vecchio 29-04-2008, 12.29.51   #12
turaz
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io sono un individuo molto curioso di per se.
stella secondo me ha evidenziato un punto importante.
la curiosità di per sè è positiva a mio modo di vedere per il ricercatore (se non è fine a se stessa)
non sta tanto in essa la distorsione ma in ciò che riguarda l'apertura o meno al "nuovo" di chi è curioso.
nel momento in cui si indaga qualcosa di nuovo occorre a mio avviso aprirsi interiormente e mentalmente con quella virtù (fiducia)
molto importante.

invece il pre-giudizio spesso è la distorsione soprattutto in questo ambito.
di pari passo occorrerebbe anche sviluppare una certa capacità di discernimento "interiore" fondato sul proprio essere di modo da lasciarsi guidare da esso nella "curiosa ricerca".

Ultima modifica di turaz : 29-04-2008 alle ore 12.40.22.
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Vecchio 29-04-2008, 13.03.29   #13
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Esiste già in psico una discussione sulla curiosità che riporto perchè potrebbe essere utile come supporto, ma vorrei affrontarla su un altro piano di ricerca.

Cito una frase tratta dal film : "Incontri con uomini straordinari"
La frase prende rilievo nel contesto in cui un ricercatore spirituale si trova davanti un Maestro che senza averlo mai visto gli racconta i suoi più grandi limiti nel trovare la VIa e la Verità a cui tanto bramava. Il ricercatore si difende subito chiedendo: Chi sei tu? Che sai di me? Il Maestro gli risponde: non chi sono, ma cosa sono devi domandarti. Nel seguire della discussione si arriva a questa:



Il suo cuore era vuoto ma la mente piena di domande alla ricerca di risposte e girava, viaggiava in tondo.
Mi ha colpito molto, ma se dovessi farne un quadro iniziale non saprei come.
La trovo vera, trovo vero che la curiosità intellettuale limita la Conoscenza e Ricerca ma questo significa che la curiosità non è la spinta verso la ricerca ma il suo più grande freno mentre invece la spinta diventa la conoscenza del se.. La curiosità vista come fattore esterno che limita l'interno?
Non credo di saperti rispondere, ma nel film il tizio ha iniziato la sua ricerca dopo la morte della moglie di parto, un dolore enorme, prima aveva tutto e poi all'improvviso l'ha perso. Ha girato il mondo alla ricerca dei perchè....anche davanti ai miracoli non riusciva ad emozionarsi ma tentava di capire...
Quando gli dice tu sei vuoto e se prendi consapevolezza di questo puoi ancora sperare... devi morire consapevolmente per farlo devi rinunciare a tutto ciò che sei.
Io vedo la sua curiosità un po' come controllo della mente su tutto, conoscere per tenere sotto il controllo della stessa e quindi alla fine è un rimanere vuoti perchè nulla scende al cuore.
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Vecchio 29-04-2008, 22.09.05   #14
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Quello che mi fa specie è che siamo curiosi sempre di cose nuove, e non è per conoscenza, perchè molto spesso le cose che abbiamo sotto gli occhi, neanche le prendiamo in considerazione, non ci suscitano nulla.

Molto spesso ad esempio siamo curiosi di filosofie straniere, di posti esotici, ma ad esempio nessuno ha mai preso la macchina per esplorare le città vicino casa.

E' un paragone pratico, ma si può fare anche in ambito spirituale. Molto spesso si studiano le religione altre, e si conosce niente del cattolicesimo, ad esempio.

In questo caso credo che la curiosità non ci spinge alla conoscenza.

La curiosità allora è soltanto un mezzo che noi utilizziamo per uscire dalla routine quotidiana, troppo uguale e piatta. Ci da l'idea del cambiamento, ma non è affatto il cambiamento, e quando finisce poi ti lascia anche un po' di vuoto.
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Vecchio 01-05-2008, 12.26.52   #15
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Non credo di saperti rispondere, ma nel film il tizio ha iniziato la sua ricerca dopo la morte della moglie di parto, un dolore enorme, prima aveva tutto e poi all'improvviso l'ha perso. Ha girato il mondo alla ricerca dei perchè....anche davanti ai miracoli non riusciva ad emozionarsi ma tentava di capire...
Quando gli dice tu sei vuoto e se prendi consapevolezza di questo puoi ancora sperare... devi morire consapevolmente per farlo devi rinunciare a tutto ciò che sei.
Io vedo la sua curiosità un po' come controllo della mente su tutto, conoscere per tenere sotto il controllo della stessa e quindi alla fine è un rimanere vuoti perchè nulla scende al cuore.

Alla luce di questa spiegazione direi che in questo caso la sua curiosità è finalizzata alla ricerca di qualcosa che possa riempire il suo vuoto, ma anche paura di un cambiamento radicale che può avvenire soltanto morendo e rinascendo a se stessi nuovi...
Finchè si resta attaccati al vecchio non c'è posto per il nuovo, e nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà l'otre perdendo sia il vino che l'otre...
quindi la curiosità resta fine a se stessa, senza riempire veramente ma illudendo soltanto di essere riempito...
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Vecchio 01-05-2008, 13.23.19   #16
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Il cercare di capire perchè accadono le cose è alla base di ogni ricerca scientifica....che vuole dare una spiegazione ad ogni cosa, anche a quello a cui non c'è spiegazione....
Questo è anche il limite della ricerca, per superarlo è necessario appunto fare piazza pulita di tutte le convinzioni e aprire il cuore....
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Vecchio 16-01-2011, 12.40.57   #17
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Che poi è il discorso di Uno della paura...
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La curiosità intellettuale può spingere verso nuovi orizzonti, ma poi una volta arrivato devo vivere con tutto il mio essere quelle esperienze... Altrimenti diventa una droga e resto intrappolato nella mente.

Il discorso si allaccia benissimo con quanto diceva Uno, e se ho paura, grazie alla mente posso vivere una realtà astratta per non espormi direttamente, per non mettermi in gioco. Ma per quanto somigliante questa realtà non è la vera realtà, ed ecco che la mia vita non arriverà mai a nulla..

Con la mente si arriva fino ad un certo punto, poi per passare attraverso la porta successiva bisogna usare tutto il proprio essere, altrimenti la mente da sola non basta...
Tiro su questa discussione per un'amica, sperando che la possa leggere con occhi vivi.
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Vecchio 16-01-2011, 16.01.28   #18
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Tiro su questa discussione per un'amica, sperando che la possa leggere con occhi vivi.
Questa cosa della curiosità è vera la paragono a quando uno entra per la prima volta in rete, o almeno a me è successo così, entravo per cercare una cosa e dopo le prime tre ricerche ero già persa perchè la curiosità mi portava a correre dietro a tutto, questo limitava sempre la ricerca nel senso che diventava dispersiva al massimo, mi smembravo in tanti rigagnoli e quando terminavo di cercare non avevo risolto niente, perchè non ero riuscita a rimanere concentrata su una cosa sola, quella iniziale per la quale avevo iniziato la ricerca.
Quando l'ho capito ho smesso, ora raccolgo dati per la sola ricerca che sto facendo senza lasciarmi distrarre al massimo di come riesco e posso. E la cosa però è migliorata tantissimo.
Il guaio che invece ancora mi crea problemi è la mancanza di ordine se sai cosa cercare e cosa ti serve, la ricerca non ti distrae. E lavori solo su quello fino a che hai trovato.
Il guaio legato alla curiosità almeno per me è quando non hai una scaletta non hai un sentiero questa è la vera fregatura.
Perchè se non sai che se non hai capito che devi per prima cosa imparare concentrarti per trovare non troverai mai.
La curiosità ti frega se non hai una scaletta che ti aiuti a rimanere ferma, che ti faccia comprendere che devi fare un passo alla volta.
Se la curiosità ti porta ad essere dispersiva è perchè non hai bene chiaro dove andare non sei riuscita a capire dove mirare, non hai un obbiettivo sicuro al quale dedicarti anima e corpo.

La curiosità legata alla paura invece è deleteria perchè porta a ritenere tutto pericoloso e quindi spinge a tenere tutto sotto controllo e quindi apre un milione di finestre che esse stesse poi aprono la via ai virus, ma se la paura viene tenuta a bada da l'idea di un sentiero che porta "a" di aver il tempo necessario, la chiarezza che menzionavo prima, la curiosità verrà circoncisa nonostante la paura
Per ora limitatamente alla mia esperienza la penso in questi termini

A dimenticavo poi c'è anche l'essere innamorati della ricerca fine a se stessa e questa è sicuramente curiosità limitante
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Vecchio 16-01-2011, 16.56.23   #19
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.
Se la curiosità ti porta ad essere dispersiva è perchè non hai bene chiaro dove andare non sei riuscita a capire dove mirare, non hai un obbiettivo sicuro al quale dedicarti anima e corpo.
Secondo me poni dei punti importanti per la questione.
La concentrazione ed in assenza di essa la dispersione di energia e risorse oltre che il caos, in effetti permette di focalizzare il punto che davvero interessa espandere. .
Purtroppo o per fortuna non si nasce con il mirino elettronico alla 007, bisogna costruirselo appunto cercando il più possibile di restare ancorati su un punto e girarci intorno come fossimo un compasso. Maggiore concentrazione abbiamo e maggiore sarà il raggio del compasso, ma prima dobbiamo poterci accontentare di focalizzare.
Uno dei modi per farlo è domandarsi sempre se il percorso verso cui ci spinge la curiosità è dispersivo oppure ci potrebbe portare da qualche parte.
Ad esempio a volte più del "chi" è importante il "cosa" e a volte più del "cosa" è importante il "come" ma sempre è importante il "quando".

Torna sempre il discorso di ricordarsi del proprio scopo reale.
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Vecchio 16-01-2011, 18.17.40   #20
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Purtroppo o per fortuna non si nasce con il mirino elettronico alla 007, bisogna costruirselo appunto cercando il più possibile di restare ancorati su un punto e girarci intorno come fossimo un compasso. Maggiore concentrazione abbiamo e maggiore sarà il raggio del compasso, ma prima dobbiamo poterci accontentare di focalizzare.
Per focalizzare bisogna possedere una buona focale se questa difetta prima bisogna riuscire a trovare le lenti giuste che ti rendano possibile fare ciò.
Per focalizzare è necessario che la vista possieda due tipi di visione diverse che messe insieme creino la profondità di campo.
La mancanza di una di queste due limita ad una visione piatta.

Inoltre il compasso ha una punta che ci ancora a quella che poi sarà la concentrazione intorno alla quale girare.
Ma quel punto va stabilito, questa è la vera fregatura se non si ha un direttiva dove inserire quella parte del compasso ci si perde nella curiosità di guardare il compasso come è fatto come si muove, come lo muovono gli altri, si curiosa su come vengono i cerchi quanto grandi insomma si perde tempo a curiosare che inizialmente può anche andare bene ma poi secondo me distoglie e può portare a perdersi nei cerchi che si posso fare sul foglio magari anche solo per vedere quanti ce ne stanno e via via scemando.
Quindi quando dici scopo reale direi che è giusto sempre che lo sia abbia compreso altrimenti ci si sente persi e il "chi" il "cosa" "il come" "il quando" vengono sicuramente dopo

La curiosità diventa distrazione quando l'obbiettivo non si trova o non è vissuto come importante, perchè se l'obbiettivo è importante la curiosità è relativa ad esso e si aggiungere il "chi come quando cosa" diventano accrescitivi della questione e quindi bagaglio nostro
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