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Vecchio 28-05-2008, 00.48.10   #1
dafne
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Predefinito foto mentali

Oggi mi è capitata una cosa curiosa, volevo postarla in "sensazioni corporee" ma non è una sensazione fisica ma, piuttosto, mentale.
Non ho potuto postarla subito per cui adesso ho qualche problemino a descrivere quest'immagine, più che altro vorrei capire se ho visto qualcosa di interessante o se è solo suggestione
Sono un paio di giorni che mi sono messa in testa di fare le pulizie di Pasqua (non ditemi che è già passata.. ) e per la prima volta mi sono obbligata a fare una stanza per volta, iniziarla e finirla anche a costo di rallentare troppo per la voglia di fare altro. La prima cosa di cui mi sono accorta è che anche lì cercavo di fare come con le antine, aprire un lavoro e..passare ad altro , poi ho notato come, incredibilmente, più pulivo e più sporco vedevo, un pò come quando si trasloca e si scopre di non aver bisogno di un camion ma di due (e mi sà che funziona così anche per le scorie che accumuliamo, ci paiono poche e poi ce n'è una montagna....vabbè) pulendo pulendo c'era un qualcosa che non mi quadrava, un pò come percepire qualcosa con la coda dell'occhio ma non sapere cosa. Ad un cero punto mi sono fermata in mezzo al salotto per far mente locale sul proseguio dei lavori (finita la cucina, proonta per il bagno) e davanti a me la stanza, pur non essendo ancora stata pulita per bene, era tutto sommato in ordine e pulita. Un traguardo rispetto a sei mesi fà quando sembrava perennemente un campo profughi...guardavo e sentivo quel qualcosa di fuori posto, c'era qualcosa di diverso.
Ora, cerco di spiegarlo in poche parole, in una frazione di secondo ho realizzato che non solo la stanza era sistemata e che la cosa non mi era costata, come tempo addietro, fatica. Di solito dovevo sempre sforzarmi, imporre a me stessa di mettere in ordine, passare a volte un'ora per sistemare, questo non succede da un pò, ma non è che io mi sia obbligata a farlo,. non mi sembrava neanche di aver passato più di qualche minuto per dare una sistemata in giro..non ero anora arrivata a dirmi brava, c'era qualcosa..e poi l'ho "vista". Detta così sembra da neuro ma ho visto nella mia testa un'immagine diversa del salotto. Non c'era più la foto del tavolo strapieno di tutto, dei cuscini e dei peluche ovunque, dei giochi dei bimbi sparsi nonchè di bicchieri vuoti infilati in tutti gli angoli. In realtà non avevo faticato a mettere a posto il salotto perchè l'immagine caotica è stata in qualche modo sostituita nel mio cervello da un salotto più a posto e in modo forse automatico appena la realtà si discosta un pò da quell'immagine ecco che in modo inconsapevole mi sono mossa per riequilibrare la scena. Non ho ripetuto delle azioni, pulire, in modo costante per cambiare l'abitudine del disordien, la prima "foto",ma qualcos'altro è cambiato e di conseguenza la scena. la foto nella mia mente...
Stò impazzendo?
Devo dire che alcune altre cose sono diverse da com'erano, non sò se mi stò suggestionando ma, anche questo difficile da spiegare, alle volte mi sento più adulta di prima (bum!!) e per assurdo in quei momenti invece di vedere finalmente con piacere nella mente la foto di amicizie con persone di molto più vecchie ecco che mi ritrovo a considerare possibile e pure gratificante l'idea di avere dei coetanei per amici.
Va bon, forse è solo un'impressione ma la foto del salotto,. molto più di quella delle persone attorno mi ha dato una scossa elettrica. Non ho fatto nulla per cambiare l'immagine mentale, non sono impazzita per cambiare la realtà delle cose, eppure si sono entrambe modificate.
Si, dovrei dire che sono cambiata io, ma come? Voglio dire, le mie elucubrazioni erano e sono, in un certo senso, su tutt'altro...
In realtà lo sò che tutto è connesso ma l'effetto che mi ha fatto vivere questa "sostituzione" d'immagini è stato forte. Non posso fare a meno di chiedermi chi ha fatto cosa. Cioè, mi sono accorta che la situazione stava migliorando ma, ufffffffffffffffa come lo spiego, mi ha fatto senso vedere l'immagine nella mente da fuori.

Mi stò intortando, sarà meglio dormirci sopra
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Vecchio 28-05-2008, 11.10.56   #2
Ray
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Così come le immagini della realtà si imprimono nella nostra mente, in un certo modo forse non del tutto diverso, imprimiamo le immagini della nostra mente nella realtà.

Come dire che se abbiamo un'idea fissa di come crediamo o temiamo o desideriamo o riteniamo giusto che le cose siano, anche se non sono così, tenderemo più o meno inconsciamente a farle risultare tali... psicologicamente è quel sistema per cui se continuo a pensarmi/ritenermi depresso andrà a finire che lo sono anche se non lo sono (più). O innescare quel processo che alcuni chiamano "profezie autoavveranti".. per il quale qualcosa che di solito temiamo e senza saperlo desideriamo tende a verificarsi, ma tende a verificarsi perchè noi ci comportiamo in modo da far si che si verifichi, anche senza rendercene conto o credendo di fare l'esatto opposto (è tipico per esempio in molti che hanno crisi di panico... le temono tanto che se le fanno venire, o almeno le aiutano).

Io ne so parecchio di questi e simili meccanismi... è mio tipico continuare a pensarmi in un certo modo e finire per non vivere i cambiamenti che si verificano in me... sia che questo continuare a pensarmi sia relativo al passato, sia che riguardi cose che mi aspetto o desidero.

In realtà poi ci capita di vedere le cose come sono, come per il tuo soggiorno, e se lasciamo che questo si imprima in noi allora qualcosa cambia, se invece sfuggiamo come sempre, rimbalziamo nuovamente a mo' di elastico nella vecchia mente, perdendoci di nuovo la realtà... che resta nei ricordi quell'attimo flebile, quasi onirico, ma unico reale.


Bon, ho parlato di me, magari non c'entra con la tua esperienza, ma ho colto l'occasione. Gracias.
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Vecchio 28-05-2008, 15.32.54   #3
dafne
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Grazie a te per averne parlato invece, così non mi sembra di aver detto stupidate e mi sentirò sempre meno timorosa a postarle...qualcosa di buono ne esce sempre
Capisco cosa intendi col volersi vedere sempre in un certo modo , le profezie autoavveranti sono strumenti potenti..per me pare solo se inconsce
Comunque non è che io mi sia ripetuta giorno per giorno che ero ordinata, è semplkicemte cambiato il mio rapporto con le cose, non sai quante volte ho perso un sacco di tempo per rimettere tutto in ordine ritrovandomi nel caos immediatamente dopo, adesso invece l'ordine "dura di più".
Quello che mi ha colpito invece è stato proprio il concetto di foto. Non è semplice da spiegare ma ho vissuto un'immagine del salotto ordinata e mi sono resa conto che appena prima la foto era diversa. Non è un pensare a cosa faccio o non faccio per ma un ritrovarsi come delle istantanee scattate non sò da chi nè dove.Purtroppo la sensazione è quasi svanita e le parole mi sfuggono ma è stato un momento emozionante.E' cambiato qualcosa, si è svuotato qualcosa, c'è più spazio così nel salotto così in me. E forse una sensazione che provo è+ che, a differenza di prima, la cosa sia definitiva...la foto sullo ssfondo è diversa, forse i miei riferimentio anche..
La differenza, secondo me, tra quello che ho vissuto e il farsi un'idea fissa su cui concentrarsi per cambiare è che nel primo caso è avvenuto un cambiamento perchè si sono modificate le condizioni per le quali questo normalmente accadeva mentre nel secondo caso sono io che razionalmente mi impongo una certa pressione..ma se quella pressione, per quanto voluta, dovesse venire a mancare? Mi spiego, se mi creo un'idea fissa di me molto ordinata e attenta farò pressione con la mia mente perchè controlli ogni gesto (e magari qui nascono le manie, la pressione deve essere molto forte e quindi può spingermi per necessità al lato opposto, all'eccesso...) nel momento in cui, per motivi diversi, la mente sia obbligata a concentrarsi su altro o attraversi un periodo di difficoltà sarò ancora ordinata? O piomberò nel caos, caos che alla mia mente tarata su un'immagine di grande ordine sembrerà un problema insormontabile e irrisolvibile..può essere? Un pò come per le diete dove si cala di molti kili, appena finita la dieta però se ne recuperano altrettanti..
Mi spingo oltre, può essere visto anche come la differenza tra essere buoni e fare i buoni?
Mi stoppo...
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Vecchio 30-05-2008, 23.00.14   #4
dafne
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Io ne so parecchio di questi e simili meccanismi... è mio tipico continuare a pensarmi in un certo modo e finire per non vivere i cambiamenti che si verificano in me... sia che questo continuare a pensarmi sia relativo al passato, sia che riguardi cose che mi aspetto o desidero.

In realtà poi ci capita di vedere le cose come sono, come per il tuo soggiorno, e se lasciamo che questo si imprima in noi allora qualcosa cambia, se invece sfuggiamo come sempre, rimbalziamo nuovamente a mo' di elastico nella vecchia mente, perdendoci di nuovo la realtà... che resta nei ricordi quell'attimo flebile, quasi onirico, ma unico reale.

La frase che ho sottolineato mi ha colpito molto, anche se ci sono voluti un pò di giorni per scoprirlo
Posso dire che l'idea che mi sono fatta di me attraverso gli altri, i loro atteggiamenti, commenti ecc, sia quell'idea fissa di me alla quale sono aggrappata e per la quale mi perdo i miei reali cambiamenti mentre se mi guardassi davvero, come ho guardato il mio salotto ( pauraaa) vedrei non più l'immagine di me ma quello che sono davvero? O perlomeno quello che i cambiamenti avvenuti mi han fatto diventare?
Poi mi lancio in un'altra elucubrazione notturna, ho guardato il salotto (fuori) ho visto l'immagine del salotto nella mia testa (dentro) e ho ricordato quanto vedevo prima (almeno questo è quanto ne ho capito, poi non so)
In questi giorni mi stò guardando attorno, quando me lo ricordo e ho notato che in genere non vedo quello che ho attorno ma piuttosto ogni tanto ho la sensazione, specialmente in casa che è il posto che conosco meglio, di non guardare proprio perchè so già cosa c'è. (ocio che sta partendo la sparata) Si dice che a furia di guardare le stesse cose non le si vede più no? Ecco, per vederle le vedo ma è come se invece di guardare quell'immagine per bene mi andassi un secondo prima a ripescare il ricordo che ne avevo..bon questo è il ragionamento fatto sulla sensazione, la verità è che se mi fermo e guardo quanto ho attorno, anche la tastiera dove stò scrivendo per assurdo mi rendo conto che non ho mai visto bene che non mi sono mai concentrata sui particolari che questa "nebbiolina" che mi avvolge, questa superficialità nell'osservare ciò che ho attorno è forse una delle cause del mio disordine. Mi guardo attorno e mi dico, ah si c'è anche quello..oh ecco dove avevo messo questo..ooh guarda ma ci sono pure io..
Nei momenti in cui sono più attenta le cose attorno prendono una forma più definita anche nella mia testa e questo mi permette anche di disegnare un pò meglio, con più facilità..
Stà cosa un pò mi piace e un pò mi mette a disagio.
continua..
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Vecchio 31-05-2008, 13.46.36   #5
RedWitch
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Io ne so parecchio di questi e simili meccanismi... è mio tipico continuare a pensarmi in un certo modo e finire per non vivere i cambiamenti che si verificano in me... sia che questo continuare a pensarmi sia relativo al passato, sia che riguardi cose che mi aspetto o desidero.

In realtà poi ci capita di vedere le cose come sono, come per il tuo soggiorno, e se lasciamo che questo si imprima in noi allora qualcosa cambia, se invece sfuggiamo come sempre, rimbalziamo nuovamente a mo' di elastico nella vecchia mente, perdendoci di nuovo la realtà... che resta nei ricordi quell'attimo flebile, quasi onirico, ma unico reale.
Questa parte , mi interesserebbe molto approfondirla .

Perchè continuiamo a pensarci in un certo modo? Qual'è il modo in cui ci pensiamo?
Credo che sia il modo in cui pensavamo di essere, fintanto che non abbiamo scoperto che qualcosa puo' cambiare e cambia realmente in noi.

Provo un esempio perchè mi sa che non si capisce.

Se sono abituata a pensarmi insicura, quando questa cosa in me cambia, se acquisisco sicurezza, mi sembrerà strano essere sicura di me, e c'è sempre qualcosa, che mi fa scattare la ricerca di quella Red insicura in cui mi sono identificata per molto tempo.. quella che credevo di essere senza possibilità di margini di cambiamento.

In realtà il cambiamento, se non lo si vede nel momento in cui sta avvenendo, arriva un momento in cui personalmente l'ho percepito forte e chiaro, l'ho visto benissimo, solo che poi non mi sembrava possibile "ma come? dove è finita quella insicura, ansiosa etc?" E allora la ricerco, finchè non la ritrovo.. I cambiamenti a me spiazzano, quindi per forza di cose mi viene da ricercare il "conosciuto e il vecchio"..

Penso che c'entrino molto i riferimenti, e l'idea che mi sono fatta di me stessa, ma a differenza di Daf non è l'idea che mi sono fatta attraverso gli altri (che poi anche li attenzione .. è l'idea che crediamo che gli altri abbiano di noi, non quella che gli altri hanno .. anche qui è illusione)

E' quello che credevo (e faccio in modo di credere) di essere che mi frega... vedo solo quello e niente altro.

Alla fin fine non è che sarà un po' rassicurante continuare a vederci come eravamo, piuttosto che come siamo?

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Vecchio 31-05-2008, 15.28.51   #6
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Questa parte , mi interesserebbe molto approfondirla .

Perchè continuiamo a pensarci in un certo modo? Qual'è il modo in cui ci pensiamo?
Credo che sia il modo in cui pensavamo di essere, fintanto che non abbiamo scoperto che qualcosa puo' cambiare e cambia realmente in noi.

Provo un esempio perchè mi sa che non si capisce.

Se sono abituata a pensarmi insicura, quando questa cosa in me cambia, se acquisisco sicurezza, mi sembrerà strano essere sicura di me, e c'è sempre qualcosa, che mi fa scattare la ricerca di quella Red insicura in cui mi sono identificata per molto tempo.. quella che credevo di essere senza possibilità di margini di cambiamento.

In realtà il cambiamento, se non lo si vede nel momento in cui sta avvenendo, arriva un momento in cui personalmente l'ho percepito forte e chiaro, l'ho visto benissimo, solo che poi non mi sembrava possibile "ma come? dove è finita quella insicura, ansiosa etc?" E allora la ricerco, finchè non la ritrovo.. I cambiamenti a me spiazzano, quindi per forza di cose mi viene da ricercare il "conosciuto e il vecchio"..

Penso che c'entrino molto i riferimenti, e l'idea che mi sono fatta di me stessa, ma a differenza di Daf non è l'idea che mi sono fatta attraverso gli altri (che poi anche li attenzione .. è l'idea che crediamo che gli altri abbiano di noi, non quella che gli altri hanno .. anche qui è illusione)

E' quello che credevo (e faccio in modo di credere) di essere che mi frega... vedo solo quello e niente altro.

Alla fin fine non è che sarà un po' rassicurante continuare a vederci come eravamo, piuttosto che come siamo?

Credo che sia anche una percezione delle cose, e di se stessi, che cambia.
Il fatto di andare a ricercare chi pensavamo di essere in un determinato momento ha due effetti: il primo è quello di vedere il cambiamento, ossia prima ero in un modo e poi mi scopro in altro ed a questo punto mi rendo conto che sono cambiato.
Il secondo è che dato lo stesso meccanismo ho paura di vedere il nuovo e quindi ricerco quello che ero prima, cercando a volte, addirittura, di rigettare quel nuovo modo di essere al quale non solo non sono abituato ma mi fa perdere anche l'orientamento per un attimo.
Insomma l'idea che abbiamo di noi - ma anche del salotto come diceva Daf - è talmente radicata che fa fatica ad essere sostituita, anzi per la verità la fatica è proprio nostra.

In questo periodo mi rendo conto di essere cambiato ad esempio ma la mia mente torna sempre dietro a cercare " la foto", l'immagine, di quello che pensavo di essere - o che ero - prima perchè il trovarmi in una posizione diversa, appunto rispetto a prima, mi destabilizza.
__________________
Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 31-05-2008, 15.56.17   #7
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Alla fin fine non è che sarà un po' rassicurante continuare a vederci come eravamo, piuttosto che come siamo?
Beh certo. Se un cambiamento è avvenuuto in noi allora sono cambiate anche le responsabilità relative... verso noi stessi (il nostro essere) e gli altri e il mondo. Assumersele... uff, che fatica (e che paura).

Se il salotto di Daf (esempietto, non sto parlando di lei) è semrep stato in disordine e ce l'ho sempre più o meno lasciato la mia responsabilità è relativa... se un bel giorno, dietro sforzo, riesco finalmente a metterlo a posto ed è tutto bello pulito, di colpo mi ritrovo la responsabilità di tenerlo sempre così, o quantomeno il più delle volte o la maggior parte del tempo, mentre prima generalmente lo tenevo in disordine, quello era il solito.
E' il vecchio discorso della polvere sul tavolo: se lo pulisco vedo finalmente il tavolo per come è, con tutti i suoi colori reali... poi però se non lo tengo pulito (che significa pulire costantemente e non fare il grosso una volta ogni tanto) torna come prima.

Vale anche il discorso delle percezioni che fa Jez... che il tavolo lascio che si sporchi o che lo vedo sporco è lo stesso meccanismo: se lo vedo/immagino sporco lascierò che si sporchi.

Mettendo insieme le due cose, forse, la questione riguarda i poli magnetici di cui parlavamo tempo fa. Noi possiamo (a livello di possibilità) manifestare/vestire le nostre varie modalità. Ma se vestiamo sempre quella essa si doterà di una certa energia (come le scarpe che diventano comode) e quindi di un certo potere di attrazione che ci farà stare "spostati" verso quella modalità e che continuerà ad attarre anche quando esploriamo il resto o intravediamo l'altra parte (io me la immagino sta cosa come un puntino (noi) che ci muoviamo dentro una sfera (le nostre possibilità) ma che di solito viviamo sempre nello stesso spicchio... il quale si ingrosserà deformando la sfera e attirandoci sempre li, dove c'è più spazio)... e questo abitare riguarda sia la modalità espressiva (comportamento, atteggiamento eccetera) sia percettiva, sia mentale (mi penso in un certo modo)...
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Vecchio 01-06-2008, 00.14.22   #8
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Il secondo è che dato lo stesso meccanismo ho paura di vedere il nuovo e quindi ricerco quello che ero prima, cercando a volte, addirittura, di rigettare quel nuovo modo di essere al quale non solo non sono abituato ma mi fa perdere anche l'orientamento per un attimo.
Insomma l'idea che abbiamo di noi - ma anche del salotto come diceva Daf - è talmente radicata che fa fatica ad essere sostituita, anzi per la verità la fatica è proprio nostra.
Sì concordo Jez, a me la cosa che lascia perplessa, è la seguente: ma perchè se la "nuova" Red è meglio (dal mio punto di vista) della "vecchia", se adesso sto bene e prima stavo male, vado a ricercarmi quella che stava male? Sono masochista? In parte, quello che avevo trovato, ma non mi soddisfaceva del tutto era una specie di affezione a quella immagine, abitudine che mi faceva sentire "strana" nel momento in cui riuscivo a vedere la nuova Red, mentre nei panni di quella vecchia mi sentivo come nelle scarpe comode a cui accennava Ray (illusione pure questa, non è mica vero che si sta più comodi, ma sembra...)

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Beh certo. Se un cambiamento è avvenuuto in noi allora sono cambiate anche le responsabilità relative... verso noi stessi (il nostro essere) e gli altri e il mondo. Assumersele... uff, che fatica (e che paura).

Se il salotto di Daf (esempietto, non sto parlando di lei) è semrep stato in disordine e ce l'ho sempre più o meno lasciato la mia responsabilità è relativa... se un bel giorno, dietro sforzo, riesco finalmente a metterlo a posto ed è tutto bello pulito, di colpo mi ritrovo la responsabilità di tenerlo sempre così, o quantomeno il più delle volte o la maggior parte del tempo, mentre prima generalmente lo tenevo in disordine, quello era il solito.
E' il vecchio discorso della polvere sul tavolo: se lo pulisco vedo finalmente il tavolo per come è, con tutti i suoi colori reali... poi però se non lo tengo pulito (che significa pulire costantemente e non fare il grosso una volta ogni tanto) torna come prima.

Vale anche il discorso delle percezioni che fa Jez... che il tavolo lascio che si sporchi o che lo vedo sporco è lo stesso meccanismo: se lo vedo/immagino sporco lascierò che si sporchi.
Ecco con queste parti del tuo post, mi hai chiarito molte cose... sì la fifa delle responsabilità c'è eccome, ma soprattutto.. la fatica sì.. eccolo lì il punto. Per tenere il tavolo pulito tocca spolverare tutti i giorni, sollevare i soprammobili e passare il panno della polvere ovunque (in una parola: faticare un po' ma costantemente), mentre lasciare che la polvere si accumuli e poi pulire (facendo molta più fatica, ma tutta insieme e con l'illusione di farlo una sola volta) mi è tipico.. mi ci riconosco in pieno (avevo l'elefante sotto al naso ma mi sfuggiva) . Se guardo bene, so come vedere la nuova piuttosto che la vecchia di immagine, solo che questo presuppone un lavoro continuo, e poichè mi addormento, ecco che risulta più facile voltarsi indietro e lasciare che la polvere si accumuli .. blah

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.................................................. .
Mettendo insieme le due cose, forse, la questione riguarda i poli magnetici di cui parlavamo tempo fa. Noi possiamo (a livello di possibilità) manifestare/vestire le nostre varie modalità. Ma se vestiamo sempre quella essa si doterà di una certa energia (come le scarpe che diventano comode) e quindi di un certo potere di attrazione che ci farà stare "spostati" verso quella modalità e che continuerà ad attarre anche quando esploriamo il resto o intravediamo l'altra parte (io me la immagino sta cosa come un puntino (noi) che ci muoviamo dentro una sfera (le nostre possibilità) ma che di solito viviamo sempre nello stesso spicchio... il quale si ingrosserà deformando la sfera e attirandoci sempre li, dove c'è più spazio)... e questo abitare riguarda sia la modalità espressiva (comportamento, atteggiamento eccetera) sia percettiva, sia mentale (mi penso in un certo modo)...
Quindi con l'abitudine, siamo noi a dare potere a certe modalità, che poi diventano più grandi, prendono potere e riescono ad attirarci sempre là..

Non so se c'entri effettivamente, ma a me il discorso sembra anche connesso con quello dei Daimon che stiamo facendo in questi giorni in esoterismo.. il "dare da mangiare" sempre a quella stessa parte che poi si ingrossa e prende il potere..
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Vecchio 01-06-2008, 01.12.34   #9
Grey Owl
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...la verità è che se mi fermo e guardo quanto ho attorno, anche la tastiera dove stò scrivendo per assurdo mi rendo conto che non ho mai visto bene che non mi sono mai concentrata sui particolari che questa "nebbiolina" che mi avvolge, questa superficialità nell'osservare ciò che ho attorno è forse una delle cause del mio disordine. [...] Nei momenti in cui sono più attenta le cose attorno prendono una forma più definita anche nella mia testa e questo mi permette anche di disegnare un pò meglio, con più facilità..
Stà cosa un pò mi piace e un pò mi mette a disagio.
E' capitato pure a me di aver quella sensazione di maggior lucidità mentale rispetto a prima. A me in un primo momento mi ha stupito, non potevo credere che prima fossi così avvolto dalla "nebbiolina", poi ho sentito un disagio di come spesso ricada in quella "nebbiolina" e di quante volte guardo ma non vedo. Sono momenti di maggiore (apparente o reale?) lucidità che rimettono in discussione quello che siamo e il nostro modo di essere. Questo fà paura perchè è come la sabbia che ci scivola sotto i piedi, come un salto nel buio. La prima reazione è quella di ritornare al pensiero di noi, di come ci percepiamo. Però rimane quel gusto provato in quel momento in cui ci siamo visti diversi dal solito, non è più possibile negare quel momento di maggior lucidità.
Quel disagio che si prova nel sapere che esiste quella nebbiolina che ci avvolge.

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...io me la immagino sta cosa come un puntino (noi) che ci muoviamo dentro una sfera (le nostre possibilità) ma che di solito viviamo sempre nello stesso spicchio... il quale si ingrosserà deformando la sfera e attirandoci sempre li, dove c'è più spazio... e questo abitare riguarda sia la modalità espressiva (comportamento, atteggiamento eccetera) sia percettiva, sia mentale (mi penso in un certo modo)...
Io me l'immagino come tanti piccoli gufetti che lavorano dentro il corpo. Questi piccoli gufetti lavorano in un modo che gli è consueto (immagino una catena di montaggio). Lavorano in questa catena di montaggio e ripetono i soliti gesti, nel modo di vedere le cose che (credono) di conoscere, nel comportamento rispetto a dinamiche che (credono) di conoscere, nei ragionamenti che (credono) di conoscere. Poi arriva un gufetto operaio e sale sul palco e richiama gli altri operai gufetti. Per un attimo in fabbrica tutto si ferma e l'attenzione è su quel gufetto che parla e dice che non bisogna credere di conoscere ma che serve lavorare tutti assieme con un nuovo metodo di lavoro. Tutti i gufetti riprendono il lavoro consueto alla catena di montaggio però un gruppo di loro si è organizzato formando un sindacato e riprende il lavoro coordinandosi (slegato dalla catena di montaggio) . La fabbrica lavora come al solito però ogni tanto capita di rivedere quel gruppetto di operai che lavora in un modo diverso dal solito, sono una minoranza ma col tempo e con la continua adesione a quel sindacato può diventare una forza che rivoluziona il lavoro.
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Vecchio 02-06-2008, 23.01.49   #10
dafne
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Detesto le foto. Le detesto perchè sono implacabili. Sono ferme, statiche, reali. Non è come un'immagine che ti appare davanti poco alla volta e che puoi ritoccare, no le foto sono uno scatto e in quello scatto c'è tutto, quello che piace e quello che non piace.
Amo le foto di quand'ero bambina, mi piace riguardarle e cercare di ricordare o immaginare, altrettanto detesto le foto che mi hanno scattato, ce ne sono alcune in cui proprio non mi riconosco. Eppure sono io.
Dopo quell'istantanea del salotto si è rottqualcosa, non sò come spiegarlo ma il mio cervello non filtra più queste istantanee di realtà bene come prima e ogni tanto ho fuggevoli e repentine immagini di quanto mi circonda, di chi mi circonda, di cosa..e queste foto mi tolgono il beneficio del dubbio su qualcuno e me lo fanno venire su qualcun'altro e per quanto velocemente io cerchi di ripristinare l'immagine iniziale resta sempre quel disagio latente perchè so che non è così. Da la nausea ogni tanto. Dovrei scriverlo di là, sull'altro post, ma ho la spaventosa sensazione di essere arrivata al famoso bivio e di aver continuamente iniziato e mai finito una strada per cui alla fine ne sono ancora all'inizio. Se solo potessi esser certa di aver imparato qualcosa
Aggiungo solo che per qualche secondo ho cercato di vedere una foto di me ma ne ho avuto una repulsione totale, ora la sparo più grossa di quanto dovrei mi sà ma mi ha dato la sensazione del tuffo allo stomaco, solo che non sono riuscita a passare oltre la soglia del pericolo, ho solo sentito il freddo avvicinarsi ma non gli ho permesso di prendermi.
Sono così orribile ai miei occhi?
(mi stò grattando le braccia come una matta da due giorni, mia madre dice che è un'irritazione da sole, io pensavo addirittura che fosse psoriasi..ci sarà un nesso? Troppo fuoco? Va bbuò ora ho raggiunto il top delle sparate, je m'en vais
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Vecchio 02-06-2008, 23.22.07   #11
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Aggiungo solo che per qualche secondo ho cercato di vedere una foto di me ma ne ho avuto una repulsione totale, ora la sparo più grossa di quanto dovrei mi sà ma mi ha dato la sensazione del tuffo allo stomaco, solo che non sono riuscita a passare oltre la soglia del pericolo, ho solo sentito il freddo avvicinarsi ma non gli ho permesso di prendermi.
Sono così orribile ai miei occhi?
Questi piccoli risvegli, qualcuno li chiama satori, spesso fanno allo stomaco quell'effetto, simile alla sensazione di perdere la terra sotto i piedi (chissà come mai)... e vedere le cose come sono è sempre spaventoso. Se non lo fosse non ci costruiremmo con tanta pervicacia un'immagine falsa di noi stessi e non la difenderemmo così tenacemente, a costo della nostra integrità.

Credo di poter capire come ti senti, tuttavia mi sento di dirti che questi secondo me sono segni molto positivi. Riuscire a vedersi, anche se può non essere piacevole la sensazione che lascia all'io razionale, è comuque il segno che possiamo vederci senza impazzire o senza avere un infarto (non sto esagerando)... e quindi che qualcosina si è mosso, che qualcosa si è im-parato.

Forse capisco anche quella sensazione di non aver oltrepassato una certa soglia... mah, se hai visto hai visto, come dici tu una foto prende tutto, tutto in un istante (istantanea), poi quel che ricordi ricordi, il resto credo che ricorderai... intanto anche se non lo ricordi ti lavora.


PS: agli occhi di chi?
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Vecchio 03-06-2008, 13.50.31   #12
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Questi piccoli risvegli, qualcuno li chiama satori, spesso fanno allo stomaco quell'effetto, simile alla sensazione di perdere la terra sotto i piedi (chissà come mai)... e vedere le cose come sono è sempre spaventoso. Se non lo fosse non ci costruiremmo con tanta pervicacia un'immagine falsa di noi stessi e non la difenderemmo così tenacemente, a costo della nostra integrità.

Credo di poter capire come ti senti, tuttavia mi sento di dirti che questi secondo me sono segni molto positivi. Riuscire a vedersi, anche se può non essere piacevole la sensazione che lascia all'io razionale, è comuque il segno che possiamo vederci senza impazzire o senza avere un infarto (non sto esagerando)... e quindi che qualcosina si è mosso, che qualcosa si è im-parato.

Forse capisco anche quella sensazione di non aver oltrepassato una certa soglia... mah, se hai visto hai visto, come dici tu una foto prende tutto, tutto in un istante (istantanea), poi quel che ricordi ricordi, il resto credo che ricorderai... intanto anche se non lo ricordi ti lavora.


PS: agli occhi di chi?
grazie Ray

Agli occhi di chi? carina la domandina..
Agli occhi penso della Super Dafne, buona, gentile, altruista, pronta al sacrificio per gli altri, integeriima, pura, onesta, sincera..
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Vecchio 03-06-2008, 14.59.53   #13
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quando ci si osserva per bene le prime volte è spesso così.
si arriva a detestarsi.
ma come dice ray sono segnali molto positivi.
è come quando per la prima volta "Piangi" dal cuore e ti liberi
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Vecchio 03-06-2008, 20.29.14   #14
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Agli occhi di chi? carina la domandina..
Agli occhi penso della Super Dafne, buona, gentile, altruista, pronta al sacrificio per gli altri, integeriima, pura, onesta, sincera..
Ah, quella Dafne che ti frega perchè cerca sempre di ex-cludere da se le parti che non gli comodano. Quella che crea divisioni. Ma non era onesta ecc.?

(so che sembra una presa in giro o una cosa scema, ma invece la ritengo importantissima come riflessione da fare e soprattutto ricordare... )
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Vecchio 04-06-2008, 00.31.18   #15
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Sì concordo Jez, a me la cosa che lascia perplessa, è la seguente: ma perchè se la "nuova" Red è meglio (dal mio punto di vista) della "vecchia", se adesso sto bene e prima stavo male, vado a ricercarmi quella che stava male? Sono masochista?
Non è che vai a ricercarti quella vecchia, semplicemente quella foto l'hai stampata, quella nuova l'hai solo inquadrata con la macchina fotografica.
Sebbene abbiamo una mente enorme rimanendo in metafora normalmente possiamo dire di avere un album fotografico che ha un solo spazio per ogni tipo di foto, finchè ce ne sta una non possiamo mettere la nuova, viceversa finchè non scattiamo e stampiamo la nuova non togliamo la vecchia che lascerebbe un spazio vuoto.

Vogliamo scendere sul pratico?
Perchè si fa fatica a cambiare foto ance quando sappiamo che c'è un panorama/soggetto migliore?
Perchè usiamo modalità d'azione diverse, quella nell'album è un impressione, siamo impressi da qualcosa come capita, quella che vorremo cambiare è troppo condizionata dalla nostra mente, stiamo a pensare invece che scattare la foto... e un buon fotografo sa che i tempi sono importanti, una foto all'alba o al tramonto un secondo prima o un secondo dopo cambia luce completamente, un'immagine in movimento (perchè mica sempre la noste foto sono un salotto fermo) se non è presa al momento giusto non dice nulla....
Un fotografo professionista scatta un pò a raffica poi sviluppa e quindi mette sull'album solo quelle riuscite meglio. Ma anche il fotografo della domenica può essere più creativo o scattare sempre al momento sbagliato, e quindi alla fine lascia la foto vecchia nell'album perchè..... "è più naturale"
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Vecchio 04-06-2008, 10.58.55   #16
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Non è che vai a ricercarti quella vecchia, semplicemente quella foto l'hai stampata, quella nuova l'hai solo inquadrata con la macchina fotografica.
Sebbene abbiamo una mente enorme rimanendo in metafora normalmente possiamo dire di avere un album fotografico che ha un solo spazio per ogni tipo di foto, finchè ce ne sta una non possiamo mettere la nuova, viceversa finchè non scattiamo e stampiamo la nuova non togliamo la vecchia che lascerebbe un spazio vuoto.
Ma quindi e' una questione di velocita'? Dipende da quando veloci si e' a togliere quella vecchia e contemporaneamente a mettere quella nuova nell'album (se pero' riesco a stamparla)..?
Mi sfugge il "come farlo" Uno.. mi e' chiaro che la vecchia foto e' stampata, impressa e che questo non e' dipeso da me quando e' successo, e' successo e basta (e per me e' "naturale" vedermi in un certo modo, che fatico a sostituire), mentre ora credo che dipenda da me riuscire a stampare la nuova e contemporaneamente (sempre se ho capito bene) sostituire la nuova al posto della vecchia..

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Vogliamo scendere sul pratico?
Perchè si fa fatica a cambiare foto ance quando sappiamo che c'è un panorama/soggetto migliore?
Perchè usiamo modalità d'azione diverse, quella nell'album è un impressione, siamo impressi da qualcosa come capita, quella che vorremo cambiare è troppo condizionata dalla nostra mente, stiamo a pensare invece che scattare la foto... e un buon fotografo sa che i tempi sono importanti, una foto all'alba o al tramonto un secondo prima o un secondo dopo cambia luce completamente, un'immagine in movimento (perchè mica sempre la noste foto sono un salotto fermo) se non è presa al momento giusto non dice nulla....
Un fotografo professionista scatta un pò a raffica poi sviluppa e quindi mette sull'album solo quelle riuscite meglio. Ma anche il fotografo della domenica può essere più creativo o scattare sempre al momento sbagliato, e quindi alla fine lascia la foto vecchia nell'album perchè..... "è più naturale"
Stiamo a pensare invece che cambiare foto.. quindi siamo troppo lenti, il pensiero non puo' comunque tenere il passo dell'azione (il cambiare foto) e quindi rimane impressa la vecchia, e non faccio in tempo a stampare le nuove, perche' mentre mi fermo a pensare le ho gia' perse...posso quindi inquadrare per un momento, ma non stampare e sostituire?

Il "trucco' quindi sarebbe non pensare a come vorremmo la foto, ma stamparla direttamente e sostituirla di volta in volta, senza girarsi indietro ?
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Vecchio 04-06-2008, 11.16.17   #17
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Ma quindi e' una questione di velocita'? Dipende da quando veloci si e' a togliere quella vecchia e contemporaneamente a mettere quella nuova nell'album (se pero' riesco a stamparla)..?
Mi sfugge il "come farlo" Uno.. mi e' chiaro che la vecchia foto e' stampata, impressa e che questo non e' dipeso da me quando e' successo, e' successo e basta (e per me e' "naturale" vedermi in un certo modo, che fatico a sostituire), mentre ora credo che dipenda da me riuscire a stampare la nuova e contemporaneamente (sempre se ho capito bene) sostituire la nuova al posto della vecchia..



Stiamo a pensare invece che cambiare foto.. quindi siamo troppo lenti, il pensiero non puo' comunque tenere il passo dell'azione (il cambiare foto) e quindi rimane impressa la vecchia, e non faccio in tempo a stampare le nuove, perche' mentre mi fermo a pensare le ho gia' perse...posso quindi inquadrare per un momento, ma non stampare e sostituire?

Il "trucco' quindi sarebbe non pensare a come vorremmo la foto, ma stamparla direttamente e sostituirla di volta in volta, senza girarsi indietro ?
Se ho capito quel che intendeva Uno, forse confondi un po' scattare con inquadrare.
Praticamente quel che vediamo è un'inquadratura... la mente interviene, attaccata com'è alla foto vecchia, e perdiamo il momento per scattare (e quindi fissare l'impressione) o troviamo dei motivi per non farlo.
Invece per sostituire la foto occore scattare ma non basta, serve anche stamparla (quindi lavorarla).
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Vecchio 04-06-2008, 13.23.57   #18
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occorre agire non solo "vedere".
ed è li che molti (io compreso) cascano.
il vedere non basta, occorre l'azione successiva.
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Vecchio 04-06-2008, 15.51.18   #19
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Se ho capito quel che intendeva Uno, forse confondi un po' scattare con inquadrare.
Praticamente quel che vediamo è un'inquadratura... la mente interviene, attaccata com'è alla foto vecchia, e perdiamo il momento per scattare (e quindi fissare l'impressione) o troviamo dei motivi per non farlo.
Invece per sostituire la foto occore scattare ma non basta, serve anche stamparla (quindi lavorarla).
Credo che sia anche peggio di così Ray, non solo confondo, faccio proprio fatica ad afferrare il concetto

In pratica è come vedere le cose da dietro un obiettivo senza mai riuscire a fissarle, a scattare , è come avere una macchina fotografica, vedere le immagini che vanno ma non scattare mai, perchè interviene la mente , intravediamo il nuovo ma l'attaccamento al vecchio ci fa perdere il momento dello scatto? .. se è così significa che abbiamo talmente cristallizzato in noi quella immagine da non vivere mai quella "reale".. e si perdono un sacco di passaggi

Non credo di esserci ancora del tutto........
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Vecchio 03-11-2010, 18.43.48   #20
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Mettendo insieme le due cose, forse, la questione riguarda i poli magnetici di cui parlavamo tempo fa. Noi possiamo (a livello di possibilità) manifestare/vestire le nostre varie modalità. Ma se vestiamo sempre quella essa si doterà di una certa energia (come le scarpe che diventano comode) e quindi di un certo potere di attrazione che ci farà stare "spostati" verso quella modalità e che continuerà ad attarre anche quando esploriamo il resto o intravediamo l'altra parte (io me la immagino sta cosa come un puntino (noi) che ci muoviamo dentro una sfera (le nostre possibilità) ma che di solito viviamo sempre nello stesso spicchio... il quale si ingrosserà deformando la sfera e attirandoci sempre li, dove c'è più spazio)... e questo abitare riguarda sia la modalità espressiva (comportamento, atteggiamento eccetera) sia percettiva, sia mentale (mi penso in un certo modo)...
Grazie forse comincio a capire che cos'è quello "spostamento" che percepisco in me in certe situazioni.
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Vecchio 05-11-2010, 16.04.20   #21
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Ho osservato questa cosa. Sono tornata ad essere disordinata, anzi, come stò tentandoi di abituarmi a dire, ho ricominciato a fare disordire (mii che urto quel fare...mi suona meglio non ho fatto ordine ma bon, sono entrambe le cose e questa è un'altra storia..)

Stò benedetto salotto è tutto un caos di nuovo, allora mi sono scoraggiata, leggevo questa discussione emi dicevo "e dov'è la foto nuova adesso? Non la trovo"

Poi mi sono resa conto che avevo cambiato la disposizione dei mobili e che la foto del salotto pulito riguardava una stanza che adesso non esiste più sono andata in panico. Panico da pancia intendo perchè ero ritornata alla vecchia foto quindi avevo tutto da rifare da capo, anzi no, era ben peggio perchè c'0ero riusciota e adesso non ci riesco più, quindi frana all'ennesima potenza...ahhhh... che ansiiiiaaaaaaaaa...

Mi sono fregata il punto di riferimento, quella foto era, mentalmente, il mio raffronto con quello che doveva essere giusto. L'ansia da prestazione m'è partita quando ho realizzato di essere involuta di un passo ma la strada all'ansia l'ha aperta la mancanza della foto da comparare alla realtà.

M'è sembrato per un momento addirittura di vivere in una casa non mia

Uno scioccante orrido momento che ho superato solo pensando "eh bon ti farai un'altra foto".

Quei mobili, in quella posizione erano ordinati, questi mobili in questa situazione sono in disordine. Sicuramente non dipende dai mobili ma dal fatto che nella mia testa non c'è l'ordine da applicare a qualsiasi cosa in qualsiasi posto ma solo l'ordine applicato a determinate situazioni e combinazioni (la posizione dei mobili nell'esempio). Quindi avrei bisogno di un variegato numero di foto per non andare in panico...

Quando quella precisa sequenza di posizioni degli oggetti e persino il loro numero (ho messo un divano in più due settimanre fà, è incredibile l'impatto inconscio che ha avuto) si modifica perdo il riferimento e automaticamente vado a prendere quello che ho sempre usato, anche se sbagliato, perchè lo conosco.

Ci stà?

ps

stavo pensando che forse immaginarsi una foto rappresentativa a cui tendere potrebbe temporaneamente sostituire il riferimento vero e solido. L'importante dovrebbe essere riuscire a pazientare quando non riusciamo a rappresentarla davvero ma torniamo a quella del passato... Sò che c'è scritto qualcosa del genere in più parti del forum ma non ero mai riuscita a collarne la funzionalità teorica a quella pratica.

Ultima modifica di dafne : 05-11-2010 alle ore 16.08.23. Motivo: aggiunto ps
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Vecchio 31-08-2011, 00.32.40   #22
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Personalmente credo che una percezione del mio cambiamento io, l'abbia, fermo restando che c'è molto altro da fare, e che non sto/non sono dove e come si sarei aspettato.
IL problema è che a volte mi sento come uno che si è trovato costretto da subito a cominciare a nuotare perchè l'acqua stava salendo e se non voleva affogare....adesso mi sembra di nuotare meglio che all'inizio, pur essendo ancora impacciato, però nel frattempo anche l'acqua è salita non poco, e quindi a conti fatti mi sembra di stare sempre allo stesso punto.

E' vero che se non fossi migliorato a quest'ora probabilmente sarei morto affogato, ma mi viene anche da pensare che se l'acqua smettesse per un attimo di salire, potrei quasi volare in cielo per come sbatto adesso violentemente le braccia e invece non sembra averne proprio l'intenzioen, quindi la paura che ho è che eventuale miglioramenti futuri mi serviranno al più solo per continuare a reggermi a galla annasapando...che pizza
Magari dovrebbe passare una barchetta....così ripiglio fiato per un pò
__________________
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Ultima modifica di luke : 31-08-2011 alle ore 00.39.37.
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Vecchio 31-08-2011, 14.44.42   #23
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Originalmente inviato da turaz Visualizza messaggio
quando ci si osserva per bene le prime volte è spesso così.
si arriva a detestarsi.
ma come dice ray sono segnali molto positivi.
è come quando per la prima volta "Piangi" dal cuore e ti liberi
Un'affermazione del genere anche se Turaz non c'è più, è a mio avviso un po' pericolosa per chi legge. Sembra che provare repulsione verso se stessi sia per forza il segnale di un avanzamento spirituale, non sto a contestarlo, non ne ho i mezzi. Probabilmente chi lo afferma sa quel che dice ma non è sempre così, personalmente da un po' di tempo non riesco a guardarmi allo specchio, provo tanta repulsione da dover distogliere immediatamente lo sguardo o mettere la mano davanti e credo sia un segnale gran poco positivo, purtroppo.
Forse si dovrebbe dare qualche dato in più per distinguere ciò' che viene chiamato satori da altro.
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