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Vecchio 04-07-2008, 10.27.45   #1
dafne
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Angry 17.000 lacrime non bastano

E' una notizia che ho sentito ieri sera, una bambina di 12 anni partorisce in ospedale. Scattano le indagini e ne esce fuori che la bimba (serba credo) è stata venduta come moglie per 17.000 euro a un kosovaro di 21
Le trattative erano partite dai 25.000 ma la famiglia di lui era riuscita a far scendere un pò il prezzo.
Rientra nel discorso dei "matrimoni combinati" a quanto pare anche se mi sfugge una cosa, se sono combinati perchè pagare?

Il ragazzo è finito in prigione per violenza sessuale (troppo piccola per capire cosa faceva, non era neanche consapevole di poter avere dei figli dal rapporto sessuale) e riduzione in schiavitù.
La cosa che mi ha colpito molto è che durante gli interrogatori la piccola ha detto "da noi si usa così"
Notare che è successo a Brescia, non chissà dove, per quel che mi riguarda metterei in carcere a vita gettando la chiave lui e i genitori di lui e i genitori di lei ma non posso fare a meno di soffermarmi un secondo su quel
"da noi si usa così", qual'è il limite d'intervento che un popolo può concedersi nei confronti di un altro, delle sue..non tradizioni..mi rifiuto di chiamarle così..diciamo abitudini?
Questa storia è palesemente sbagliata ma se la ragazzina ne avesse avuto 15 o 16 il limite d'intervento sarebbe cambiato?
Bah..lo schifo di questa storia mi appanna il cervello 11 anni, venduta, violentata, schiavizzata e, secondo gli esperti che l'hanno visitata, totalmente sotto il giogo psicologico del presunto marito.
Ma quante sono le storie così?
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Vecchio 05-07-2008, 13.35.34   #2
Uno
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Quel "da noi si usa così" è il fulcro su cui basare tutto il ragionamento oggettivo.

Se io dovessi spostarmi negli Usa perchè qua non riesco a vivere decentemente, vuol dire che il sistema di vita che c'è negli Usa è migliore (è un esempio eh). Quando vado li non posso pretendere di prendere i vantaggi ma voler rimanere radicato completamente sulle mie usanze, le usanze dovrebbero essere radicate al luogo.
Se vogliamo in piccolo succede anche qui nel web nelle comunità (forum che altro).
Diverso è il discorso quando "noi" (intendo l'occidente soprattutto) colonizzatori ci siamo spostati con invasioni non sempre completamente belligeranti, ma neanche tanto pacifiche.
Alla fine è solo una questione di potere la riuscita, l'umano ha questo vizio di voler costringere l'altro ad accettare il suo modo di vedere.

La vicenda vista nel contesto di Brescia è assurda, barbara e piuttosto bestiale, magari in India di 100 anni fa (pure adesso) assumeva altri contorni, la normalità è ciò che la maggior parte delle persone fa.

I paradossi, oggi seguivo un servizio al tg, c'è una signora, italiana, che forse è una delle poche in italia (non ho sentito dove abita/lavora), se non l'unica, che fa l'antennista tv.
Beh si è creata un mercato ed una clientela incredibile tra gli immigrati di religione mussulmana per il semplice motivo che questi non vogliono avere un uomo in casa con le loro mogli mentre sono al lavoro. Una cultura in cui la donna non dovrebbe fare certi lavori, eppure gli sta bene quando tocca a loro avere il servizio.
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Vecchio 05-07-2008, 21.28.26   #3
jezebelius
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Per quanto mi riguarda, la situazione è palesemente anomala e non posso fare a meno di essere più o meno d'accordo sul fatto che si tratta di una cosa riprovevole.
Certo, se Tizio arriva nel nostro paese o uno di noi va in un altro, entrambi cercheranno - e da un certo punto di vista dovranno sforzarsi, forse non poco - una congruenza col paese che li ospita. Un punto solido ove la tradizione di quel posto, anche se non mia, deve diventarlo se voglio far parte di quel paese. Non posso, io Tizio, portarmi dietro le mie pretese e piantare la tenda sotto la quale, tali " miei " modi, trovano libero sfogo ( sfogo nel senso che tendo a conformare gli altri al mio punto di vista, alle mie idee o tradizioni più che conformarmi io alla tradizione ed alle usanze - alle leggi - del luogo ospitante; come minimo mi devo sforzare di capire quel posto, no?).
Sinceramente, non è in discussione per questo verso l'ospitalità che si evidenzia ogni volta nei confronti di chi " viene da fuori", ma altrettanto sinceramente mi pare una pretesa bella e buona quella di continuare a tenere comportamenti contrari alla legge di quel paese.
Se vado in un posto, un paese altro dal mio, nuovo, dovrei gia partire dal presupposto che non potrò fare tutto.
Per altro allora mi riferisco sia ai genitori di Pincopallo ma anche ai genitori della ragazzina. Insomma un limite ci deve essere, altrimenti se volevo continuare a comportarmi " secondo la mia tradizione " me ne stavo a casa mia!
Ancora di più, allora, il concetto di normalità mi pare che sia legato al luogo ed alla sua tradizione/cultura, non invece alle persone.
Capisco che in quelle zone casomai o per forza ci si comporta in questo modo ossia vendere/acquistare bambini per contrarre matrimonio o che so cos'altro, ma sicuramente bisogna capire che si può concedere qualcosa - che non sia contro però la tradizione di quel luogo - nei limiti di ciò che può essere concesso.
Nessuno vieta ai musulmani ( è per fare un esempio ), di pregare ma certo bisogna anche tener conto del luogo che mi ospita, ragion per cui quando per l'ora della preghiera, tempo fa in una zona di Milano se non sbaglio, si riunivano in più di 150 in una via centrale, costringendo alla chiusura i negozianti, non si trattava di accettare un modo di fare, ma di soccombervi.
Credo che si potrebbero fare tantissimi esempi, ma alla fine l'integrazione se è quella per cui bisognerebbe creare un corpus unico prescindendo da limitazioni culturali e dunque non considerarle come limiti ma anzi accettarle, dall'altro con episodi di questo tipo ci vorrà del tempo, parecchio!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 06-07-2008, 09.51.15   #4
Sole
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Quel "da noi si usa così" è il fulcro su cui basare tutto il ragionamento oggettivo.

.
Per quanto possa dire a me stessa che ogni cultura è un mondo a se, non riesco proprio a farlo sto discorso oggettivo perchè nell'oggettività deve e non può prescindere, il rispetto e il diritto e la libertà di scelta. Accettando che le culture sono ognuna con le sue usanze allora va bene anche che i bambini lavorino in fabbriche chiusi e senza sorrisi e va bene pure che le donne vengano giustiziate in strada per aver mostrato la caviglia, ecc ecc...

Io non ritengo onerevole per la razza umana che esistano ancora usanze di questo tipo, pensando che poi questo è il male minore.

Oggettivamente posso accettare le scelte e non le imposizioni. Così come quella bambina in Yemen che ha denunciato padre e marito, evidentemente non è tanto una scelta, un caso non fà oggettività.. lo so, però fa parlar di se.

L'integrazione delle culture vuol dire che ci si ri-educa alla cultura in cui si va a vivere, ma cosa significa che se voglio andare a vivere in un paese islamico e tradizionale come questo se mai avrò una figlia dovrò concederla alla tradizione? Il fatto di andarci a vivere contempla la possibilità che ciò possa accadere, e se è vero pèer noi che loro si adeguino, è vero per me che mi adegui.

Io non vedo possibilità di nessuna integrazione fintanto che non ci si interessi davvero a farlo. Non può esistere questa via di mezzo, questo falso rispetto delle tradizioni altrui e questa mancanza di libertà dell'individuo.. e non solo delle donne, ma anche degli uomini che sono anche loro da tradizione e cultura costretti a questi matrimoni, per loro cosa c'è di sbagliato se nella loro educazione questo gli è stato insegnto? Nulla. L'orrore lo vediamo noi perchè lo chiamiamo pedofilia, ma per loro alla prima mestruzione una bambina diventa donna e fruibile.
E' difficile riuscire ad entrare nel vissuto di una cultura così diversa ma da questo punto di vista non c'è nulla di sbagliato in quel che accade.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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