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Vecchio 18-10-2008, 00.38.37   #1
jezebelius
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Oggi passeggiavo, la giornata lo permetteva.
Mi è capitato di assistere ad una scena. C'erano tre bambine, ognuna all'incirca di età fra i 4/5 anni.
Una di queste prendeva in giro un'altra che presumibilmente doveva essere la più piccola tra le tre, chiamandola: " cicciobella".
La ragazzina a cui era diretta l'affermazione - per quanto affermazione o nascondente una reale volontà di ferire, anche se pure da questo si può notare forse un riproporsi di un comportamento della bambina che " ingiuriava " l'altra, visto, preso da qualche altra parte - era ferma, immobile. La mamma di questa, poichè li vicino e sentita l'ingiuria diretta alla figlia, esce esclamandole:" stai sentendo come ti sta chiamando? Ce l'ha con te, vedi? Poi vieni da me e mi dici questo è così o questo è colà ( traduzione questa di ciò che veramente ha detto e cioè " che piove o fa la neve" ! ).

Insomma la bambina oltre al danno - l'amichetta che la ingiuria - pure la beffa ossia la mamma che non solo non dice nulla di " concreto" ma pure contribuisce ( ed ha contribuito, secondo me ) a condizionare la figlia. Questa è rimasta immobile ed il faccino comunicava una " rottura" che secondo me si porterà dietro per un po...
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 21-10-2008, 23.43.28   #2
Sole
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Sarebbe interessante capire come la mamma si rivolgeva, il tono e il modo. Insomma può essere che la bimba in questione fosse incapace di reagire e la mamma volesse spronarla.
Oppure è vero anche che la mamma troppo aggressiva impedisse alla bambina di realzionarsi con l'esterno.

Insomma è da indagare la relazione tra le due.

A volte capita di vedere scene che estrapolate dalla realtà di chi le mette in scena ci sembrano abominevoli, poi scopriamo che erano solo necessarie.
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Vecchio 22-10-2008, 00.53.59   #3
jezebelius
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Sarebbe interessante capire come la mamma si rivolgeva, il tono e il modo. Insomma può essere che la bimba in questione fosse incapace di reagire e la mamma volesse spronarla.
Oppure è vero anche che la mamma troppo aggressiva impedisse alla bambina di realzionarsi con l'esterno.

Insomma è da indagare la relazione tra le due.

A volte capita di vedere scene che estrapolate dalla realtà di chi le mette in scena ci sembrano abominevoli, poi scopriamo che erano solo necessarie.
Certo, sicuramente è da prendere in esame il tipo di rapporto.
Confesso che non ho dati a disposizione per dire se si trattava di cosa necessaria o no.
Fatto è però che anche per quel che riguarda la " possibilità" di sprono non mi sembrava, come dire, rientrante nella logica implicazione che in questo caso individua il rapporto tra mamma e figlia, per la quale, da ciò, la mamma spingeva la figlia a reagire.
Non ne vedo il motivo soprattutto perchè si trattava di bambine piccole ed anche perchè il tono ed il come veniva data la spinta - se di spinta si può parlare - hanno avuto insieme l'effetto contrario ossia la bambina nè ha sentito la vicinanza della mamma e ne, per questo a maggior ragione, ha risposto all'amichetta. Si è chiusa ancora di più un poco distante e con lo sguardo basso!

Questo per dire che comunque la ha probabilmente condizionata.
Forse altro tipo rispetto alla circostanza che si sarebbe avuta nella circostanza della non risposta/sprono da parte della mamma, ma pur sempre un condizionamento.
Aggiungo che l'impresisone che mi ha dato la mamma era si di fare assumere, e per questo forse allora insegnare, l'atteggiamento di difesa alla figlia - confesso, con metodi che faccio fatica ad approvare - ma anche c'era, più che un atteggiamento comprensivo e volto per questo, allora, alla comprensione dell'episodio, un comportamento di sfida nei confronti della bambina che prendeva in giro la figlia.
Anche questo, forse, un condizionamento.
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Vecchio 23-10-2008, 00.08.11   #4
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Anche per me non si può estrapolare dal contesto, però di certo le mamme a volte se stessero zitte farebbero del gran bene, perchè può darsi che alla figlia non importasse neppure, che per lei cicciobella (cosa vuol dire cicciottella?) non fosse qualcosa di dispregiativo, se non perchè lo aveva imparato da.... ( come del resto le altre bambine siamo sempre noi adulti ad insegnare cosa va e cosa non va bene) incitare la figlia ad accorgersi dell'offesa secondo me è un proiettarle addosso un fastidio che non sente, inoltre cicciottella mica ci è diventata da sola, per cui anche questo è un non prendersi la responsabilità di un no e poi metterlo sulle spalle al figlio. Spesso noi mamme facciamo lo sbaglio di non saper dire di no, poi incolpiamo il figlio di non sapersi regolare, ma se siamo il primi noi a non saper imporre le regole?
Comunque ripeto che bisognerebbe essere dentro il problema per comprenderlo. Da una frase non si può capire bene.
Comunque condizioniamo i figli si e non ce ne rendiamo conto purtroppo.
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Vecchio 23-10-2008, 00.46.16   #5
Ray
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Beh dai, ma è impossibile non condizionare. Si tratta piuttosto del come.
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Vecchio 23-10-2008, 16.28.13   #6
Sole
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Infatti non credo che sia possibilile non condizionare chi ci vive vicino ogni giorno e anche chi non vivr ogni giorno con noi. Bisogna essere super svegli per non lasciarsi/non condizionare.
E' nel gioco dei ruoli ed è proprio quello che ci permette poi di crescere o ci affossa.

Si il condizionamento c'è eccome, ma ci sarebbe stato anche nel caso in cui la mamma avesse taciuto e anche se le avesse parlato con amore e dolcezza. In ogni caso avrebbe provocato una reazione condizionante il comportamente della figlia. Inevitabile.

Certo è che come dice Ray sarebbe da scegliere sempre il male minore, ma comporta l'essere presenti e svegli.
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Vecchio 24-10-2008, 00.02.04   #7
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Condizionamenti viene da condizioni e le condizioni, presa genericamente, sono le specifiche in cui siamo, che ci devono pur essere, dato che non siamo in un indifferenziato.

Per non essere condizionati si dovrebbe essere sistemi chiusi. Si dovrebbe allora parlare di condizionamenti positivi o negativi, o più in psicologhese, adattivi o disadattivi... ma in realtà anche insegnare è condizionare.

Quello che forse può essere un buon punto di partenza è iniziare a rendersi conto che tutto condiziona, in un modo o nell'altro, e che quindi una maggiore consapevolezza degli effetti del nostro comportamento può aiutarci a sceglierlo meglio. Come dice Sole, qualsiasi cosa facciamo condizioniamo, anche se non facciamo nulla, e soprattutto nel rapporto genitori figli e in entrambe le direzioni.
Siamo molto più interrelati di quel che ci sembra o ci piace pensare.
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Vecchio 24-10-2008, 01.47.18   #8
jezebelius
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Beh dai, ma è impossibile non condizionare. Si tratta piuttosto del come.
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Infatti non credo che sia possibilile non condizionare chi ci vive vicino ogni giorno e anche chi non vivr ogni giorno con noi. Bisogna essere super svegli per non lasciarsi/non condizionare.


Certo è che come dice Ray sarebbe da scegliere sempre il male minore, ma comporta l'essere presenti e svegli.
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Condizionamenti viene da condizioni e le condizioni, presa genericamente, sono le specifiche in cui siamo, che ci devono pur essere, dato che non siamo in un indifferenziato.

Per non essere condizionati si dovrebbe essere sistemi chiusi. Si dovrebbe allora parlare di condizionamenti positivi o negativi, o più in psicologhese, adattivi o disadattivi... ma in realtà anche insegnare è condizionare.

Quello che forse può essere un buon punto di partenza è iniziare a rendersi conto che tutto condiziona, in un modo o nell'altro, e che quindi una maggiore consapevolezza degli effetti del nostro comportamento può aiutarci a sceglierlo meglio. Come dice Sole, qualsiasi cosa facciamo condizioniamo, anche se non facciamo nulla, e soprattutto nel rapporto genitori figli e in entrambe le direzioni.

Siamo molto più interrelati di quel che ci sembra o ci piace pensare.
Il problema allora tocca un nodo fondamentale ossia che è inevitabile essere o venire condizionati da chiunque, da tizio o caio che siano genitori o no, come è inevitabile venire condizionati dall'ambiente e dunque dal sistema all'interno del quale siamo.
Mi sa che questo punto l'abbiamo gia toccato ma mi piace ricordare che ogni cosa o persona con cui veniamo in contatto imprime ed incide, su di noi e forse non solo, la sua azione, la sua forza.

Tornando alla bambina, certo è inevitabile allora parlare di condizioni ma queste potrebbero - e dovrebbero nella misura in cui il genitore, nel caso, era più o meno conscio diel suo comportamento - indirizzare in un senso più che in un altro; far nascere o una sana competizione o anche, in altro modo, un complesso o comunque generare una rottura che dietro di se porta forse altre conseguenze.
Mi rendo conto che messa così è molto semplicistica la cosa ma volevo guardare la situazione da una posizione un poco diversa e cioè la considerazione della responsabilità del genitore - e per lui tutto quel che fa - in quanto " contatto", giuntura e riflesso del mondo che circonda un bambino. Genitore allora è gia una condizione?
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Vecchio 24-10-2008, 10.36.37   #9
turaz
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direi che sarebbe già positivo imparare a vedere tutto in termini di "interrelazioni" piuttosto che in "condizionamenti"
il condizionamento come parola da un senso di dipendenza.
due individualità non dipendenti che entrano in contatto interagiscono tra di loro.
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Vecchio 24-10-2008, 19.06.10   #10
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due individualità non dipendenti
Beh, la bambina certo no... ma in linea di massima quante ne troviamo di individualità non dipendenti?

Eppoi, dipendenti da che? Come fai a non farti condizionare dall'ambiente?
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Vecchio 24-10-2008, 23.32.45   #11
griselda
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Beh dai, ma è impossibile non condizionare. Si tratta piuttosto del come.
Credo che dovrebbero essere almeno chiari e non contraddittori, perchè l'esempio è più importante delle parole, che invece di solito si traduce in: Fai quel che dico e non fare quel che faccio.
Poi chiaro l'amore è sempre al primo posto ma è limitato alla propria coscienza. Nessuna mamma pensa di fare il male del figlio altrimenti si comporterebbe diversamente.

P.S. Ricordo di aver letto in libro di Osho la storia della sua infanzia in cui raccontava, se ricordo bene, che lui era cresciuto in mezzo alla natura con i nonni saggi e amorevoli, che lo lasciavano molto libero cercando di inteferire il meno possibile nella sua vita, usciva la mattina e tornava solo a pranzo e cena, mi pare e non ebbe contatti con nessun bambino sino all'età di andare a scuola e che questo lui lo aveva considerato determinante alla sua evoluzione. Ok ai giorni nostri questo è impossibile però fa capire quanto l'ambiente possa condizionare i bambini, dai genitori, agli insegnanti, al quartiere, alla religione, al paese d'origine....
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Vecchio 25-10-2008, 20.36.39   #12
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Rispondo come mamma , io non intervengo mai e dico MAI se non ce pericolo de vita ( de farsi male se intende) i bambini devono esere liveri de reagire , io ho credo si sia ben capito tre bambini de diverse eta 12 anni , 6 anni e mezzo e quasi 5 , (questo ultimo Autistico ) e sinceramente si sono sempre "arrangiati" con mamma e papa che comunque monitoravano la situazione, a volte bisogna capire se i bambini se sentono agrediti o meno quando le se dicono vervalmente queste coe, non sempre e cosi , ma dipende de la sensibilita , se al mio secondogento viene detto bruto lui se arravia e piange, se lo pichiano lui risponde difendendosi, al primogenito invece a parole se lo ofendono se mete a ridere che a la fine ci rimane male chi le dice, al piu picolo dipende cosa e con che tono vengono dette le parole , piange , e chiede la mamma, ma se lo menano lui se difende, quindi e molto soggetivo, forse la mamma stava insitando la figlia a reagire , certamente a quella eta e una cosa un po improbabile, ma sinceramente non me stranisco piu de tanto!!!!
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Quando le persone non riescono a fare qualcosa,
dicono che non puoi farla neanche tu.
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