Altra condizione è quella gia accennata della omologazione. Se prima non esisteva alcun veicolo per spostare le informazioni se non, come detto, la famiglia, e più in generale il “contatto umano”, in quanto punto fondamentale per la costruzione dei rapporti della società e per la edificazione delle stesse maglie sociali, ne segue che oggi il ruolo di “ leader”, capo branco – mediatico! – da quella deve attribuirsi alla televisione medesima. Da evidenziare poi che, talvolta in maniera eccessiva talaltra superficiale, chiunque ne viene condizionato e tanto per fare un esempio, potremmo citare le previsioni del tempo o, scherzosamente, l’oroscopo del giorno: chi non si ferma per ascoltarle o guardarle!?
Richiamando quanto sopra detto, il sistema di sistemi si presenta per questo come parte integrante e necessaria per il collegamento,per una realtà livellata. In tal modo non solo si esplica quel rapporto osmotico accennato, corrompendo così il naturale e per questo necessario confine tra gli habitat ed i complessi culturali ma si può ragionare in termini di Sistema, fatto di dati fluttuanti, che incide su un sistema più piccolo. L’uomo, appunto, bersagliato e fine ultimo della mescola del caleidoscopio. Ne segue l’in-fluenza, per l’appunto in combinazione negativa.
Di tradizioni secolari, infatti oggi, si fa fatica ad individuarne il limine. Non c’è una soglia vera e propria capace di definire un sistema X da un altro sistema Y. Tutto si spiega in un ambiente tremendamente reale di cui, ormai, abbiamo perso il perimetro, e proprio a causa della parvenza di realtà si fa fatica a distinguere ciò che serve da ciò che è superfluo. Gli usi o i costumi in questa dimensione appaiono privi di ogni carattere di distinzione.
L’inevitabile approccio che genera schemi di vita senza però permettere al “ contatto umano” di fornire il supporto esplicandosi nello scambio reciproco, crea da un lato sicuramente integrazione “ sul e nel territorio” ma allorché fittizia, ciò che ne deriva è soltanto
l’idea di integrazione. Quest’ultima, nella sua sostanza, potrebbe verificarsi, per quel che riguarda una società nel suo normale cammino evolutivo, solo nell’arco di secoli, smussando eventuali spigoli che avrebbero, altrimenti, la capacità di non permettere la convivenza univoca ed intra - sistemica.
Di talchè siamo testimoni e portatori, noi stessi, di una idea di società, “ vuota” e sostituita, come è, da altra creata direttamente dal flusso informativo. Una nuova società con nuovi “ utenti”, telespettatori è tutt’ora presente!
Per concludere, tornando al film “ Quinto potere”, c’è una scena che potrebbe mostrarci una eventuale via d’uscita. Si tratta sempre del “ profeta dell’etere” Howard Beal, in una delle sue trasmissioni.
Egli pur conscio della problematica che quel sistema concepisce nonché del fatto che egli stesso ormai fa parte della sue maglie ridotte, nella veste di diffusore di un sentimento di ribellione, chiede ai propri telespettatori di alzarsi dalla poltrona, aprire la finestra ed iniziare ad urlare contro lo stesso sistema di cui, loro stessi erano sempre stati ignari.
Ebbene se sino ad allora avevano seguito come topi in trappola l’indottrinamento, la scena che il regista Lumet - gia a quel tempo, ricordo che era il ’76 - rende chiara ed entusiasmante vede l’utente uscire dal proprio loculo, affacciarsi alla finestra e nel rumore del temporale incalzante a mo di rottura della pace dei sensi, trasformarsi almeno per quell’istante “ urlatore “.
Spartaco che spezza le catene, nato da e in una nuova consapevolezza.
Se quell’urlo lo si potesse far divenire oggi non soltanto consapevole ma anche costante in qualsivoglia aspetto della vita, sarebbe un bel passo avanti ma, deludente ammetterlo, con la società di oggi non credo si verificherà molto presto!
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