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Vecchio 28-04-2009, 15.03.58   #1
Edera
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Predefinito Volontariato

Questo è il mio primo post.
Avrei un sacco di cose su cui chiedere opinioni e pareri ma ho scelto quest'argomento perchè è uno di quelli presenti anche in pratica nella mia realtà e quindi che mi dà più da pensare.
Sto passando un periodo parecchio pesante, di scelte e cambiamenti dolorosi che non potevo più rimandare. In questo tempo ho dato ascolto a un desiderio che covo fin da quando sono piccola cioè il volontariato. Lavorando e non avendo la possibilità di partire per i paesi del terzo mondo come desideravo da bimba ho fatto un corso per diventare volontaria ospedaliera presso l'ospedale civile e ora sono all'inizio del mio servizio (ho scelto la casa di riposo).
E' un impegno che mi porta via due ore alle settimana quindi non tantissimo ma mi sono sorti un sacco di dubbi a riguardo.
Ho riflettuto sulla natura della mia scelta e credo che chi compie questo percorso, lo fa per aiutare più se stessi che gli altri (me compresa). Personalmente ho voluto fare quest'esperienza per vedere da vicino la vecchiaia, la morte e la malattia e raccogliere impressioni e sensazioni da elaborare dentro di me. Insomma il mio è un tentativo di compresione di quello che ci succede mentre viviamo, è qualcosa di utile per me.
Però ho delle domande, dei dubbi... Sopprattutto sull'utilità di quello che facciamo... Cioè fare compagnia a chi è solo, chi è malato ha davvero un senso per noi e per il 'malato' a livello spirituale?
O si tratta solamente di una baracconata dell'ego per farci in qualche maniera sentire più buoni, per distogliere l'attenzione dai nostri veri demoni e limiti?
QUello che sto facendo vale davvero, mi farà maturare o mi farà prendere un abbaglio rimpolpando inutilmente la mia personalità? In che misura lo spirito si cala su quest'esperienza?
E rispetto agli altri? che affetto fa il nostro aiuto sulla loro strada, sulla loro evoluzione personale?
Non so più nulla
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Vecchio 28-04-2009, 16.15.48   #2
Uno
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Edera, tutto ha un senso, dipende come lo facciamo, perchè lo facciamo etc...
Se lo fai perchè ti senti in colpa (è un esempio eh) o perchè ti senti buona e brava il risultato non sarà dei migliori, anche se magari quei signori e signore lo stesso potranno avvantaggiarsi della tua compagnia.
La miglior cosa sarebbe farlo per il gesto in se, non per quello che scaturirà, perchè quest'ultima condizione presuppone che ci sia aspettativa da parte tua o di chi riceve l'attenzione e che tu in qualche maniera vuoi accontentare.
Fare il bene non sempre coincide con l'accontentare la persona che lo riceve, non sempre coincide con il sentirsi felici, anche se poi in un secondo momento ci darà qualcosa di buono.

Ho sintetizzato una risposta al volo, però ci tornerò volentieri perchè l'argomento fini e modi è una pietra miliare per chi vuole muoversi nella spiritualità.
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Vecchio 29-04-2009, 09.15.32   #3
Edera
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Grazie mille Uno della risposta.
Ci ho riflettuto ieri sera e credo di poterti rispondere in coscienza così:
Non è una scelta dettata dall'esigenza di sentirmi buona e brava, questo posso affermarlo con una certa sicurezza.
Meno sicura invece sono riguardo l'aspettativa e cioè:
Mi aspetto qualcosa da questo percorso? La risposta è sì, mi aspetto un insegnamente di ordine spirituale, o comunque dei dati in più rispetto a quelli che avevo quando non osservavo da vicino la morte e la vecchiaia.
Perchè l'esigenza che ho sentito dentro, la molla è stata proprio questo, guardare da vicino queste tappe esistenziali e trarne degli spunti di riflessione per il mio percorso. Quindi da questo punto di vista io ho un'aspettativa, va bene? Va male? E' un'illusione? Non lo so ancora.
Però devo aggiungere un'altra cosa. Io tendo a considerare normale aiutare quando si può chi è in difficoltà, per esempio se avessi la possibilità di partire per l'Abruzzo un pò di giorni lo farei senza esitazione, ma non per gratificazione personale piuttosto perchè ho la convinzione ( una convinzione mentale) che la solidarietà tra esseri umani sia alla base dell'universo e di qualsiasi percorso spirituale, mi sembra un movimento 'spontaneo' e anonimo, spoglio di legami affettivi tra chi dà e chi riceve.
E' anche vero che non sempre fare il bene significa accontentare, anzi nei rapporti personali più stretti succede che fare il bene coincide proprio col non accontentare l'altro e smaltire personalmente una buona dose di sofferenza, almeno questa è la mia esperienza ed è proprio il momento che sto vivendo. Ne verrà del bene? Lo spero e sento che è così, nel frattempo 'tengo botta' (resisto)
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Vecchio 29-04-2009, 09.34.43   #4
Edera
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Perdono ho dimenticato di aggiungere un particolare.
Prima di mettere in pratica questa scelta personale(legata agli affetti), sapendo che ne sarebbe derivato un periodo davvero duro, alla sera nelle mie preghiere ho iniziato a dire:"Dio, dammi la forza di seguire la mia strada, sostienimi nella mia decisione, in cambio ti prometto di restituire il bene a chi è più in difficoltà di me". Da qui l'idea del volontariato che rappresenta anche una sorta di alleanza che ho stretto con l'Universo e con la mia parte divina per avere più forza e affrontare me stessa e i miei limiti. (Leggendola scritta sembra un follia pure a me )
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Vecchio 30-04-2009, 17.10.25   #5
dafne
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Perdono ho dimenticato di aggiungere un particolare.
Prima di mettere in pratica questa scelta personale(legata agli affetti), sapendo che ne sarebbe derivato un periodo davvero duro, alla sera nelle mie preghiere ho iniziato a dire:"Dio, dammi la forza di seguire la mia strada, sostienimi nella mia decisione, in cambio ti prometto di restituire il bene a chi è più in difficoltà di me". Da qui l'idea del volontariato che rappresenta anche una sorta di alleanza che ho stretto con l'Universo e con la mia parte divina per avere più forza e affrontare me stessa e i miei limiti. (Leggendola scritta sembra un follia pure a me )

A me sembra molto bello invece, al di là di tutti i ragionamenti filosofici e teologici mi sembra che in te ci sia la voglia di metterti in gioco, di capire, cercare.

Non ho esperienza di volontariato se non per brevissimi sprazzi e mai con gli anziani che, lo ammetto, mi mettono in difficoltà, ma credo che sia un buon modo per cercare dei contatti dentro di te con l'Universo.

E bon, le aspettative ce le abbiamo tutti..o quasi ...la cosa più importante, per me almeno, è riuscire ad esserne sempre consapevoli.

Magari un giorno, se ti và, potresti racontarci qualcuno dei tuoi pensieri, le riflessioni che hai avuto avvicinandoti alla vachiaia (e alla morte)..a me stà cosa, ad esempio, ho scoperto che mi fà una fifa blu..

dafne non è connesso  
Vecchio 30-04-2009, 20.10.46   #6
Ray
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Non è una scelta dettata dall'esigenza di sentirmi buona e brava, questo posso affermarlo con una certa sicurezza.
Meno sicura invece sono riguardo l'aspettativa e cioè:
Mi aspetto qualcosa da questo percorso? La risposta è sì, mi aspetto un insegnamente di ordine spirituale, o comunque dei dati in più
Beh, a me sembra già parecchio bene così, soprattutto visto che l'aspettativa è conscia. Inoltre è comunque molto di più dellla stragrande maggioranza dellle persone che popolano il mondo del volontariato, che un po' conosco.

Certo, bello sarebbe non farsi aspettative mai, anche perchè la loro presenza almeno un minimo toglie a quel che potresti dare (dato che sei lì attenta a prendere) e quindi toglie anche in proporzione al ricevere. Credo sia un qualcosa a cui tendere, che sia o meno raggiungibile.

Poi si potrebbe dire qualcosa più a carattere generale riguardo il volontariato in se... che ha del positivo e del negativo a mio avviso.
Ritengo che un determinato livello di solidarietà sociale e umana dovrebbe far parte dell'equipaggiamento di ognuno, dovrebbe essere automatico. Il fatto che invece esista il volontariato e che sia necessario organizzarlo la dice lunga. Non ci occupiamo di chi abbiamo vicino, per un motivo o per l'altro, o non abbastanza lo fanno.

Un aspetto negativo è che, come tutto, viene sfruttato. Si sa che ci sono molte organizzazioni e servizi che si reggono sul volontariato, ovvero che se non dosponessero una certa quota di volontariato non potrebbero vivere. Questo nasconde una contraddizione per la quale a volte capita che ii volontari "portino via" lavoro a qualcuno. In pratica cè chi sfoggia un servizio di qualità tot a un prezzo tot e lo può fare solo perchè una quota non la paga.
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Vecchio 02-05-2009, 15.29.32   #7
RedWitch
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.........
Ci ho riflettuto ieri sera e credo di poterti rispondere in coscienza così:
Non è una scelta dettata dall'esigenza di sentirmi buona e brava, questo posso affermarlo con una certa sicurezza.
Meno sicura invece sono riguardo l'aspettativa e cioè:
Mi aspetto qualcosa da questo percorso? La risposta è sì, mi aspetto un insegnamente di ordine spirituale, o comunque dei dati in più rispetto a quelli che avevo quando non osservavo da vicino la morte e la vecchiaia.
Perchè l'esigenza che ho sentito dentro, la molla è stata proprio questo, guardare da vicino queste tappe esistenziali e trarne degli spunti di riflessione per il mio percorso. ..
Come Ray, penso che sia già bene così, ovvero, se ti rendi conto di cercare delle risposte attraverso questo percorso, sei cosciente di non dare perchè ti ritieni "buonissima" e in grado di aiutare tutti, ma perchè puoi anche trarne qualcosa di buono per te (in questo ci vedo del sano egoismo), e questo mentre comunque ti muovi verso l'altro... lo trovo molto bello, anche se consciamente o meno ci aspettiamo un ritorno se lo facessimo tutti, il mondo andrebbe sicuramente molto meglio di come va..

Poco tempo fa mi sono trovata a dovermi muovere in un grande ospedale della mia città e ho incontrato nei corridoi una volontaria che mi ha aiutata a trovare il laboratorio che cercavo, accompagnandomici. Un piccolo gesto, ma che ho apprezzato, qualunque fosse il motivo per cui lei era là a fare volontariato prestava comunque il suo tempo e la sua opera per qualcosa di buono ..

Se hai voglia Edera, poi anche a me piacerebbe conoscere i risvolti di questa tua nuova esperienza. E in bocca al lupo.
RedWitch non è connesso  
Vecchio 04-05-2009, 10.00.53   #8
Edera
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Grazie a tutti per le risposte, sono davvero importanti, questa esperienza del volontariato mi crea un sacco di contrasti e di domande, confrontarmi con voi mi è di grande aiuto.
Cerco di rispondere un pò a tutti.
Quest'esperienza sicuramente implica lo sforzo di mettermi in gioco e come ha scritto Dafne, mettersi in gioco usando le proprie forza in genere è positivo e aiuta a crescere. Aggiungo che fin'ora ho sempre vissuto un pò nell'ombra evitando di affrontarmi veramente e con poca volontà negli intenti (sia essi di lavoro o altro) e quindi è anche un allenamento per la mia costanza nel portare a termine gli impegni.

Come dice Ray l'aspettativa nel volontariato non dovrebbe esserci, almeno in teoria e questo non è affatto facile. Vi posso dire che fin'ora nella mia breve esperienza ho trovato sia degli aspetti negativi che positivi.
Quello che non mi è piaciuto è stato l'atteggiamento di fondo di molti volontari che si rivestono di un aura buona o santa, alcuni mi danno l'impressione di fuggire da se stessi e dal proprio male rifugiandosi in quello degli altri, in genere queste persone quando si avviciano all'ammalato o al sofferente parlano un sacco di sè e il rapporto diventa una condivisione di 'sfighe' più che un contatto dove uno porta sollievo a quello più in difficoltà, come se mostrare all'altro le proprie magagne personali servisse in qualche modo a consolarlo, della serie : tu stai male ma sto male pure io quindi..
Ecco secondo me il volontariato non è questo. Forse può apparire un pò duro e cinico ma il volontario deve essere in grado di rimanere 'in piedi' di fronte al dolore dell'altro e non venire risucchiato dal vortice. Quindi più che parlare c'è da ascoltare, più che da lagnarsi c'è da sorridere e se non è il caso di sorridere (perchè la situazione è davvero grave) meglio una mano sopra la sua e silenzio secondo me.
E poi quest'aurea di buonismo di cui qualcuno di autoriveste mi urta un pochino ( non sono proprio buonissima eh ). Detto questo credo che in ogni caso (filosofia a parte) il gesto di dare e fare qualcosa per qualcuno possa portare sempre del bene e venire apprezzato come scrive Redwitch nel suo contatto con la volontaria ospedaliera.
Scriverò un altro post per riportarvi invece ciò che di buono e di importante ho capito fin'ora, altrimenti temo di dilungarmi troppo in questo.
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Vecchio 04-05-2009, 10.23.53   #9
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La cosa più importante che ho capito per me stessa fin'ora.
Queste persone in punto di morte o con qualche anno davanti spesso passano gli ultimi giorni a lamentarsi, arrabbiati col mondo, con se stessi e amareggiati. Come se la vita fosse scappata di mano, come se non l'avessero vissuta come avrebbero potuto. C'è chi è arrabbiatissimo col figlio che l'ha messo in ospizio (comprensibilissimo), chi rimane muto in un triste silenzio, chi invece ha ancora voglia di parlare e di scambiare qualcosa. Molto dipende secondo me da come hanno passato la loro vita e dalle scelte che hanno fatto. Secondo me chi ha avuto il coraggio di scegliere per sè e ha vissuto intensamente ha da raccontare e condividere, è meno triste, quelli invece che hanno solo subito le scelte (per imposizione di carattere religioso, sociale ecc)spesso sono arrabbiatissimi.
Cosa posso pensare io? Penso che dovrei scrollarmi da molte cose inutili e vivere i miei 27 anni in modo pieno non delegando a nessuno le mie scelte, affrontando le responsabilità che derivano. Mi piacerebbe arrivare alla fine, guardami indietro e non avere rimpianti, non dire 'ah se avessi fatto, ah se avessi detto'.
Vorrei riuscire a sentirla tutta questa vita, nel bene e nel male, esperirla degnamente e non farmi scappare nulla perchè io ho ancora questa possibilità e i vecchietti che vado trovare al giovedì no. Non voglio restare giovane per sempre, non voglio arrivare bella alla vecchiaia, desidero solo fare la mia strada e guardami allo specchio sapendo di aver fatto il possibile pur coi miei limiti (che sono grandi.)
A livello puramente emozionale, escludendo la mente e la critica, stare a contatto con anziani in condizioni assai infelici (specialmente quelli che non ragionano più)
mi commuove molto. Stringo loro le mani e sento tanto amore dentro di me, amore verso quel corpo che non funziona più, che si sta consumando, e la sensazione ( a volte presentuosa consapevolezza, a volte fragile speranza) che dietro quella carne malata pulsi l'essenza di un'anima dignitosa, un'anima forte che non teme la malattia e scavalca la morte. In quei momenti ciò che io propriamente o impropriamente chiamo 'la mia parte divina' ha uno scossone, un brivido, un barlume che si riconosce e si specchia nell'altro, così malato, così vecchio e così diverso.
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Vecchio 26-05-2009, 11.28.15   #10
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Continua la mia esperienza di volontariato.
A volte mi è più facile, altre più difficile e devo applicare un pò di volontà, devo forzarmi un pochino.
Pensavo che questo forzarmi potrebbe essermi utile per allenare un pochino la volontà e non mollare alla prime difficoltà come ho fatto spesso in passato.
Il problema più che gli anziani sono gli altri volontari e le animatrici che secondo il mio parere si rivestono di un'aurea salvifica fuori luogo. Lo so, è un mio limite, alla fine loro sono là come lo sono io e questo mio pensiero presuppone un certo sentirsi superiori di fondo. Ma davvero a volte di fronte a certi atteggiamenti dei volontari come quello di passare il tempo a lamentarsi delle proprie magagne personali con gli ospiti mi saltano un pò i nervi. Ma non si dovrebbe portare il sorriso dove non c'è? Non possiamo raccontare barzelette in dialetto veneto??? Cioè che senso ha rimembrare le sfortune della vita e farne oggetto di contatto con gli altri?
A sto punto è meglio fare volontariato seguendo persone incapaci di intendere e di volere almeno si eludono tutta una serie di meccanismi poco utili. Grazie a chi mi aiuterà a capire e superare i miei limiti.
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Vecchio 26-05-2009, 11.50.09   #11
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Continua la mia esperienza di volontariato.
A volte mi è più facile, altre più difficile e devo applicare un pò di volontà, devo forzarmi un pochino.
Pensavo che questo forzarmi potrebbe essermi utile per allenare un pochino la volontà e non mollare alla prime difficoltà come ho fatto spesso in passato.

Si si... come allenamento è ottimo, un pò meno lo sarà come risultato, ma c'è un tempo per tutto.
Quote:

Il problema più che gli anziani sono gli altri volontari e le animatrici che secondo il mio parere si rivestono di un'aurea salvifica fuori luogo.
Lo so, è un mio limite, alla fine loro sono là come lo sono io e questo mio pensiero presuppone un certo sentirsi superiori di fondo.

No, no, questo è un loro limite, lo è tuo solo se ci perdi troppo nel vedere questa cosa, se la osservi con distacco è solo esperienza
Quote:

Ma davvero a volte di fronte a certi atteggiamenti dei volontari come quello di passare il tempo a lamentarsi delle proprie magagne personali con gli ospiti mi saltano un pò i nervi. Ma non si dovrebbe portare il sorriso dove non c'è? Non possiamo raccontare barzelette in dialetto veneto??? Cioè che senso ha rimembrare le sfortune della vita e farne oggetto di contatto con gli altri?

Dipende sempre dalla consapevolezza. Se io vedo un anziano che si piange addosso e so che può trarne vantaggio gli "sbatto" in faccia miserie altrui, eventualmente anche le mie. Se questo serve per dargli una carica ben venga. Se invece so che gli serve solo per compiacersi e poi ricominciare con il suo piagnisteo cerco un'altra tattica.
Se il tutto è fatto inconsapevolmente allora si, quelle persone non dovrebbero fare volontariato, non come supporto morale almeno, dovrebbero limitarsi a mansioni fisiche
Quote:

A sto punto è meglio fare volontariato seguendo persone incapaci di intendere e di volere almeno si eludono tutta una serie di meccanismi poco utili. Grazie a chi mi aiuterà a capire e superare i miei limiti.
Come detto sopra se non si riesce ad agire consapevolmente si, è meglio che queste persone svolgano mansioni più che altro fisiche, che sia a persone coscienti o in stato vegetativo poco importa. Al contrario per chi vuole autoconoscersi è importante mettersi alla prova dove c'è un particolare tipo di interazione.
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Vecchio 26-05-2009, 11.57.24   #12
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Dipende sempre dalla consapevolezza. Se io vedo un anziano che si piange addosso e so che può trarne vantaggio gli "sbatto" in faccia miserie altrui, eventualmente anche le mie. Se questo serve per dargli una carica ben venga. Se invece so che gli serve solo per compiacersi e poi ricominciare con il suo piagnisteo cerco un'altra tattica.
Grazie mille Uno.
In effetti non avevo mai pensato al gesto di raccontare le mie miserie in modo consapevole per ottenere un risultato, fin'ora l'avevo solo evitato. Ma vista così può diventare un'arma, l'importante da quello che ho capito è raggiungere l'obiettivo, dare una carica all'altro, giusto?
L'importante è che io rimanga consapevole del meccanismo..
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Vecchio 26-05-2009, 12.20.08   #13
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Grazie mille Uno.
In effetti non avevo mai pensato al gesto di raccontare le mie miserie in modo consapevole per ottenere un risultato, fin'ora l'avevo solo evitato. Ma vista così può diventare un'arma, l'importante da quello che ho capito è raggiungere l'obiettivo, dare una carica all'altro, giusto?
L'importante è che io rimanga consapevole del meccanismo..
E che all'anziano (ma anche a chiunque incontriamo nella vita, non solo nel volontariato) serva realmente per riprendere coraggio e forza, non per godere del male altrui e comunque non per aspettare il prossimo "pasto" energetico tipo sanguisuga.
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Vecchio 26-05-2009, 14.45.44   #14
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non per godere del male altrui e comunque non per aspettare il prossimo "pasto" energetico tipo sanguisuga.
Forse è bruttino da dire ma credo che questo succeda nella maggior parte dei casi che ho visto fin'ora nei rapporti volontario/anziano o ammalato.
Ma ho visto anche una cosa bella e utile, c'è un signore che viene da fuori con una piccola orchestra a festeggiare i compleanni dentro l'ospizio, fa ballare gli ospiti, sorride sempre e butta letteralmente un pò di colore ovunque. Ecco questo mi è sembrato molto positivo e realmente utile. (Imparerò a ballare il liscio, sì sì )
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Vecchio 10-09-2009, 18.37.46   #15
dafne
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Mi intrufolo in questa discussione perchè domani avrò a che fare per 14 ore con un anziano signore,non è volontariato (anche se con quello che mi danno praticamente lo rasento..ghgh) ma sarà un'esperienza comunque simile a quella di cui parla Edera..Stasera sono passata al negozio dove stà con la figlia di pomeriggio per incontrarlo, in realtà già c'eravamo visti ma non si ricordava bene, e già stasera mi sono accorta del mucchio di fango che ha smosso...e sono stati solo 20 minuti..
Pazienza, calma, attesa... ...sarà un bel match per la mia lingua iperattiva e la mia inquietudine cronica.

Farò appello a tutta la mia simpatia e pregherò che sia in giornata buona (è un signore piuttosto simpatico) già ho visto che verso la fine della conversazione aveva iniziato a ravanare nei ricordi, buon segno, o mi dovrò inventare qualcosa per non lasciare troppi spazi vuoti di silenzio.
14 ore possono essere mooooolto lunghe

Non so come si fà a farlo per mestiere, domani avrò maggiori informazioni.

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Vecchio 11-09-2009, 10.09.30   #16
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Ciao Dafne,
dalla mia esperienza vedo che tutti gli anziani vivono continuamente nel passato, quindi ravanare nei ricordi è buona tattica per instaurare un dialogo. Non so se avete la confidenza necessaria visto che non vi conoscete bene, io in casa di cura leggo loro un libro in dialetto veneto che racconta usi e costumi di un tempo e li vedo coinvolti e partecipi. In bocca al lupo
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Vecchio 12-09-2009, 23.33.30   #17
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Solo come volontaria lo posso fare, giornata lunghissima, non passava mai, per fortuna che siamo usciti due volte ma ci sono stati momenti in cui mi sono sentita davvero a disagio.
Quando gli è venuto un mometo di magone e mi si sono intorcolate le viscere come quando mio figlio piangeva per le coliche. L'impotenza di fronte al dolore, la paura di non saperlo gestire.

Soprattutto ho percepito il disagio nel momento in cui m'è sembrato di avere a fianco mio padre. Uno schiaffo. Non avevo mai realmente pensato alla loro vecchiaia, non mi sono mai veramente sofermata sull'inevitabile decadenza e morte.
Terribile.

Sono rientrata a casa e a mia mamma che mi aspettava con i bimbi ho detto solo
"ti proibisco di invecchiare!"

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Vecchio 12-09-2009, 23.44.10   #18
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Solo come volontaria lo posso fare, giornata lunghissima, non passava mai, per fortuna che siamo usciti due volte ma ci sono stati momenti in cui mi sono sentita davvero a disagio.
Quando gli è venuto un mometo di magone e mi si sono intorcolate le viscere come quando mio figlio piangeva per le coliche. L'impotenza di fronte al dolore, la paura di non saperlo gestire.

Soprattutto ho percepito il disagio nel momento in cui m'è sembrato di avere a fianco mio padre. Uno schiaffo. Non avevo mai realmente pensato alla loro vecchiaia, non mi sono mai veramente sofermata sull'inevitabile decadenza e morte.
Terribile.

Sono rientrata a casa e a mia mamma che mi aspettava con i bimbi ho detto solo
"ti proibisco di invecchiare!"

I vecchi tornano bambini e vicino a loro, mi è capitato più volte, avverto grande tenerezza, li ho accarezzati come si fa con i bimbi, gli ho raccontato storie di oggi e loro mi hanno raccontato storie di ieri, quello che sempre mi ha colpito è la stanchezza di vivere, momenti in cui ti dicono di essere stanchi, troppo stanchi per lottare e allora si arrendono...è quello il momento che li perdi, si allontanano da te, vanno in altra direzione, parlano con la loro mamma, con gli angioletti biondi che vedono lì vicino, sono momenti strani, non di paura ma di sconcerto, sono alle soglie della vita, il loro sguardo va oltre e ti sussurrano parole dolci per non farti preoccupare, si perdono dietro i loro sogni, dietro immagini che solo loro vedono e tu sei fuori, escluso, solo, mentre loro sono in compagnia e sorridono
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Vecchio 12-09-2009, 23.57.42   #19
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I vecchi tornano bambini e vicino a loro, mi è capitato più volte, avverto grande tenerezza, li ho accarezzati come si fa con i bimbi, gli ho raccontato storie di oggi e loro mi hanno raccontato storie di ieri, quello che sempre mi ha colpito è la stanchezza di vivere, momenti in cui ti dicono di essere stanchi, troppo stanchi per lottare e allora si arrendono...è quello il momento che li perdi, si allontanano da te, vanno in altra direzione, parlano con la loro mamma, con gli angioletti biondi che vedono lì vicino, sono momenti strani, non di paura ma di sconcerto, sono alle soglie della vita, il loro sguardo va oltre e ti sussurrano parole dolci per non farti preoccupare, si perdono dietro i loro sogni, dietro immagini che solo loro vedono e tu sei fuori, escluso, solo, mentre loro sono in compagnia e sorridono
Devo dire che questo signore è ancora piuttosto presente a se stesso, viaggia molto nei ricordi e mi ha raccontato vecchie storie inframezzate però da fulmini alla vicina del piano di sopra rompiscatole e commenti molto poco angelici su alcune signore che giravano per il parco

Vedi come ognuno di noi però assorbe le cose in modo differente, nei momenti in cui si è perso lontano (si ci sono stati) a me non è venuta voglia di accarezzare, nè ho avuto il senso della fragilità ma piuttosto mi sono messa in disparte come si fà quando qualcuno s'immerge profondamente nei suoi pensieri e non vuoi disturbarli.

La vecchiaia ti obbliga alla lentezza, nei movimenti e nelle parole e lo sforzo che genera ogni cosa ti porta a ridurre movimenti e parole allo stretto necessario.
Questo porta inevitabilmente al silenzio, alla stasi, cose che ancora mi spaventano moltissimo, anche con lui come con mio nonno lo guardavo per quei mometi che è rimasto davanti a una finesta chiusa e mi chiedevo..ma che guardi?

Un'altra cosa curiosa sono i ricordi. Vividi quelli di 70 anni fà, confusi quelli del giorno prima, non è una cosa davvero strana?
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Vecchio 13-09-2009, 00.14.22   #20
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Devo dire che questo signore è ancora piuttosto presente a se stesso, viaggia molto nei ricordi e mi ha raccontato vecchie storie inframezzate però da fulmini alla vicina del piano di sopra rompiscatole e commenti molto poco angelici su alcune signore che giravano per il parco

Vedi come ognuno di noi però assorbe le cose in modo differente, nei momenti in cui si è perso lontano (si ci sono stati) a me non è venuta voglia di accarezzare, nè ho avuto il senso della fragilità ma piuttosto mi sono messa in disparte come si fà quando qualcuno s'immerge profondamente nei suoi pensieri e non vuoi disturbarli.

La vecchiaia ti obbliga alla lentezza, nei movimenti e nelle parole e lo sforzo che genera ogni cosa ti porta a ridurre movimenti e parole allo stretto necessario.
Questo porta inevitabilmente al silenzio, alla stasi, cose che ancora mi spaventano moltissimo, anche con lui come con mio nonno lo guardavo per quei mometi che è rimasto davanti a una finesta chiusa e mi chiedevo..ma che guardi?

Un'altra cosa curiosa sono i ricordi. Vividi quelli di 70 anni fà, confusi quelli del giorno prima, non è una cosa davvero strana?
Sì, hai ragione, i vecchi hanno comportamenti strani a volte e il senso della lentezza e nei movimenti e nelle parole l'ho provato anch'io.
La differenza di reazioni dipende anche dalla confidenza che hai con la persona anziana, io la conoscevo benissimo e gli volevo bene, non era mio padre ma era come se lo fosse...ed era molto attento a non darmi fastidio, mi chiedeva spesso scusa della sua vecchiaia, era davvero tenero, 95 anni, un bambino che voleva tornare dalla mamma persa in giovane età, che dire Daf, le sue parole sembravano venire di lontano, dal mondo sul quale si stava affacciando, e vedeva intorno a sè un angioletto biondo che gli sorrideva e la mamma che lo tranquillizzava dicendogli che lo stava aspettando...
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Vecchio 14-09-2009, 09.51.50   #21
Edera
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Giovedì una degli ospiti della casa di riposo mi ha fatto un regalo splendido. Stavamo leggendo loro un brano in dialetto molto simpatico e alla battuta finale una signora molto vecchia che ho sempre visto serissima e tristissima ( al punto da farmi dubitare fosse presente alla realtà) è esplosa in una risata fragorosa, di quelle vive, quasi da lacrime agli occhi. Credo di non averla mai vista prima di allora muovere un muscolo facciale se non per accennare qualche sommesso sorriso di circostanza.
E' strano vedere un essere umano molto anziano ridere in quel modo genuino e spontaneo (e ovviamente sano)... In genere non li vedo mai ridere al massimo sorridere ma sembra più un'impostazione. E' stato molto, molto bello
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Vecchio 14-09-2009, 10.05.38   #22
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Perchè gli anziani non ridono quasi mai?
Ok sarà perchè non c'è niente da ridere visto che non vedono più futuro e solo la morte vicina.. Ma mi chiedo se sia possibile arrivare a quella soglia conservando la capacità di ridere. Fa così bene ridere sinceramente e senza freni, secondo me c'è un potere dietro la risata che va oltre il semplice sentirsi bene o essere allegri. Mi dà l'idea di un qualcosa che riesce a lavare via, a purificare.
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Vecchio 15-09-2009, 11.06.53   #23
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Non saprei, comunque si, la risata è vita. Me ne rendo conto quando sbotto a ridere dopo un periodo lunghetto di arrabbiatura...è come riprendere aria dopo un'apnea...
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Vecchio 15-09-2009, 23.04.13   #24
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Giovedì una degli ospiti della casa di riposo mi ha fatto un regalo splendido. Stavamo leggendo loro un brano in dialetto molto simpatico e alla battuta finale una signora molto vecchia che ho sempre visto serissima e tristissima ( al punto da farmi dubitare fosse presente alla realtà) è esplosa in una risata fragorosa, di quelle vive, quasi da lacrime agli occhi. Credo di non averla mai vista prima di allora muovere un muscolo facciale se non per accennare qualche sommesso sorriso di circostanza.
E' strano vedere un essere umano molto anziano ridere in quel modo genuino e spontaneo (e ovviamente sano)... In genere non li vedo mai ridere al massimo sorridere ma sembra più un'impostazione. E' stato molto, molto bello
Non so ma farai volontariato in qualche casa per anziani...e lì c'è poco da ridere, i vecchi si sentono abbandonati, soli in mezzo a tutti vecchi come loro, la mente si rattrista, ogni volta che si guardano è come se si specchiassero nella loro realtà, l'unico pensiero che incombe è la morte, non fanno più parte di una vita sociale, famigliare che li faccia sentire utili in qualche modo! Il sorriso dei vecchi sono i volti giovani come il tuo, come quelli dei loro nipoti che magari vedono solo in fotografia, il sorriso mesto è nel ricordo di un passato ricco di presenze scomparse, di amici andati, di figli persi nel mondo.
Quando avevo due persone anziane con me il difficile era trovare il modo di farli ridere ed ho capito che quello che più li divertiva era il racconto di fatti quotidiani di gente che conoscevano, il racconto delle prodezze dei nipoti o dei cagnolini che allora erano cuccioli!
La risata spontanea, quella che viene da dentro gli faceva bene, riuscivano a rasserenarsi e i loro volti ringiovanivano come per magia, il potere di una bella risata allegra era migliore di una medicina per l'ansia o la depressione, cui era soggetta particolarmente lei
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Vecchio 30-12-2009, 00.59.51   #25
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La vita è cioè che accade mentre aspettiamo che accada.

Un mare di notte, una nuvola di fiato nel freddo, miliardi di pulviscoli luminosi in controluce d’estate. Il primo morso di una pesca a giugno, due castagne in autunno, un raggio di sole lungo il muro. Ho osservato i fili della luce disegnati di nero sul cielo e ho pensato che le rondini in primavera se ne staranno così, appollaiate sopra mentre ci guarderanno passare, una strada, sempre la stessa dall’alba al tramonto, persi in mille pensieri, tutti importanti e tutti inventati.
Stasera tra tanti ne ho conosciuto uno che non può parlare : ‘Sto per morire’ Mi ha scritto. Sapevo che era vero e non gli ho risposto niente.
Poi abbiamo guardato fuori in silenzio, tutto era bellissimo.

Volevo condividere questo con voi, l'ho messo qui spero vada bene.
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