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Vecchio 06-06-2009, 20.29.07   #1
andrea89
Pensa di allungare la permanenza
 
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Predefinito La pace interiore

Premessa: scrivo per la prima volte in questa sezione del forum perchè desiderei trattare con tutti voi un argomento che mi "prende" in prima persona.

Di seguito riporto una piccola "parabola" se così vogliamo chiamarla, che quando la ho letta mi ha davvero toccato e fatto capire tante cose:

Dio mi dia la forza di cambiare le cose che posso cambiare.

Dio mi dia la serenità di accettare le cose che non posso cambiare.

Dio mi dia la saggezza di distinguere le une dalle altre.


Purtroppo la maledetta società odierna ci impronta solo ed unicamente su di una visione materiale dimenticando che l'essere umano è costituito da 3 elementi ovvero corpo, mente e cuore.

Non di facele trattamento il discorso ma mi sto sempre più rendendo conto di quanto bisogni alimentare tutti questi componenti lavorandoci sopra ogni singolo giorno per stare davvero bene. Comprendo che può, anzi è davvero molto molto difficile ma solo ora che mi sono deciso di cambiare davvero (sono cose lunghe non pensate che si fa da un giorno all'altro ma in mesi e anni) posso dirvi che è una cosa meravigliosa vedere ogni piccolo proprio traguardo arrivare!!!

Meglio stare in pace dentro oppure avere un fisico da urlo?... fidatevi è inutile avercelo perchè alla fine quel che resta di noi è l'anima e dobbiamo lavorare più possibile su di questa usando il corpo come mezzo per ottenere ciò e quindi mnatenendolo in salute (senza eccedere da nessuna delle due parti).

Bè vi ho esternato una parte di me stesso che sentivo di condividere con delle persone come voi...

Ora potrei continuare ancora molto con il discorso ma credo ci sia già molto "in pentola" per cui credo sia meglio analizzare prima questi punti...
Andrea
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Vecchio 06-06-2009, 23.09.40   #2
Ray
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Dio mi dia la forza di cambiare le cose che posso cambiare.

Dio mi dia la serenità di accettare le cose che non posso cambiare.

Dio mi dia la saggezza di distinguere le une dalle altre.

L'unico modo di avere la terza è conoscersi... chissà se anche le prima due arrivano di conseguenza.
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Vecchio 06-06-2009, 23.41.23   #3
stella
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Penso anch'io che sia molto importante l'equilibrio delle nostre parti perchè serve poco puntare soltanto su una di essere trascurando le altre.
E per avere o raggiungere questo equilibrio è necessario lavorare cambiando in meglio ciò che possiamo migliorare ma anche accettare serenamente ciò che non possiamo cambiare, come dice l'aforisma che hai citato e che conosco bene.
E' su questo punto che spesso si può fare confusione perchè ci sono cose che possiamo cambiare ma non vogliamo ammetterlo perchè ciò richiederebbe mettersi in discussione e spesso si chiude il discorso dicendo a se stessi e agli altri "sono fatto così che ci posso fare?" che significa non voler cambiare dove si potrebbe, perchè se si è abitudinari o dipendenti pisicologicamente da qualcosa o da qualcuno, anche un piccolo cambiamento è faticoso e può rivoluzionare la nostra vita.
Infine la saggezza di accettare ciò che veramente non possiamo cambiare di noi stessi, o del contesto in cui viviamo o altre cose che non dipendono da noi ma che se accettate serenamente dà la forza di viverle con uno stato d'animo diverso e non ostile o di rifiuto.
E per fare tutto questo è molto importante il lavoro interiore che porta a conoscerci ed accettarci e che ci farà trovare quella pace interiore ed esteriore che permette di vivere serenamente e sapendoci accontentare, aperti a quello che la vita ci mette davanti.
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Vecchio 07-06-2009, 00.16.20   #4
andrea89
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Condivido davvero in tutto e pertutto le tue parole stella!

Io stesso mi sono reso conto del perchè mentivo così spesso agli altri ma in primis a me stesso... alla fine tutti i nodi vengono al pettine e posso confermare che tutti i propri cambiamenti, anche i più modesti, sono assai faticosi da realizzare.
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Vecchio 07-06-2009, 12.06.46   #5
andrea89
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E' inutile cercare la pace chiudendosi in sè stessi perchè così certo si crede (raccontandosi una bugia) di essere davvero in pace ma in realtà non si ha lavorato nulla su di sè, bensì ci si allontana appunto dalla società e da tutto ciò che può influenzarci in qualsiasi campo perchè abbiamo paura di ciò.

Per ottenere la serenità non è un cammino tranquillo anzi!... bisogna lottare ogni singolo giorno con ansie e tutto ciò che ne deriva. Solo dopo molto tempo (anni) forse si riesce a concludere questo ITER ed arrivare alla vetta illuminata dove la quiete e tutti i nostri componenti sono in equilibrio.

Questo, almeno, è ciò che io ho capito.
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Vecchio 07-06-2009, 13.50.45   #6
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L'unico modo di avere la terza è conoscersi... chissà se anche le prima due arrivano di conseguenza.
Sono scritte in un ordine ben preciso le tre frasi...

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E' inutile cercare la pace chiudendosi in sè stessi perchè così certo si crede (raccontandosi una bugia) di essere davvero in pace ma in realtà non si ha lavorato nulla su di sè, bensì ci si allontana appunto dalla società e da tutto ciò che può influenzarci in qualsiasi campo perchè abbiamo paura di ciò.
Già... come uno che si ritira in convento e crede di aver trovato la pace dei sensi, poi esce per fare un viaggio perchè necessario e si accorge che mangia più dei pasti frugali che faceva in convento, si accorge che vorrebbe saltare addosso a tutte le ragazze che trova, si accorge che il primo che non risponde a tono avrebbe voglia di malmenarlo etc....
Finchè sei in un ambiente protetto di cui hai il controllo (fosse anche una piccola parte della tua mente) va tutto bene, ma prima o poi la saggia vita ti costringe ad aver a che fare con altri e quelli non puoi controllarli, allora ti accorgi che non puoi controllare l'ambiente (neanche se è un pezzettino della tua mente o il corpo) ma puoi e dovresti controllare te stessso in senso più ampio.


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Per ottenere la serenità non è un cammino tranquillo anzi!... bisogna lottare ogni singolo giorno con ansie e tutto ciò che ne deriva. Solo dopo molto tempo (anni) forse si riesce a concludere questo ITER ed arrivare alla vetta illuminata dove la quiete e tutti i nostri componenti sono in equilibrio.
Io non mi preoccuperei di cercar di capire come si mangia nella baita che c'è alla fine del sentiero, mi preoccuperei prima di cercare dove inizia il sentiero, poi di iniziare a percorrerlo e cercare di arrivare al panorama.... la fame che di conseguenza arriverà mi farà comunque sentir buono il cibo della baita.
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Vecchio 07-06-2009, 14.09.59   #7
andrea89
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Io non mi preoccuperei di cercar di capire come si mangia nella baita che c'è alla fine del sentiero, mi preoccuperei prima di cercare dove inizia il sentiero, poi di iniziare a percorrerlo e cercare di arrivare al panorama.... la fame che di conseguenza arriverà mi farà comunque sentir buono il cibo della baita.
Attualmente la tua parabola non riesco ad apprenderla del tutto, ovvero sono certo che quello che ho tratto ora da essa sarà completamente diverso da quello che mi "dirà e farà capire" quando andrò a rianalizzarla in futuro.

Comunque il cammino spero e credo di averlo capito dove inizia.
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Vecchio 07-06-2009, 14.53.24   #8
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Sono scritte in un ordine ben preciso le tre frasi...



Già... come uno che si ritira in convento e crede di aver trovato la pace dei sensi, poi esce per fare un viaggio perchè necessario e si accorge che mangia più dei pasti frugali che faceva in convento, si accorge che vorrebbe saltare addosso a tutte le ragazze che trova, si accorge che il primo che non risponde a tono avrebbe voglia di malmenarlo etc....
Finchè sei in un ambiente protetto di cui hai il controllo (fosse anche una piccola parte della tua mente) va tutto bene, ma prima o poi la saggia vita ti costringe ad aver a che fare con altri e quelli non puoi controllarli, allora ti accorgi che non puoi controllare l'ambiente (neanche se è un pezzettino della tua mente o il corpo) ma puoi e dovresti controllare te stessso in senso più ampio.

Ed allora, secondo te, adoperarsi ad un certo punto per trovare un'ambiente a noi congeniale, inteso anche intermini di amicizie, frequentazioni e posti in cui ci troviamo, è uno sforzo inutile oppure no?
E' ovvio che in un percorso di crescita ci si debba comunque confrontare con situazioni e persone con le quali non ci si trova in sintonia, ma ad un certo punto si sente anche il bisogno di cercare e limitare le frequentazioni in ambiti e con persone ben definite, escludendo o limitando al massimo possibile le altre (anche se ciò è estremamente difficile e rischioso):
può essere questa una "mossa" azzeccata o sarebbe meglio concentrarci solo su noi stessi in modo da poterci adattare e sopportare qualunque ambiente nel quale ci dovessimo trovare?
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Vecchio 07-06-2009, 15.08.13   #9
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Mettersi l'animo in pace o accettare sono sinonimi, di conseguenza la vera pace non è chiudersi in se stessi o in convento come dice Uno, ma accettare quello che ogni giorno la vita ci mette di fronte, smettere di voler cambiare o controllare l'ambiente circostante e cercare di ampliare noi stessi, "danzando" con esso.

Se in un mare in burrasca mi ostino ad andare contro le onde molto probabilmente ne verrò soffocato, se invece mi "abbandono" al mare, nel senso che nuoto in sincronia con le sue onde, sarò in pace.
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Vecchio 07-06-2009, 15.20.01   #10
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Ed allora, secondo te, adoperarsi ad un certo punto per trovare un'ambiente a noi congeniale, inteso anche intermini di amicizie, frequentazioni e posti in cui ci troviamo, è uno sforzo inutile oppure no?
E' ovvio che in un percorso di crescita ci si debba comunque confrontare con situazioni e persone con le quali non ci si trova in sintonia, ma ad un certo punto si sente anche il bisogno di cercare e limitare le frequentazioni in ambiti e con persone ben definite, escludendo o limitando al massimo possibile le altre (anche se ciò è estremamente difficile e rischioso):
può essere questa una "mossa" azzeccata o sarebbe meglio concentrarci solo su noi stessi in modo da poterci adattare e sopportare qualunque ambiente nel quale ci dovessimo trovare?
Sicuramente per l'ultima domanda saperci adattare al maggior numero di ambienti possibili denota un raggio d'azione maggiore e quindi possibilità maggiori di espressione per il proprio essere.

Per la prima domanda invece credo che la vita ci metta già di fronte all'ambiente più indicato per noi e la nostra crescita in questo dato momento, intento tutti, dal primo all'ultimo, colleghi, amici, partner, famigliari, etc... tutti hanno un "compito" se così vogliamo chiamarlo, e andare a cercarsi un ambiente diverso il più delle volte significa raccontarsela e fuggire da ciò che è veramente importante. Con questo non voglio dire che se una persona è veramente odiosa dobbiamo per forza telefonarle e incontrarla ogni giorno, l'importante è essere sinceri con noi stessi e se sentiamo che una data persona ci provoca ancora attrito significa che abbiamo ancora qualcosina da "imparare" da lei, e fuggire sarebbe un peccato (nel senso di pecca, perdita). Per noi stessi.

Scusa se ho risposto anch'io, ho visto quel "secondo te" rivolto a Uno..
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Vecchio 07-06-2009, 15.52.07   #11
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Sicuramente per l'ultima domanda saperci adattare al maggior numero di ambienti possibili denota un raggio d'azione maggiore e quindi possibilità maggiori di espressione per il proprio essere.

Per la prima domanda invece credo che la vita ci metta già di fronte all'ambiente più indicato per noi e la nostra crescita in questo dato momento, intento tutti, dal primo all'ultimo, colleghi, amici, partner, famigliari, etc... tutti hanno un "compito" se così vogliamo chiamarlo, e andare a cercarsi un ambiente diverso il più delle volte significa raccontarsela e fuggire da ciò che è veramente importante. Con questo non voglio dire che se una persona è veramente odiosa dobbiamo per forza telefonarle e incontrarla ogni giorno, l'importante è essere sinceri con noi stessi e se sentiamo che una data persona ci provoca ancora attrito significa che abbiamo ancora qualcosina da "imparare" da lei, e fuggire sarebbe un peccato (nel senso di pecca, perdita). Per noi stessi.

Scusa se ho risposto anch'io, ho visto quel "secondo te" rivolto a Uno..
Figurati, anzi grazie per la risposta

Sono senz'altro d'accordo quando dici che la vita ci mette davanti in un'ambiente utile per la crescita, poi sta a noi sfruttarlo al meglio o limitarsi a prendersela con questo o con quello, rischiando addirittura di bruciare quel poco di buono che abbiamo fatto o finendo per comportarci in modo molto simile alle persone che criticavamo...
Solo che a volte capita di attraversare fasi di solitudine estrema,( non so , magari è capitato anche a te) non nel senso di mancanza di contatti con il resto del mondo, ma nel senso di mancanza di familiarità o di assonanza con la maggior parte delle persone che ci si trova a frequentare, quindi uno spera sempre di trovare qualcuno con il quale essere più in sintonia o con il quale si abbia meno paura ad aprirsi.
E' come se la sera tutti i tuoi amici andassero in posti in cui tu non hai molta voglia di andare, però ti chiedi "si vabbè non vado ma che mi metto a fare'"

Magari se capitasse di progredire maggiormente si potrà essere forti e temprati da non sentire più questo bisogno, quando si è, invece, in una specie di terra di mezzo è un momento piuttosto critico; alla fine, forse, sono proprio questi i momenti tra i più decisivi di tutta la faccenda.
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Vecchio 07-06-2009, 16.53.38   #12
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La prima che mi viene in mente è: Scire, Potere, Tacere.
La prima è conoscere .. e ora la vedo come consocescere se stessi.
Se la frase è quella che intendevi, non gli avevo mai dato questo senso e apre tante altre considerazioni. Ma non voglio sviare il discorso e vorrei fermarmi alla prima che è l afase della base.
__________________
Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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Vecchio 07-06-2009, 23.27.11   #13
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Ed allora, secondo te, adoperarsi ad un certo punto per trovare un'ambiente a noi congeniale, inteso anche intermini di amicizie, frequentazioni e posti in cui ci troviamo, è uno sforzo inutile oppure no?
E' ovvio che in un percorso di crescita ci si debba comunque confrontare con situazioni e persone con le quali non ci si trova in sintonia, ma ad un certo punto si sente anche il bisogno di cercare e limitare le frequentazioni in ambiti e con persone ben definite, escludendo o limitando al massimo possibile le altre (anche se ciò è estremamente difficile e rischioso):
può essere questa una "mossa" azzeccata o sarebbe meglio concentrarci solo su noi stessi in modo da poterci adattare e sopportare qualunque ambiente nel quale ci dovessimo trovare?
Io non ci trovo nulla di male nel voler confrontarsi con persone che abbiano i nostri stessi interessi, e quindi trovare un ambiente a noi congeniale, anche se credo che sia una cosa abbastanza naturale farlo.. chi ha interessi comuni (qualunque, sia il calcio, la cucina o la Ricerca) secondo me si "cerca" , per una specie di legge di similitudine.. assonanza o come lo vogliamo dire, qualcosa che unisca e faccia da collante. Un esempio pratico che mi viene in mente, a me piacciono i lavori di decoupage o oggettstica fatta a mano.. recentemente ho scoperto che esistono una serie di blog dedicati a queste cose, e in "comunicazione" tra loro, ovvero si conoscono via web, si scambiano consigli, tutorial etc.. stessa cosa per tanti argomenti che mi è capitato di cercare nel web per curiosità personale..o come puo' essere Ermopoli stessa.. l'errore che ho visto in me è stato ad un certo punto di pensare che tutto quel che esulasse dai miei interessi dovesse essere tagliato alla radice, quindi vecchie amicizie con cui mi pareva di non avere più nulla in comune. Per una fetta è stato così, ma mi sono accorta che c'era anche una fetta da salvare, e che anche se con determinate persone non parlo di spiritualità, questo non toglie che mi possano arricchire e che io possa stare bene con loro ed imparare cose che altrimenti mi sarebbero precluse. Credo che alla fine la cosa importante sia non chiudersi in una "elite" di persone e basta... poi come si diceva ci pensa la vita ovviamente, ci sono persone che non si puo' evitare di incontrare colleghi, compagni di università o che altro, ma per quelli che si possono scegliere, non escluderei a priori tuttti quelli che non sentiamo in sintonia .. sarebbe anche una grossa presunzione, almeno per come l'ho vissuta su di me..

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Dio mi dia la forza di cambiare le cose che posso cambiare.

Dio mi dia la serenità di accettare le cose che non posso cambiare.

Dio mi dia la saggezza di distinguere le une dalle altre.

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La prima che mi viene in mente è: Scire, Potere, Tacere.
La prima è conoscere .. e ora la vedo come consocescere se stessi.
Se la frase è quella che intendevi, non gli avevo mai dato questo senso e apre tante altre considerazioni. Ma non voglio sviare il discorso e vorrei fermarmi alla prima che è l afase della base.
Non ho ben capito il tuo collegamento con le tre frasi iniziali Sole, quelle che aveva inserito Andrea, mi spiegheresti per favore?

Successivamente a quanto ha scritto Uno, a me verrebbe da dire che l'ordine preciso che hanno non sono nient'altro che le fasi del Lavoro da fare su di sè.. a me colpiscono gli aggettivi moltissimo.. "la forza per cambiare, la serenità per accettare e la saggezza di distinguere", che potrebbero anche essere associate alle fasi della vita, la forza in gioventù, la serenità in età adulta, e la saggezza sul viale del tramonto, nella vecchiaia. In linea di massima se una persona riuscisse a vivere in questo modo, dovrebbe arrivare a compiere un percorso vivendo semplicemente ed in armonia, purtroppo soprattutto al giorno d'oggi è veramente difficile che sia così. Un percorso evolutivo allora, potrebbe rimettere le cose in sesto, per poter vivere una vita in equilibrio e poi chissà..

Se tu hai associato la prima delle frasi al conoscere sè stessi (ma non sono certa che intendessi questo), credo anche io che per poter cambiare sè stessi si debbe partire dalla conoscenza di sè, almeno iniziare a conoscersi per poter cambiare le cose che non vanno e cche possono essere cambiate..
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Vecchio 08-06-2009, 00.09.07   #14
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Solo che a volte capita di attraversare fasi di solitudine estrema,( non so , magari è capitato anche a te) non nel senso di mancanza di contatti con il resto del mondo, ma nel senso di mancanza di familiarità o di assonanza con la maggior parte delle persone che ci si trova a frequentare, quindi uno spera sempre di trovare qualcuno con il quale essere più in sintonia o con il quale si abbia meno paura ad aprirsi.
E' come se la sera tutti i tuoi amici andassero in posti in cui tu non hai molta voglia di andare, però ti chiedi "si vabbè non vado ma che mi metto a fare'"
Si sono momenti che capitano a tutti quelli che Cercano, ci si sente "fuori dal mondo", si cerca di far "silenzio" intorno a se per iniziare a sentire quella vocina interiore che altrimenti è sempre sovrastata dal rumore circostante...

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Magari se capitasse di progredire maggiormente si potrà essere forti e temprati da non sentire più questo bisogno, quando si è, invece, in una specie di terra di mezzo è un momento piuttosto critico; alla fine, forse, sono proprio questi i momenti tra i più decisivi di tutta la faccenda.
Sono quei momenti in cui si inizia a riconoscere quali sono le cose che realmente vogliamo e quali invece facciamo perchè imposte dall'esterno, o per emulazione, o semplicemente per un ripetere meccanico. In questa "terra di mezzo" non ci si lascia più muovere dall'esterno, ma non si ha ancora sufficiente forza per muoversi da soli, dall'interno. Per quello bisogna come dici tu "fissare" questi momenti di risveglio e non lasciare che una volta passati si ricada nel sonno.
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Vecchio 08-06-2009, 00.18.23   #15
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Non ho ben capito il tuo collegamento con le tre frasi iniziali Sole, quelle che aveva inserito Andrea, mi spiegheresti per favore?

.
Non hai capito, e non hai torto, perchè ho letto male io la frase di Uno, scambiando frasi con fasi per cui andavo cercando altro, anche se comunque un collegamento ci potrebbe stare.
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Vecchio 08-06-2009, 10.33.06   #16
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E' inutile cercare la pace chiudendosi in sè stessi perchè così certo si crede (raccontandosi una bugia) di essere davvero in pace ma in realtà non si ha lavorato nulla su di sè, bensì ci si allontana appunto dalla società e da tutto ciò che può influenzarci in qualsiasi campo perchè abbiamo paura di ciò.

Per ottenere la serenità non è un cammino tranquillo anzi!... bisogna lottare ogni singolo giorno con ansie e tutto ciò che ne deriva. Solo dopo molto tempo (anni) forse si riesce a concludere questo ITER ed arrivare alla vetta illuminata dove la quiete e tutti i nostri componenti sono in equilibrio.

Questo, almeno, è ciò che io ho capito.

può essere un inizio,può essere una via.
ma concordo sul fatto che se non c'è apertura verso la società di fatto è una via che involve piuttosto che far evolvere.
Insomma inizialmente per "trovare se stessi" la chiusura verso l'esterno è basilare (di cui il convento potrebbe essere una rappresentazione). Gesù stesso andava spesso in solitudine nei dialoghi con il padre anche seralmente dopo una giornata di predicazione.
penso che l'importante sia camminare con cuore puro e Umiltà.
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Vecchio 08-06-2009, 11.01.25   #17
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può essere un inizio,può essere una via.
ma concordo sul fatto che se non c'è apertura verso la società di fatto è una via che involve piuttosto che far evolvere.
Insomma inizialmente per "trovare se stessi" la chiusura verso l'esterno è basilare (di cui il convento potrebbe essere una rappresentazione). Gesù stesso andava spesso in solitudine nei dialoghi con il padre anche seralmente dopo una giornata di predicazione.
penso che l'importante sia camminare con cuore puro e Umiltà.
Mi pare che ti stia contraddicendo Stefano.. prima dici che serve l'apertura verso la società altrimenti si involve e poi dici che all'inizio è basilare la chiusura.. che poi, convento a parte, come si potrebbe fare avendo una vita comune (e non di clausura) a chiudersi completamente?

Non sono d'accordo sul discorso della chiusura iniziale, anzi se mai la vedo una fase successiva, e non attuabile completamente a meno di un isolamento, ma questo forse è soggettivo
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Vecchio 08-06-2009, 17.55.12   #18
andrea89
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Saper leggere sè stessi senza mentirsi è la prima cosa da fare...
Basti pensare quanti sentendo l'odore di un buon cibo credino di avere fame invece è solo la loro mente che li inganna perchè prima di quel buon profumino la fame non la sentivano minimamente (il problema dell'obesità a livello mondiale è la testimonianza di ciò, persone che non sanno quando è la mente ad imporgli di fare qualcosa e nessuna forza nel metterla a tacere).
La seconda è lavorare sulle tre componenti cercando nel limite delle proprie capacità e forze di equilibrarle al meglio (cosa difficilissima e su cui ho appena cominciato a lavorare).

Siccome l'occhio umano tende sempre a scrutare maggiormente gli altri invece che sè stessi... ho notato che un pò tutti nel ritmo e consuetudini giornaliere, tendono a separare in maniera molto marcata durante la giornata il tempo dedicato ad ogni singola parte (mente cuore e anima)(per esempio che di mattina tendono ad alimentare ed ascoltare solo la mente, pensando di fare ciò che fanno perchè lo vogliono loro... mentre alla sera il cuore per capirci...)

Non bisogna cercare di lottare per cambiare le situazioni ma lavorare su di sè al fine prima di accettarle e poi di "sfruttarle" al meglio senza buttar via energie inutili sul tormentarsi o arrabbiarsi perchè è successa una cosa che comunque non possiamo cambiare.

Ora mi rendo conto che le persone con cui ho legato meno nella vita sono proprio quelle che potevano darmi molto (inteso come lavoro per migliorare dei miei aspetti) e non avrei dovuto allontanarle bensì stare ancor di più in contatto con loro!!!

In questi giorni mi comincio a sentire una persona diversa ed è una sensazione stupenda... con tutto che lotto l'interò dì dentro il mio essere...

Ultima modifica di andrea89 : 08-06-2009 alle ore 18.03.16.
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Vecchio 08-06-2009, 19.09.41   #19
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Mi pare che ti stia contraddicendo Stefano.. prima dici che serve l'apertura verso la società altrimenti si involve e poi dici che all'inizio è basilare la chiusura.. che poi, convento a parte, come si potrebbe fare avendo una vita comune (e non di clausura) a chiudersi completamente?

Non sono d'accordo sul discorso della chiusura iniziale, anzi se mai la vedo una fase successiva, e non attuabile completamente a meno di un isolamento, ma questo forse è soggettivo
cerco di spiegarmi meglio.
hai presente il 3d di Uno ove parla di 3 attenzioni e 2 silenzi?
ecco legandomi ad esso la chiusura cui mi riferisco è una sorta di silenzio interiore.
alcuni la ricercano nella vita monastica o di clausura.
ciò da un certo punto di vista la rende più semplice rispetto al frastuono quotidiano.

andando oltre tale Contatto e livello va saputo (a mio avviso) applicare alla vita quotidiana per renderci davvero completi.

non parlo di "chiusura completa"
parlo di momenti di silenzio interiore.
a quelli mi riferivo anche con la storia di Gesù.
per questo penso possa anche essere un inizio, un modo per conoscersi.
ma se quella conoscenza poi non viene messa alla "prova" rimane solo sulla carta e di fatto è una non-conoscenza.

sull'analisi mia personale mi sento di concordare totalmente con l'ultimo post di andrea89 che ringrazio per quanto ha riportato.
stefano non è connesso  
Vecchio 08-06-2009, 19.58.32   #20
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Ed allora, secondo te, adoperarsi ad un certo punto per trovare un'ambiente a noi congeniale, inteso anche intermini di amicizie, frequentazioni e posti in cui ci troviamo, è uno sforzo inutile oppure no?
E' ovvio che in un percorso di crescita ci si debba comunque confrontare con situazioni e persone con le quali non ci si trova in sintonia, ma ad un certo punto si sente anche il bisogno di cercare e limitare le frequentazioni in ambiti e con persone ben definite, escludendo o limitando al massimo possibile le altre (anche se ciò è estremamente difficile e rischioso):
può essere questa una "mossa" azzeccata o sarebbe meglio concentrarci solo su noi stessi in modo da poterci adattare e sopportare qualunque ambiente nel quale ci dovessimo trovare?
Gli assolutismi non sono roba per noi, ci sono momenti e momenti. Ci sono momenti per star da soli e momenti per immergersi nella massa, momenti per stare in "ambienti protetti" e momenti per mettersi alla prova (l'importante è che quel mettersi alla prova non sia bisogno di adrenalina e simili) e/o a cercare punti di vista diversi per un confronto sincero.

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Originalmente inviato da andrea89 Visualizza messaggio
Saper leggere sè stessi senza mentirsi è la prima cosa da fare...
Basti pensare quanti sentendo l'odore di un buon cibo credino di avere fame invece è solo la loro mente che li inganna perchè prima di quel buon profumino la fame non la sentivano minimamente (il problema dell'obesità a livello mondiale è la testimonianza di ciò, persone che non sanno quando è la mente ad imporgli di fare qualcosa e nessuna forza nel metterla a tacere).

Ci sono pure quelli che si sentono grassi anche se non lo sono... se la vogliamo dire tutta l'obesità a livello mondiale dipende dalla scarsità nutrizionale dei nuovi alimenti, è da un pezzo che penso di aprire il discorso, se riesco prima di cena (no forse è meglio dopo ) lo apro.
Quote:

per esempio che di mattina tendono ad alimentare ed ascoltare solo la mente, pensando di fare ciò che fanno perchè lo vogliono loro... mentre alla sera il cuore per capirci...
Ne hai osservata parecchia di gente eh...
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Vecchio 09-06-2009, 00.54.03   #21
andrea89
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Diciamo che ho osservato ciò che ho potuto vedere nelle circostanze che mi si sono presentate...

Comunque quelo che dice kael è davvero utilissimo per accettare tutto ciò che ci si presenta nella vita e quindi compiere il primo passo, bensì se si è convinti che nulla accade per caso ma che tutto abbia un senso (ed è vero che lo vogliamo credere o no) non si perde più tempo ed energie ad arrabbiarsi perchè le cose non vanno come noi vorremmo cercando disperatamente di cambiarle ma ci si concentra unicamente a capire perchp si sono manifestate nel bene e nel male.

Cercare di capire come iniziare il percorso non come ci si potrà sentire una volta arrivati
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Vecchio 09-06-2009, 11.20.17   #22
Edera
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Ed allora, secondo te, adoperarsi ad un certo punto per trovare un'ambiente a noi congeniale, inteso anche intermini di amicizie, frequentazioni e posti in cui ci troviamo, è uno sforzo inutile oppure no?
E' ovvio che in un percorso di crescita ci si debba comunque confrontare con situazioni e persone con le quali non ci si trova in sintonia, ma ad un certo punto si sente anche il bisogno di cercare e limitare le frequentazioni in ambiti e con persone ben definite, escludendo o limitando al massimo possibile le altre (anche se ciò è estremamente difficile e rischioso):
può essere questa una "mossa" azzeccata o sarebbe meglio concentrarci solo su noi stessi in modo da poterci adattare e sopportare qualunque ambiente nel quale ci dovessimo trovare?


Ciao Luke,
anche secondo me come ti hanno risposto gli altri, gli estremismi non portano a niente di buono però dalla mia esperienza posso dirti che è importante iniziare ad assecondare quella vocina interna che ti fa cercare persone e luoghi con cui ti senti più in sintonia... E' un pò come iniziare ad espandere una forma, se la soffochi o la limiti secondo me ti blocchi, poi magari torni a fare le stesse cose che facevi prima e a vedere le stesse persone però lo fai in modo diverso. Cioè se ci sono persone o luoghi che ti senti di voler 'esplorare' e altri che vuoi abbandonare secondo me è conveniente farlo(con criterio), se alla fine del viaggio si rivelasse inutile, la differenza sarebbe che l'hai scoperto da solo. Magari è un pò come un viaggio in tondo che ti fa arrivare allo stesso punto ma se non fai il viaggio quello che trovi lungo il percorso come fai a conoscerlo?
Isolarsi o chiudersi in un convento non è la soluzione ma nemmeno costringersi a frequentare luoghi o persone con le quali (al momento) ci sembra di non aver nulla da dire. Magari si parte, ci si allontana e quando torniamo scopriamo che a quelle persone possiamo dire un sacco di cose

Ultima modifica di Edera : 09-06-2009 alle ore 11.52.34.
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Vecchio 09-06-2009, 11.30.17   #23
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Ciao Andrea,
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Vecchio 09-06-2009, 11.51.40   #24
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Corretto, grazie
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Vecchio 09-06-2009, 12.11.23   #25
andrea89
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Mi sorge una domanda....
Una parte dell'aforisma da me citato riporta:
Dio mi dia la forza di cambiare le cose che posso cambiare.
Qusto significa che prima dobbiamo sempre indistintamente accettare tutto ciò che ci si presenta (ambienti, circostanze ecc) e poi valutare se possiamo cambiarlo mediante la nostra "forza" valutando se è un bene farlo o meno e se si è in grado ovviamente di realizzare il proprio intento.
Sbaglio?
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