Sulla struttura della Commedia sono stati scritti innumerevoli saggi e non mi riuscirà di rendere adeguatamente in poche righe la sua portata. Quindi mi limiterò a pochi accenni, cercando di dare solo una vaga idea.
Come credo tutti sappiano, la Commedia è composta da cento canti, suddivisi in tre cantiche da trentatre canti l'uno più uno iniziale introduttivo che tradizionalmente di pone all'inizio della prima cantica, l'Inferno. Seguono Purgatorio e Paradiso, per un totale di 14233 versi, tutti di undici sillabe e tutti rigorosamente in rima secondo una sequenza che è sempre quella in tutta l'opera. Se si legge un qualsiasi commentario si scoprono altre sorprendenti qualità, come ad esempio che tutte e tre le cantiche terminano con la stessa parola, che le parole vengono ripetute secondo certe regole eccetera. Ma forse è più interessante qui accennare ad altre proprietà, la cui scoperta si deve sempre a Carlo Signore, che ho già citato: il numero aureo (phi = 1,618), legato a doppio filo con molti esoterismi, salta fuori un po' dappertutto nella Commedia, addirittura il verso nr. 1618 casca al tredicesimo verso del tredicesimo canto. I versi che ho citato in precedenza (o voi ch'avete...) si trovano al 1143, 1144 e 1145 posto (1144 è un numero notevole, perchè è multiplo di 143 e del suo doppio) e al verso 5715 (ossia 1143 x 5) si trovano i versi seguenti:
Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
che 'l velo è ora ben tanto sottile,
certo che 'l trapassar dentro è leggero.
ossia un altro chiarissimo avviso del tutto simile al precedente.
Il numero di versi del purgatorio è uguale al numero dei primi sei libri dell'Eneide... scritta da Virgilio che guida Dante fino in cima proprio al Purgatorio.
Questi sono solo semplici esempi, se ne potrebbero portare moltissimi altri e probabilmente molte caratteristiche più o meno interessanti non sono ancora state scoperte. Quello che volevo far intravedere è la perizia necessaria ad un'opera del genere, che sembra costruita in ogni suo dettaglio tenendo conto di una geometria generale... un po' come una cattedrale.
Va ovviamente anche detto che tutti questi versi, così ben razionalmente incastrati, sono tutti ad un livello poetico probabilmente mai toccato sia prima che dopo da chicchessia e moltissimi passaggi sono di una bellezza, di una potenza e di un'efficacia tale da avere la capacità di muovere sentimenti e sensazioni come ben poche opere possono fare... come ad esempio può fare una cattedrale (non una qualunque a dire il vero).
Non mancano ovviamente le corrispondenze con le varie dottrine e scienze tradizionali, sia per via dell'unità dei Principi, come ho già detto, sia per qualche attenzione particolare che Dante ha voluto porre. Ed ecco che la Commedia può essere letta in chiave alchemica, le tre cantiche rappresenterebbero quindi le tre opere e, ad esempio, il passaggio di Dante sul corpo di Lucifero al centro della Terra, dove c'è l'inversione di gravità e direzione rappresenterebbe il famoso “rectificare” del vitriol. In altra chiave le prime due cantiche rappresenterebbero i piccoli misteri e la terza i grandi misteri, con il raggiungimento della “condizione adamitica” al paradiso terrestre alla fine del purgatorio... condizione che Gurdijeff chiamerebbe “Uomo5” e così via. Essendo un'opera iniziatica può essere letta con qualsiasi chiave tradizionale.
Ma la parte più importante riguarda l'affermazione che ho fatto all'inizio riguardo il suo funzionamento. La struttura della Commedia, frutto di una scienza tradizionale antichissima che lega Poeti Iniziati di ogni tempo e analoga a quella che potrebbe essere una scienza dei “costruttori” è tale da influenzare direttamente l'umano che la legge, la studia, la medita... insomma si sofferma in essa. La potenza/bellezza/efficacia dei versi per il cuore, il loro ritmo per il corpo, la dottrina misteriosa per l'intelletto sono composti in modo tale da agire direttamente sul Ricercatore, da fargli da “ambiente favorevole”... come una cattedrale.
E' questa, alla fin fine, la grande importanza dell'opera.