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Vecchio 31-08-2005, 13.18.15   #1
Era
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Predefinito Aspettative

ne abbiamo già parlato?
forse in termini diversi non ricordo......

mi sa tanto che più si nutrono aspettative
più si resta delusi......
l' aspettativa fa si che si arzigogoli su una situazione
accentuando i lati che più ci aggradano...
fantasticando...progettando...desiderando...
con questi presupposti ...non si sarà mai soddisfatti....

c'è poi l' altra aspettativa......
qualcosa non va...mi chiudo nel mio fare scontroso
e mi aspetto che l' altro/a comprenda cosa succede....
e ancora una... la peggiore secondo me.....
tutto o quasi va storto....non so come venirne fuori...
è mi aspetto (magari inconsciamente) che qualcuno
raddrizzi la mia vita....

azz ste aspettative che rovina che sono
che ne pensate?
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il coraggio di cambiare
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e la saggezza
di distinguere tra le une e le altre
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Vecchio 31-08-2005, 14.22.17   #2
Ray
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Concordo pienamente. L'aspettativa, in genere, la possiamo definire come la pretesa-richiesta (implicita o meno) che la realtà o gli altri siano come noi li vorremmo e non come realmente sono. Questo implica un certo rifiuto della stessa realtà che deriva dalla mancata capacità-voglia di reggerla. E' evidente che il problema sta tutto in chi si costruisce aspettative e niente in chi, consapevolmente o meno, non le soddisfa. Ovvero se mi capita di sentirmi "deluso" significa che prima devo per forza essermi "illuso", suo esatto contrario.

Si può approfondire:
accettare la realtà esterna implica una preventiva accettazione di quella interna, cioè io posso "reggere" le diversità altrui se mi conosco e mi accetto come sono (unica condizione dalla quale posso operare veri cambiamenti). Infatti si tende a non tollerare negli altri proprio ciò che non ci piace o temiamo di noi stessi, questo quando gli altri in qualche modo ce lo mostrano (ad es. i gelosi temono il loro desiderio di tradimento e non quello del partner, che magari non sussiste neanche).
Se così non fosse la constatazione dell'altrui caratteristica non provocherebbe un vissuto emotivo negativo persistente, ma al massimo una non condivisione.

Bell'argomento Era...
utile anche...
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Ray non è connesso  
Vecchio 31-08-2005, 20.09.27   #3
pluto
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è veramente un bell'argomento Era.....condivido ciò che dici e condivido anche ciò che dice Ray sì è proprio un bell'argomento.....non bisogna avere aspettative sugli altri e se si hanno problemi bisogna abituarsi a decidere, anche cose drastiche, ma decidere noi stessi...questo implica necessariamente avere una buon armonia con noi stessi con il nostro io....l'illusione che gli altri ci capiscano al volo.....o meglio indovinino i nostri pensieri...non esiste......
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Vecchio 01-09-2005, 10.58.56   #4
Kael
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Già la parola stessa denota la passività dell'azione: aspettare.
Aspettare cosa?
Aspettare che gli altri facciano come noi vogliamo?

Non conosco l'etimologia della parola, ma credo rimandi all'idea di "aspettare ad avere un certo tipo di vissuto interiore/sentimento" che potrà essere buono se le cose vanno come vogliamo noi, e cattivo se non vanno come vogliamo noi. Fintanto che non succede nulla, si aspetta.

L'esatto contrario di un atteggiamento che dovrebbe invece porci al di sopra delle cose, liberandocene in una certa misura, e diventando indipendenti. Ma se i miei stati emotivi interni dipendono dagli avvenimenti esterni, come faccio a dire di essere davvero libero?
E' il 'fuori' che deve condizionare il 'dentro', o dovrebbe casomai essere il contrario?

Come dice Ray, se sono in grado di accettare la realtà per quello che è, non ho bisogno di aspettare un ipotetico cambiamento, poichè la mia condizione è già un sentimento di accettazione incondizionata verso tutti/o.
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Vecchio 01-09-2005, 12.42.35   #5
Ray
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l'etimologia di aspettare viene da "ad-spicio" da cui anche auspicio, che contiene nel significato qualcosa legato alla "speranza". Quindi aspettare è propriamente attendere che si verifichi ciò che abbiamo previsto-sperato-preteso. Quindi è un attendere collegato ad un sentimento verso ciò che si attende, a differenza della semplice attesa che è volta a "scoprire" ciò che verrà.
A conferma di ciò che dice Kael
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Vecchio 01-09-2005, 15.24.19   #6
jezebelius
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Scusatemi, credo di non comprendere a pieno....!
Dite che la semplice " aspettativa " denota una passività - che si estrinseca in una inattività - mentre l'" attesa " rivela una attività che si muove verso la scoperta, quindi in questo caso si puo parlare di Attività non passiva?
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“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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Vecchio 01-09-2005, 20.19.50   #7
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Ecco, meno male che hai chiesto tu Jez
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Vecchio 02-09-2005, 11.29.03   #8
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Non mi sono espresso bene e ho causato una serie di dubbi. Sorry.

Mi riferivo solo all'etimologia della parola, in risposta a Kael, cercando di specificare meglio il concetto di aspettativa. Ho dovuto usare "attesa" per non ripetermi, anche se c'è una differenza reale di significato. Il tutto però ci ha portato fuori strada. Credo che Era volesse parlare delle aspettative nel senso psicologico del termine e, soprattutto dei loro deleteri effetti sull' equilibrio psichico.

Più che attivo-passivo e più che una faccenda temporale, la differenza che possiamo considerare tra "attesa" e "aspettativa" riguarda l'atteggiamento interiore che le denotano. Quando attendo non mi aspetto nulla, quindi non richiedo in alcun modo che gli altri o la realtà siano in un determinato modo (a me favorevole) ma "lascio" che siano come vogliono. L'attegiamento contrario, cioè la pretesa-richiesta che il mondo e le persone si adeguino alle mie aspettative (bisogni nel senso di dipendenze) deriva dalla incapacità/difficoltà di gestire il vissuto interiore relativo al fatto che, per esempio, gli altri non siano adatti/disponibili a fare da "supporto" alle mie inadeguatezze.

Quindi nel "stare a vedere" cosa succede continuo a prefigurarmi/augurarmi che le cose vadano in un certo modo, pre-costruendo e soprattutto pre-vivendo una realtà solo mia alla quale poi confronterò quella esterna, giudicandola in base a quanto assomiglia alla prima.

Va da se che un simile atteggiamento scarica sulla realtà e sugli altri la responsabilità delle mie inadeguatezze, che invece è solo mia. La realtà, lungi dal decidere di volta in volta se accontentarmi o no, si limita ad essere.

Aggiungo che la realtà si limita ad essere come noi l'abbiamo prodotta, nel senso di indirizzata. Quindi si può dire che, alla fin fine, i "delusi" provocano loro stessi, più o meno consciamente, la delusione delle loro aspettative. Questo fatto però, che a loro quasi sempre pare negativo perchè foriero di sofferenza, è l'esatto opposto e cioò il momento in cui possono essere maggiormente coscienti delle loro difficoltà e muovere per migliorarsi.
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Vecchio 02-09-2005, 16.07.53   #9
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Non avresti saputo spiegarlo con parole migliori...Ray.....
Grazie
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Vecchio 02-09-2005, 17.39.13   #10
Era
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troppi malintesi e delusioni....

in effetti bisognerebbe chiedersi...perchè?
perchè metto la mia vita nelle mani altrui?
perchè cio che l' altro fa mi deve limitare?
perchè sono triste...deluso...infelice se
l' altro non mi da ciò che mi serve?
qui sta il punto....guardare l' altro come responsabile
di ciò che mi accade....

non posso e non devo pretendere che da "fuori"
arrivi la mia serenità.....
l' unica aspettativa è nei miei confronti...
prendendo le mie responsabilità...i patemi....eccecc.
e modificare il mio essere "dipendente"...
e diventare un essere libero.....
si l' aspettativa/dipendenza è schiavitù....
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Vecchio 06-09-2005, 12.15.51   #11
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Predefinito Retta o Cerchio?

Paradosso..... aspettare un risultato provocato... o aspettare un risultato "casuale"?
Nel senso che utilizzando la stessa parola possiamo dare due valenze al discorso... e raffigurarla come retta o cerchio.... se aspettiamo un risultato che dipende solo da altri è una retta anzi un punto su una retta, se aspettiamo ciò che contribuiamo (non dobbiamo mai dimenticare di non essere soli e dover giocare sugli equilibri) a creare è un cerchio... aspettiamo ma allo stesso tempo ci muoviamo, agiamo per cui siamo l'inzio dell'aspettativa ma anche la sua fine...
So di non essermi espresso in maniera chiara (magari è uno spunto per qualcuno per espandere) ma adesso non arrivo ad altro.
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Vecchio 06-09-2005, 12.34.41   #12
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Predefinito Riferimento: Retta o Cerchio?

domanda-riflessione:
è possibile che un evento-risultato, una cosa qualsiasi, dipenda SOLO dagli altri? Ovvero, se io non centro per nulla con la produzione dell'evento significa che sono totalmente separato da esso, che non mi ci collego in nessun modo (due universi separati). E allora, come può questo evento anche solo riguardarmi? Figuriamoci poi coinvolgermi?
Possono due universi essere DEL TUTTO separati in un certo tempo e POI collegarsi?
Esistono due manifestazioni completamente separate le une dalle altre? E se ci sono, come faccio a saperlo?

...non so se è chiaro... a quest'ora sproloquio sempre...
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Vecchio 06-09-2005, 13.09.43   #13
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Predefinito Riferimento: Aspettative

non credo...se in qualche modo mi coinvolge...o mi tocca....
riguarda pure me....
in che modo non lo so...strani giochi?

a quest'ora sproloqui? azz damigiana di caffè per Ray
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Vecchio 19-09-2005, 00.01.08   #14
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Predefinito Riferimento: Aspettative

credo anche io, come Era, che in qualche modo la manifestazione riguardi anche me, pure se la stessa non è provocata da un mia azione ( diretta ).
Un incontro, in un certo momento,( anche se non al medesimo collegati ) puo servire per un fine....( nulla appartieme al caso ) solo che da un certo punto di vista si ha più difficoltà ( o meglio ci si trova nella ) ad attingere alle informazioni che riguardano il " Perchè " di quel
" breve "contatto.
La mia visione - ed è probabile che mi sbagli - si avvicina, quindi, ad una serie di cerchi concentrici in continuo movimento i quali, intersecandosi, creano un insieme all'interno del quale si puo possedere o meno la consapevolezza di quello che sta accadendo......
Che ho detto?
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Vecchio 20-09-2005, 10.40.40   #15
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Originalmente inviato da Ray
Possono due universi essere DEL TUTTO separati in un certo tempo e POI collegarsi?
Esistono due manifestazioni completamente separate le une dalle altre? E se ci sono, come faccio a saperlo?
Tu stai parlando di universo interno ed universo esterno vero?
Esistono anche se il confine è labile e mutabile... il mondo interno è quello del sogno (che sia mentre il corpo riposa o meno) e il mondo esterno è quello che normalmente è di relazione con gli altri (idem come sopra... mentre si è attivi fisicamente o meno) anche se è possibile interagire anche in un mondo individuale altrui.
Si capisce?
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Vecchio 20-09-2005, 11.27.45   #16
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Predefinito Riferimento: Due che diventa Uno

Citazione:
Originalmente inviato da Uno
Tu stai parlando di universo interno ed universo esterno vero?
Esistono anche se il confine è labile e mutabile... il mondo interno è quello del sogno (che sia mentre il corpo riposa o meno) e il mondo esterno è quello che normalmente è di relazione con gli altri (idem come sopra... mentre si è attivi fisicamente o meno) anche se è possibile interagire anche in un mondo individuale altrui.
Si capisce?
Si capisce benissimo... comunque no, non mi riferivo ad interno-esterno.
Visto che si parlava di aspettative, magagne psichiche che denotano una certa passività nei confronti della realtà, e visto che il livello della discussione era piuttosto elevato, ho cercato di riflettere-far riflettere sul fatto che non può esistere ALCUN evento di qualsiasi tipo che sia veramente scollegato un altro... perchè implicherebbe che questi eventi non avvengano nello stesso universo... quindi almeno uno, posto che esista, non mi riguarda.
Se tutto è collegato non ci si può permettere di demandare alcuna responsabilità per quello che ci accade... non si può prendersela con gli altri o la realtà per la manacata soddisfazione delle nostre aspettative.
Siccome eravamop già arrivati a questa posizione il ragionamento, nei miei macchiavellici intenti , doveva portare alla conclusione che la miglior cosa da fare con le aspettative di qualsiasi tipo è rinunciarvi e che detta rinuncia comporta la possibilità di agire veramente, smettendo di lasciarsi agire...

Vabbè ora ho detto... il tuo discorso si pone un po' più avanti di dove mi pareva fossimo in questa discussione. La questione onirica ed il suo "risveglio" IMPLICA la rinuncia alle aspettative e percorsi simili di "salute psichica". Almeno credo....
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Vecchio 24-12-2006, 02.14.01   #17
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Aggiungo che la realtà si limita ad essere come noi l'abbiamo prodotta, nel senso di indirizzata. Quindi si può dire che, alla fin fine, i "delusi" provocano loro stessi, più o meno consciamente, la delusione delle loro aspettative. Questo fatto però, che a loro quasi sempre pare negativo perchè foriero di sofferenza, è l'esatto opposto e cioò il momento in cui possono essere maggiormente coscienti delle loro difficoltà e muovere per migliorarsi.
Tiro su questa perchè penso ci siano ancora un sacco di cose da dire sull'argomento.

Se ribaltiamo il punto di vista fin qui tenuto (elloso, vi tocca rileggerla tutta) possiamo provare a sostenere l'opposto... e cioè che le aspettative si verificano SEMPRE.

Intendo dire che, al momento in cui mi faccio un'aspettativa in realtà ne faccio due. O non me ne faccio nessuna e attendo la realtà e magari mi muovo pure per modificare come posso le cose ed ottenere ciò che mi sono prefissato ma senza aspettative, oppure se me ne faccio, me ne faccio due opposte... una è quella che mi racconto, l'altra quella che voglio davvero. A volte, forse, possono pure coincidere, ma di solito mi dico di desiderare ciò che mi fa comodo però, caso strano, mi comporto esattamente nel peggiore dei modi per ottenerlo... (esempio la ragazza è stufa di me, la mia aspettativa irragionevole è che non sia stufa (?!?) e quindi la tampino così si stufa sempre di più)...

Ma quale è la aspettativa vera?
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Vecchio 25-12-2006, 23.08.42   #18
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Mentiamo a noi stessi?
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Vecchio 25-12-2006, 23.19.18   #19
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Mentiamo a noi stessi?
O facciamo di tutto per rifiutare di ascoltare e ascoltarCi... creando e alimentando la divisione che è in noi...
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Vecchio 25-12-2006, 23.37.28   #20
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Si...concordo pienamente con te!
Siamo imperfetti...e nella nostra imperfezione navighiamo sicuri! La risposta la conosciamo benissimo ...ma è molto meglio fingere che non sia così.
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Vecchio 26-12-2006, 11.18.56   #21
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Intendo dire che, al momento in cui mi faccio un'aspettativa in realtà ne faccio due. O non me ne faccio nessuna e attendo la realtà e magari mi muovo pure per modificare come posso le cose ed ottenere ciò che mi sono prefissato ma senza aspettative, oppure se me ne faccio, me ne faccio due opposte... una è quella che mi racconto, l'altra quella che voglio davvero. A volte, forse, possono pure coincidere, ma di solito mi dico di desiderare ciò che mi fa comodo però, caso strano, mi comporto esattamente nel peggiore dei modi per ottenerlo... (esempio la ragazza è stufa di me, la mia aspettativa irragionevole è che non sia stufa (?!?) e quindi la tampino così si stufa sempre di più)...

Ma quale è la aspettativa vera?
Significa che facciamo in modo di realizzare la nostra paura/aspettativa?
Ho paura che la mia ragazza mi lasci (perchè in fondo vedo il fatto che sia stufa), e mi comporto in modo che questo prenda corpo? Faccio sì che lei si stufi del tutto e mi lasci? Cerco l'esperienza dunque..

"Non voglio" ma "voglio", e faccio in modo di ottenere ... siamo in balia delle nostre divisioni in questo modo..

Ultima modifica di RedWitch : 26-12-2006 alle ore 11.21.45.
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Vecchio 26-12-2006, 15.53.35   #22
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Quando mi aspetto che qualcuno faccia qualcosa per me e non la fa rimango delusa. La delusione scatena in me una serie di pensieri e la seconda è rabbia e la terza perdo energia in pensieri inutili che rafforzano la delusione e la rabbia.
Se mi fermo ad analizzare perché mi sento delusa mi accorgo che non sono autosufficiente non mi basto ho bisogno di qualcuno di esterno che mi faccia sentire bene.
Analizzo perché ho bisogno che mi faccia sentire bene e mi accorgo che questo suo darmi attenzione va a colmare un mio vuoto. A questo punto devo scoprire che tipo di vuoto è da dove è derivato e cercare di riempirlo io e non demandare questo dovere agli altri.
Faccio un esempio mi aspetto che mio marito mi telefoni tutti i giorni dal lavoro se non lo fa mi sento delusa, da li scattano altri vari meccanismi e se sto attenta scopro molte cose di me, quante porte si aprono ai miei pensieri, e da li potrei anche vedere tante cose che non avevo mai preso in considerazione. Da una piccola cosa insignificante arrivano a me un sacco di informazioni sui miei moti interni. Posso vedere che come in un domino vanno a cadere in concatenazione un sacco di pedine. Ed io mi ritrovo a non essere più me stessa ma una serie di io che dicono la loro. Salta su l’io geloso e dice la sua, poi quello iroso che dice la sua, poi quello pigro che dice la sua, poi,poi, poi c’è ne è una serie infinita che urlano e fanno una confusione pazzesca e addio razionalità eccoci nel caos.
Se reagisco quindi do spazio a quanto detto sopra. Se non osservo bene e poi accetto, dalla delusione derivante mi ritrovo ad essere gettata nel caos sarò agita da tutti quegli io urlanti che insieme mi faranno fare qualcosa di molto istintivo, poco ragionato e senza cuore e tutto per una aspettativa delusa.
Questo è l’agire di chi non ha ben sviluppato un centro che possa dirigere quel caos di voci interne che si alternano nella nostra mente.
Perché mi aspetto da mio marito che mi telefoni? Cosa devo riempire con quella telefonata? La mia insicurezza? La mia paura? La mia gelosia? La mia arroganza? La mia importanza personale? Perché riverso su di lui ciò su cui invece dovrei Lavorare io? Più semplice dare la colpa all’altro di aver deluso le aspettative perché brutto e cattivo e vi vuole male. Mentre siamo noi che se non sappiamo amarci completamente cerchiamo negli altri quello che ci manca.
Inoltre se diamo spazio a quanto detto sopra ci troveremo ad avere il gatto che si morde la coda arriveremo a dirci che avevamo ragione e rafforzeremo in nostri problemi. Se faccio il contrario ovvero invece di lavorare su me cerco conferme del mio sentire le troverò tutte perché è quello che voglio trovare e rafforzerò in me tutte queste parti, ed invece che togliere loro potere le potenzierò.

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Significa che facciamo in modo di realizzare la nostra paura/aspettativa?
Ho paura che la mia ragazza mi lasci (perchè in fondo vedo il fatto che sia stufa), e mi comporto in modo che questo prenda corpo? Faccio sì che lei si stufi del tutto e mi lasci? Cerco l'esperienza dunque..

"Non voglio" ma "voglio", e faccio in modo di ottenere ... siamo in balia delle nostre divisioni in questo modo..
Dentro di noi sappiamo benissimo come e cosa agisce. Così facciamo in modo di crearci la condizione esatta che può portarci ad osservare qualcosa che ci è utile in quel momento.
In questo senso IO genero l'aspettativa7condizione7situazione che può portarmi a realizzare ciò che davvero Voglio.
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Vecchio 08-02-2007, 12.19.24   #24
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Io creo l’aspettativa così se la deludi ho il lasciappassare ai miei sensi di colpa per poter fare ciò che in realtà voglio ma non accetto di fare.
Ma poi siccome non accetto comunque, la risultante di quello che farò, sarà negativa affinché io possa prenderne atto?
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Vecchio 08-02-2007, 12.31.12   #25
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Io creo l’aspettativa così se la deludi ho il lasciappassare ai miei sensi di colpa per poter fare ciò che in realtà voglio ma non accetto di fare.
Non riesco a capire bene questa cosa Gri... io creo l'aspettativa nei confronti di un'altra persona, se questa mi delude, io soffro, mi arrabbio o altro, ma non riesco a vedere cosa c'entrino i sensi di colpa..
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