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-   -   La trasformazione della sofferenza (https://ermopoli.it/portale/showthread.php?t=2887)

Ray 25-04-2007 04.01.37

Citazione:

Originalmente inviato da Lion (Messaggio 33132)
Quindi una volta che ha occupato tutto lo spazio della bottiglia verde, o la si esprime facendola uscire e quindi diminuendo di volume oppure la si reprime. Non ci sono altre soluzioni?


Nel momento in cui si riesce a vederla crescere, e quindi a bloccarla prima che occupi tutto lo spazio, li cosa si può fare? Voglio dire anche se non ha occupato tutto lo spazio c'è comunque, quindi bisogna trasformarla per forza di cose, ma come? Pulendo casa???icon_mrgr: Porebbe essere una soluzione..

Se ha occupato tutto lo spazio vuol dire che è anche in parte uscita... noi ci accorgiamo di esperimere, se ce ne accorgiamo, quando stiamo già esprimendo. A questo punto impedirsi di esperimere o cercare di farlo è l'unico modo di iniziare ad osservare il meccanismo, come diceva Kael.

Se non ha occupato tutto lo spazio invece, come dici giustamente c'è, però non è detto che sia debba trasformarla per forza, come non è detto che si sia in grado di farlo.
Ma soprattutto non è detto che avere quell'emozione implichi per forza sofferenza. Anzi. Qui stiamo parlando di trasformare sofferenza, non necessariamente le emozioni, anche se può valere anche per quelle.

Se non occupa tutto lo spazio allora ho rabbia e non sono arrabbiato. Questa è la condizione che mi permette di osservare la rabbia. Da questa osservazione posso imparare molte cose sia su me che su di essa. Una di queste cose, ma ovviamente è soggettivo, è che, forse, posso tenermela li senza identificarmici e che non è detto che io ne debba soffrire. Ipoteticamente potrei trovarla piacevole e automaticamente sperare che non se ne vada (meccanismo molto più comune di quanto non si pensi). Posso anche osservare la sua tendenza ad espandersi in caso di altri stimoli e posso osservare che per tenerla circoscritta devo stare vigile... se mi dimentico di me si muove. Ecco un bel segnale per ricordarsi di se...

RedWitch 30-05-2007 16.01.05

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 33176)
Provo a specificare ancora meglio. Sopra ho detto che la magior parte della sofferenza è illusoria. Illusorio non significa che non esiste, semmai che non è reale, esiste ma è inutile. Ma io percepisco, percepisco eccome. E' come la classica oasi del deserto... la vedo, sono convinto che ci sia, ma non posso dissetarmi perchè è illusoria.
Il paragone regge anche se avanziamo nel discorso. L'oasi è l'immagine di un oasi che è da un'altra parte... una proiezione. Come l'ansia che lo è della rabbia. Devo arrivare all'oasi vera per bere.

Vorrei provare a vedere se ho capito con un esempio.

Quando vedo qualcosa su di me, che non accetto, il vederlo, mi fa provare ribrezzo, rabbia, e... soffro.
Una delle ultime cose che ho osservato è stata quella di vedermi incredibilmente pigra.. immobile davanti a tanti aspetti della vita. Quando l'ho realizzato per qualche giorno sono rimasta "paralizzata" nella sofferenza che provavo. Più soffrivo e meno mi muovevo, quindi la alimentavo , e si ingigantiva (sofferenza illusoria, che sento, percepisco ma di cui posso fare a meno)
Poi mi sono rimboccata le maniche, e ho cercato di iniziare a modificare questa situazione. Il risultato è stato che piano piano le cose cominciano ad essere diverse. Per modificare questa cosa in me fatico, le vado contro in qualche modo.. quello che resta se ho ben capito, è la sofferenza "vera".. quella "stanchezza" (non so definirla meglio, non so se rende l'idea) è la sofferenza del mio Essere, non di quella piccola parte di me, l'importanza che alla fine attribuisco a me stessa...

(chiedo scusa per il riferimento personale)

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