Dipendenze comportamentali
Amo perchè voglio/spero essere riamato
Aiuto perchè voglio/spero sentirmi importante Dormo perchè sono stanco di vivere la giornata Etc Etc.... Sono solo esempi quelli fatti, ma hanno in comune una cosa, il perchè... quando c'è un perchè in azioni naturali qualcosa non va, non intendo perchè in quanto motivo, intendo perchè come contropartita cercata. Non è che poi sia sbagliato neanche questo... altrimenti non potremmo neanche volere qualcosa... l'accento in quanto dipendenza (da titolo) lo metto sul fatto di essere preda di queste dinamiche allo stesso modo in cui lo siamo delle dipendenza fisiche viste nell'altra discussione. Intendo che se compiamo delle azioni per avere qualcosa in cambio ma non sappiamo di questa cosa oltre che non ottenere spesso quello che incosciamente cerchiamo alimentiamo una nostra meccanicità che ci fa stare male in diverse maniere. |
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Bella discussione Uno, puo' essere intesa dipendenza comportamentale anche analizzare continuamente le nostre azioni,secondo te?
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Chiaramente.... non mi rendevo conto di aiutare (o mettere davanti a me, sempre.. rende meglio..) gli altri per un fine... Ma il fine c'era... volevo essere accettata. Avevo così tante insicurezze da dover per forza cercare, negli altri, un punto di riferimento , "se mi accettano gli altri.. valgo qualcosa..." Solo che.. mi sfinivo. E non arrivavo a niente.... e le insicurezze aumentavano... e stavo sempre peggio. Ho dato vita a questo meccanismo per parecchi anni... e quando non ce la facevo piu'... era il mio fisico a fermarmi forzatamente.. con delle violente crisi di panico. Solo nel momento in cui, ho capito.. grazie a qualcUno (fiori.gif ) che ... aver bisogno di aiuto.. e accettare una mano tesa, non era sbagliato.. che non dovevo essere io sempre e comunque quella forte ... qualcosa è cambiato... cercavo in me.. una perfezione che non poteva esistere... E.. diventa pericoloso.. |
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Quindi è una finta volontà la nostra, perchè anzichè volere, siamo voluti. Capita sovente di percepire come nostre volontà (voler mangiare, voler bere, voler vedere la propria ragazza) dei semplici "bisogni". Ci arrivano... non siamo noi a crearli. Quante cose, crediamo di volere, e invece sono loro a volere noi? |
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quindi praticamente siamo schiavi!? |
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Anch'io in compagnia di Red e Black...
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fiori.gif abbraccio: abbraccio: |
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fiori.gif La Volontà.. muove le montagne Oggi... ne sono assolutamente certa.... :wow: |
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Reddina, ci aiuteremo a vicenda, siamo tutti qui per crescere.
Grazie della letterina...fiori.gif |
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La vera volontà implica sempre una decisione. Ad esempio, per restare terra terra, io posso desiderare una fetta di torta (quindi la voglio, no?) ma decidere di non mangiarla perchè sono a dieta. In questo caso voglio mangiarla o non mangiarla? O magari tutte e due? In realtà non sono io a volere la torta... è un mio desiderio nato da un impulso... non ho deciso nulla... ancora nulla. Quando mi si presenta questo desiderio (volontà finta) devo appena decidere come comportarmi... se assecondare il desiderio (identificarmi con esso) e quindi volere mangiarla o decidere di oppormi ad esso, scegliendo di volere non mangiarla. Il discorso, più o meno, è applicabile anche a situazioni più complesse... siete daccordo? Penso che il discorso iniziale di Uno, tuttavia, fosse un po' diverso... mirasse all'azione (anche amare è un'azione) disinteressata come alternativa alla dipendenza... |
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"Penso che il discorso iniziale di Uno, tuttavia, fosse un po' diverso... mirasse all'azione (anche amare è un'azione) disinteressata come alternativa alla dipendenza"
credo anch'io Ray.... per anni ho portato rancore "disinteressato".....che contaminava ogni mio sentimento..... per camuffarlo...lo chiamavo amore..... ho amato tante persone...gli amici...i compagni che mi sembravano più deboli.....i vagabondi....gli animali...la natura.... un giorno una persona che non conoscevo mi dice:" perchè ti dai tanto da fare? che te ne viene?" infatti non me ne veniva nulla....ero buona perchè così doveva essere! è ho scoperto che non lo ero affatto....ma se davo quell' impressione le persone mi stavano vicine...diversamente restavo sola... ora che non ho più paura di stare sola....non m' importa di chi va o chi resta....e se do qualcosa....per poco che sia....una moneta un sorriso...o una battuta di spirito...la dò e non ci penso più... non ci penso...ma mi tornano tanti sorrisi non richiesti....bellibellifiori.gif |
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Che bello, Era, questa è saggezza! Le cose che non ti aspetti sono quelle che ti rendono luminosa la vita ed hanno un valore assoluto, danno gioia e calore. Oggi sto imparando che il male che mi facevo da sola lo proiettavo su qualcuno, innescando un giro vizioso senza fine. Complessi di colpa che ho pagato con un'inconsapevole flagellazione. Hai ragione tu, siamo sempre noi a renderci difficili le cose. Poi ci sono i messaggi del mondo dello spirito che ti avvisano, che ti dicono che c'è qualcosa di sbagliato. E noi ad accanirci contro la sfortuna, contro il capo, la mamma, il marito, il figlio. Mai un'autovalutazione serena.
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Credo che in un certo senso gia capire ( ed essere predisposti alle ) le dinamiche di come accade una cosa è gia tanto. Non credo di essere arrivato ad un livello tale per cui riesco a capire la dinamica nella sua interezza ma per quanto riguarda le azioni comportamentali che UNO ha lasciato all'inizio posso aggiungere una cosa che sa ddi esperienza personale. Pur conscio di non riuscire ad avere un quadro nella sua interezza, posso dire che ad oggi questi modelli non fanno parte del mio esser vicino alle persone. Anzi nella maggior parte dei casi accade quando meno me lo aspetto di aiutare qualcuno ( in qualsiasi modo ). Aiutare, in riferimento a cio che di cui si parla, o amare in maniera disinteressata; credo di aver capito questo. Poi ci sono le sfaccettature che riguardano altri elementi che ovvviamente contribuiscono ad allargare il quaddro una volta capitene, anche per essi, le forze da cui derivano.
Disinteresse che non significa passività, quanto attività, senza aspettarsi nulla in cambio. Non mi accade per tutto! E' naturale ( o forse non lo è ) che per qualcosa mi renda conto che seguo il disinteresse mentre per altre no. La domanda che mi pongo ogni volta che mi sveglio anche solo per un attimo è: Perchè lo sto facendo?martello.: Ed in questo modo riesco ad interrompere il circolo vizioso in quei casi dove il il " Perchè " vuole è sinonimo di contropartita.fiori.gif |
Oltre che di volontà si parla anche di attenzione...
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Riprendo poi quel che ha detto Sole, ed in forum oramai ci son manifesti dappertutto, che l'attenzione è la cosa principale. Non dico che, a volte, pur non essendo consci della "richiesta" che mettiamo dentro parole o gesti ne possa uscire qualcosa di buono. Dico solo, però, che non dovrebbe mai mancare l'ascolto di se stessi anche, e soprattutto, in situazioni come Uno ha più o meno accennato. Essendo azioni naturali, insomma, non vi dovrebbe essere alcun " perchè" che ne condiziona, se siamo fortunati ed attenti e lo vediamo, un modo di fare o di parlare. Dovrebbe il tutto scorrere fluido, senza alcun intoppo od ostacolo ma soprattutto senza aspettarsi un ritorno. Mi chiedo quanto possano risultare frenanti le limitazioni che ognuno possiede dentro di se per le quali si può ad esempio condizionare la situazione: " Amo perchè voglio/spero essere riamato". Ossia tutto ciò che crediamo far parte di noi, altro non è che la risultante di ciò che abbiamo vissuto ed anche metabolizzato, mi pare di capire ( se non è cosi chiedo lumi...o anche lumini ). Ora se in questa azione c'è un " perchè" che ha il sapore di contropartita, ciò esiste nella misura in cui, in noi stessi, non ne vediamo l'inizio. Una volta trovata la fonte di questo meccanismo è possibile...come dire...resettare il tutto? |
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Credo che una volta che ci si accorge di fare una qualunque cosa, con l'aspettativa del ritorno (e ordinariamente capita spesso purtroppo), non sia sempre possibile trovarne la fonte, ma in quel caso, è possibile andare ad modificare i propri comportamenti. Per esempio se mi accorgo di voler a tutti i costi aiutare un altro perchè ho bisogno di nutrirmi con la sua attenzione (il ritorno), per un po' posso impormi di smettere di "aiutare" in quel modo e vedere cosa succede... |
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Ad esempio se una persona è tendente alla pigrizia, per tutta la vita lo sarà ma potrà imparare a usarla e gestirla a sua vantaggio. Poi resta ferma il discorso di Red, rendersi liberi attraverso l'osservazione di certi comportamenti nostri propri dal bisogno degli altri o di altro. :C: |
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Mi rendo conto che spesso i concetti anzicchè " organizzarli " meglio , li complico. In sostanza intendevo fare riferimento a quello che siamo. Ognuno è la la manifestazione di tutto ciò che ha vissuto e metabolizzato durante la sua vita appunto; per farla breve si comporta in un determinato modo, ad esempio, anche perchè ha vissuto una certa esperienza. Ora non appena si rende conto di quel meccanismo, che in questo caso può probabilmente essere definito " reazione", come dice l'amico Turi, si può solo agire sul comportamento reattivo o, poi successivamente, si può arrivare alle fonte che genera quel comportamento? E' vero che ci sono cose peculiari che ci accompagneranno sempre ma queste possono essere riprogrammate,( non faccio riferimento al " reset" poichè Sole mi ha fatto notare che significherebbe cancellare quel dato; di fatti ho utilizzato male il termine ), oppure è " solo " con l'attenzione che si fa gran parte del lavoro? :C: |
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Se si riesce a trovarla, si puo' recuperare qualcosa che si è lasciato indietro, ma se si vede il meccanismo, è possibile lavorarci prestando attenzione ad osservarlo bene e andando a modificare la vecchia abitudine con una nuova, educarsi in qualche modo a non ripetere in automatico il vecchio meccanismo.. Su di me ho notato che ci sono alcune cose che sono più "resistenti" di altre, ovvero mi sembrava di averle risolte e poi appena cala l'attenzione, ricado nel vecchio comportamento (dipendenza). Una "riprogrammazione", un cambiamento globale penso che sia possibile, ma bisogna lavorarci sopra per controllare l'automatismo.. fiori.gif |
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E' un po' come il giocatore di ping pong che a fatica e dopo molte ripetizioni riesce ad educare il suo centro motore ad un determinato movimento che, da quel momento sarà come un'abitudine... ma è come se fosse un'abitudine non meccanica. |
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Intendo quel che ho scritto. Una era subita, la nuova è decisa.
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