La Calcinazione Alchemica
Riprendo qui un discorso fatto in Percorsi Alchemici nelle immagini classiche per entrare più nel dettaglio di un argomento che lì era affrontato solo a livello generale e che rappresenta una delle prime e più importanti operazioni alchemiche: la Calcinazione.
Per Calcinazione si intende quel processo in cui attraverso il fuoco ed il calore si eliminano da un composto fisico tutte le sue parti volatili. Riporto qui l'immagine specifica: Come si può vedere, la Calcinazione alchemica usa quell'artifizio indispensabile per evitare che le parti volatili, così sprigionate, tornino nel mondo abbandonando completamente il corpo: la bolla nel quale è rinchiuso. L'uovo alchemico, il vaso, o l'alambicco che dir si voglia è ermeticamente chiuso e permette il riutilizzo di quelle sostanze. Nell'immagine si vedono fuori dalla bolla, e poste sotto di essa, il fuoco e l'aria (che sono le impressioni di diverso tipo come accennato nell'altro thread) che combinandosi fra loro generano il calore necessario affinchè l'uomo dentro la bolla perda la sua acqua (uccellino di destra) e la sua quintessenza (uccellino di sinistra) rimandendo così solo la terra sul fondo dell'uovo. Polvere eri e polvere tornerai... I quattro elementi più il quinto ci sono tutti. Questa operazione è la purgazione della Pietra, raffigurata dal corvo posto sulle mani dell'uomo. Inizialmente infatti l'azione del fuoco sulla Pietra provoca quelle cosiddette ondate nere, fetide e maleodoranti, quello zolfo arsenicale del quale è rivestita che viene lentamente disciolto. L'acqua miracolosa che sublima verso l'alto (liberata grazie al fuoco e del quale conserva memoria) non avendo modo di uscire inizia a circolare nel vaso, salendo e ridiscendendo continuamente sul corpo morto. Queste operazioni sono chiamate "imbibizioni" (o umidificazioni) nelle quali la terra nera viene lavata, purificata ad ogni ricircolo, fino a quando essa apparirà completamente bianca, pura e insaponata. E' la Calcinazione perfetta, il "congelamento" del mercurio, ossia il fissaggio del suo spirito alato. Il segreto è dunque nel vaso chiuso, che permette le imbibizioni e le purificazioni della terra. Nella calcinazione normale invece (quella fatto a fuoco aperto) le sostanze volatili fuggono via e la terra, carbonizzata, muore del tutto (esperimento provato personalmente) rimanendo sul fondo solo una sterile e ossidata polvere morta. La Calcinazione filosofica insomma si fa col fuoco umido, che riduce i corpi ad uno stato primitivo ed originale, senza distruggere le loro virtù seminali e germinative. La calcinazione volgare invece uccide, distrugge i semi dei corpi rendendo impossibile qualsiasi risultato. A questo punto pongo due considerazioni: La prima, è davvero sufficiente il solo vaso chiuso oppure anche la regolazione del fuoco è necessaria per non raggiungere temperature troppo elevate dove le virtù germinative dei corpi troverebbero comunque la morte? La seconda, quali segrete proprietà deve avere il vaso per essere in grado di trattenere, oltre all'acqua e alla terra, anche la "quintessenza" (o spirito) che come si sa ha il potere di permeare qualsiasi sostanza e dunque anche di passare attraverso un comune vaso di vetro, lasciando comunque la terra senza vita al suo interno? |
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Portando comunque il discorso ad un livello interiore, vedo il vaso aperto come una vita comune, superficiale, meccanica, dove l'esperienza al minimo calore vola sempre via non dando modo di integrarsi veramente, di "tingere" la Pietra. Il vaso chiuso invece indica il Vitriol, il discendere completamente nella propria interiorità, nella parte più profonda di noi stessi, la sola capace di trattenere davvero la "tintura", l'essenza dell'esperienza. A tal proposito vedo un lampante collegamento col "non esprimere emozioni negative" dell'insegnamento di Gurdjieff. Se permettiamo alle ondate fetide e maleodoranti, prodotte dal fuoco sulla pietra, di uscire - conseguenza di una vita ancora superficiale e incapace di scendere nella proprià interiorità - permettiamo anche alle virtù germinative dei corpi di volare via, di perdere la tintura, essenza dell'esperienza, con la quale tingere la pietra. Se invece siamo capaci di trattenere tali esalazioni nere, se siamo capaci di sigillare veramente il vaso in maniera ermetica, ecco che la preziosa acqua nascosta non fugge ma resta a circolare nel vaso, imbimbendo, umidificando, via via la pietra, purgandola ma anche insaponandola sempre più.... |
che si colleghi anche al pensare "negativamente" agli altri portato un pò all'estremo?
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Ad ogni modo non si smetterà nemmeno di dire che prima del Nero c'è tutta la fase iniziale preparatoria, la scelta delle materie prime, la loro lavorazione, la cura con cui maneggiare alambicchi e forni... Processo questo che porta l'Artista sempre più nella sua interiorità, in quel vaso chiuso ermeticamente che consente poi di iniziare il lavoro vero e proprio. Sforzarsi di non fare uscire emozioni negative quando si è ancora nel vaso aperto, quello della vita superficiale, oltre che non essere utile è perfino dannoso.... Consiglio vivamente quindi di non voler correre ma di avanzare lentamente, per gradi, con estrema pazienza e perseveranza... Finchè non si trova quel vaso ermetico interiore ogni sforzo sarà vano... |
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Comunque sono daccordo, sforzarsi di trattenere contribuisce sicuramente alla chiusura completa del vaso, fermo restando che l'arma migliore con cui iniziare (e poi da mantenere fino alla fine) è sempre il buonsenso (che poi durante l'Opera si trasformerà in vera Saggezza....) |
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il pensare negativo è diretta conseguenza dell'emozione negativa. per questo non solo inizialmente secondo me è da imparare a gestire. ed è in questo senso che ho detto "portato all'estremo" (intendevo il ragionamento sulle emozioni che si allarga ai pensieri) |
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Inizialmente comunque, più che da gestire sono da imparare a conoscere, sono da Osservare... Solo dopo una lunga e attenta osservazione, dopo che si conoscono bene insomma, si può pensare di passare alla fase successiva, quello di gestirli... Prima è impossibile. |
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va bene osservare e imparare a conoscere. allargavo il discorso dalle emozioni a "pensieri, parole opere e omissioni" :) che secondo me c'entrano eccome nel discorso che state affrontando. |
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Quel che dici tu sul botto (che poi è centuplicato solo perchè l'ultimo arrivato ha la sfiga di beccarsi anche quello che non era per lui) è possibile solo in caso di repressione. Concordo che agli inizi è assai difficile accorgersi di reprimere, quindi meglio esprimere un po' di più di quel che si crede di poter trattenere, prudente saggezza, ma così così per come la vedo io e per mmia esperienza, all'inzio che trattieni comuqnue un po' esprimi e un po' reprimi. Pace. Ma lo sforzo è essenziale. Ad un certo punto il vaso sarà chiuso e può iniziare l'opera vera e propria.... che a seconda di come la guardi o inizia a questo punto o quando inizi a trattenere o chissà quanti altri quandi. Questo però apre un altro problema che mi interessa parecchio. Se nel trattenere un po' reprimiamo e un po' esprimiamo si pone il problema del represso quando stiamo per chiudere il vaso, o peggio ancora quando è già chiuso (l'espresso non è un problema, è uscito e bon). Tu lo vedi posssibile? Se si, che succede? Tocca riaprire il vaso e trattare o si può comunque cuocere? |
mi pare un falso problema (lo dico da ignorante in materia sia chiaro)
ma prima Kael mi pare abbia parlato che anche una volta tappato si continua con le imbibizioni. quindi credo che anche dopo la chiusura del vaso sia possibile cmq far emergere tratti prima repressi. ritengo grazie all'acqua miracolosa come espresso da kael. |
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ti faccio una domanda da ignorante:
ma secondo te quando chiudi il vaso? che forse in fondo non sia mai del tutto chiuso ma abbia come un tappo che possa essere riaperto e richiuso? ricordo che capo Uno disse che l'opera al nero non termina mai in un certo senso. |
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Quella chiusura ermetica del vaso è necessaria proprio per sigillare emeticamente..non far uscire e non far entrare corpi estranei..e si chiama "lutto" non sarà mica un caso eh? In effetti in entrambi i casi c'è una "morte" o meglio..trasformazione..affinche possa avvenire una "nascita" Eh lo so poco tencnico il mio esporre..nonso.gif |
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Pensandoci con calma però ritengo si debba parlare di un vaso "dinamico", nel senso che anche se abbiamo alcune cose represse (quindi a un livello ancora più profondo del nostro vaso attuale) noi comunque possiamo iniziare il lavoro con le cose più "semplici", cuocerle e imbimbire queste. Poi via via il vaso può spingersi sempre più a fondo andando a ripescare e chiudere ermeticamente anche ciò che inizialmente non eravamo in grado di affrontare. Forse il fatto che i corvi siano tre e non uno solo rappresenta proprio tre livelli diversi cui accedere gradualmente uno per volta... Citazione:
E' vero che il Nero continua ad esistere e si continua ad essere soggetti alla sua azione, ma dopo un certo livello la Pietra diventa così bianca e purificata che si potrebbe dire diventi "autopulente", ricordo infatti che nell'esempio si era usata come metafora l'acqua sorgiva di montagna, che scorre energicamente portandosi via istantaneamente qualsiasi elemento inquinante venga gettato in essa, in contrapposizione alla pozza ferma dove anche la più piccola impurità và a contaminare tutta la sua acqua... |
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E' vero che nella vita quel fuoco segreto è già acceso in tutti, è la vita stessa in fondo, ma ha una potenza talmente bassa che fortunatamente non è in grado di calcinare il corpo e di far scappare i corpi volatili in esso presenti. La vera cottura inizia solo dopo che il vaso è posto nell'athanor, quindi ermeticamente chiuso. |
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sinceramente ricordo le parole "l'opera al nero in un certo senso non finisce mai" però posso sicuramente ricordare male. grazie della spiegazione comunque. |
Ho ripescato queste parole di Uno in Opera al Nero che ci sono utili per il discorso:
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