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griselda 01-04-2007 16.46.24

Repressione
 
Quando l’uomo decide di smettere di comportarsi in un determinato modo senza aver compreso il motivo del suo comportamento diviene nemico di tutti quelli in cui vede questo comportamento che ha represso.
Esempio possono essere le persone che smettono di fumare senza aver compreso il perché lo facevano, diventano insofferenti e detestano tutti quelli che fumano e fanno loro la guerra, come del resto la fanno al loro desiderio di sigarette.
Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?

Lion 01-04-2007 17.44.42

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 32258)
Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?

Credo che se reprimo una parte di me (in questo caso l'ira), non è che poi non ci sia più, ma forse la esterno in un altro modo, per esempio metto quell'energia in altre cose. Però sono cosciente di cos'è l'ira e so anche di averla dentro solo che la uso diversamente, e quindi il fatto di vederla negli altri mi fa da specchio e mi da fastidio.
Se prendo per esempio un bambino sincero che non conosce le bugie, come può dubitare degli altri se non sa cos'è la menzogna??? Prenderà per vero tutto ciò che gli viene detto, perchè non sa neanche cosa sia la falsità, non può capirla. Viceversa una persona bugiarda, avrà sempre paura di essere preso in giro, perchè sapendo di esser così ha paura che tutti possano essere altrettanto con lui.

Forse però tornando alla domanda, se voglio togliere l'ira da me stesso non devo reprimerla, ma osservarla ed usarla in altri modi, per esempio mi metto a pulire casa con più energia.. Se reprimo invece la tengo sotto pressione..
Magari dovrei più vedere cosa mi provoca ira e perchè, cosa fa scatenare in me quell'emozione. Forse capindo le cause non si cercherà più di volere che anche gli altri non abbiano l'ira.

'ayn soph 01-04-2007 21.54.20

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 32258)
Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?

Non si deve smettere di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge.
Ma questo scatterà soltanto quando sarò io in una posizione superiore o matura che mi possa far vedere come sono e come mi dovrei invece comportare.
Soltanto allora tutto quello a cui rinuncerò non mi apparirà più come repressione ma come liberazione.

Ray 02-04-2007 00.15.20

Citazione:

Originalmente inviato da 'ayn soph (Messaggio 32260)
Non si deve smettere di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge.

E intanto che capisco che è sbagliato (finchè non l'ho capito non lo so) quindi continuo, così non sarò mai in una posizione superiore o matura e non vedrò mai come mi dovrei comportare... uhm, c'è qualcosa che non mi torna.

Citazione:

Originalmente inviato da 'ayn soph (Messaggio 32260)
Ma questo scatterà soltanto quando sarò io in una posizione superiore o matura che mi possa far vedere come sono e come mi dovrei invece comportare.
Soltanto allora tutto quello a cui rinuncerò non mi apparirà più come repressione ma come liberazione.


Si dice che uno è represso quando vorrebbe "far uscire" qualcosa in un certo modo e non può, perchè non glielo permettono o non se lo permette. Ma la volontà resta quella di fare uscire in quel modo. Quindi reprimo l'ira quando vorrei arrabbiarmi ma non posso ma resto sulla direzione dell'ira. Lo spostare come dice Lion è già un passo avanti del reprimere, dato che qualcosa esce ed esce in modalità diversa (pulisco invece di arrabbiarmi o meglio, pulisco con rabbia). Questo spostare potrebbe anche andare bene all'inizio se uscisse tutto quel che si reprime, ma di solito ci si ferma giusto sotto il limite dello scoppio... come dire che si resta pieni ma un po' sotto il livello massimo, e si torna a dormire fino alla prossima volta.

Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.

Quando inizio a vedere che reprimo qualcosa già la questione cambia, non che smetto di reprimere se è automatico ma inizio a lavorarci su, come si diceva sopra. Il fatto è che lavoro su quel che riesco a non reprimere, quel che riesco a "liberare"... è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...

Shanti 02-04-2007 00.15.48

Citazione:

Originalmente inviato da griselda
Se smetto di essere che ne so iroso, o invidioso, solo perché me lo impongo detesterò tutti quelli che saranno irosi e invidiosi e cercherò di reprimere in loro ciò che ho represso in me?

Magari li detesterò perchè mi rifletteranno quella parte di me che non accetto e cerco di nascondere. Penso che per quanti sforzi si faccia questa repressione sia uno sforzo che rimane allo stato mentale, invece che un cambiamento che riguarda la totalità della persona.

MoonCat 02-04-2007 00.39.53

beh ma, a pensarci bene, noi reprimiamo molto della nostra parte istintiva, fin da piccoli ci insegnano a non piangere e urlare per desideri non soddisfatti, dolore, rabbia, ecc.
Ci insegnano a non pretendere quello che non possiamo avere, a fare il nostro dovere anche controvoglia.
La cossidetta "cattiveria e prepotenza" dei bambini è semplicemente l'esternazione degli istinti che, da adulti, reprimiamo.
Il fatto di non sopportare nel prossimo, atteggiamenti che reprimiamo, credo sia solo dato dal fatto di rendersi conto che una parte di noi si comporterebbe allo stesso modo ma ci imponiamo di non farlo a fatica. Forse per questo gli ex fumatori detestano chi fuma mentre chi non ha mai fumato no, chi ha molta rabbia repressa detesta i rabbiosi, ecc.

RedWitch 02-04-2007 00.46.37

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 32262)
Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.

Quando inizio a vedere che reprimo qualcosa già la questione cambia, non che smetto di reprimere se è automatico ma inizio a lavorarci su, come si diceva sopra. Il fatto è che lavoro su quel che riesco a non reprimere, quel che riesco a "liberare"... è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...

Reprimere significherebbe quindi avere le "valvole di sfogo" chiuse, e quindi comprimo, schiaccio tutto finchè in qualche modo quell'eccesso di energia sfoga da sè se io non sono capace di farlo
Quando inizio a vedere quel che sto reprimendo, teoricamente se con uno sforzo inizio a non reprimerlo più, potrò già vedere qualche risultato, poi dovrei imparare a gestire diversamente ...

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
...è quello che re-incanalo sperando che si tiri dietro il resto...

Non mi è molto chiaro questo passaggio, me lo spiegheresti per favore?

bacini.gif

'ayn soph 02-04-2007 09.59.36

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 32262)
E intanto che capisco che è sbagliato (finchè non l'ho capito non lo so) quindi continuo, così non sarò mai in una posizione superiore o matura e non vedrò mai come mi dovrei comportare... uhm, c'è qualcosa che non mi torna.

Finché non si capisce che si sta tenendo un atteggiamento sbagliato è evidente che non si può correggere, la frase era questa:

"Non si deve smettere (può essere tradotto non si può smettere) di fare un cosa sbagliata solo per imposizione ma soltanto per aver capito che quell'atteggiamento è sbagliato e contro legge".

Yoga 02-04-2007 12.16.29

Il reprimere in psicologia è come dice Red. Io credo che comunque ogni individuo conosca le sue repressioni. Io ho smesso di fumare perchè mi sono resa conto che veramente stavo peggio quando lo facevo. Era sufficiente correre per prendere l'autobus e vedere in che condizioni ero i 5 minuti successivi. Ho represso il fumo e odio chi fuma perchè veramente mi da fastidio il senso che poi mi lascia in gola. Ma questo è un atto razionale. Secondo me reprimiamo più a livello psicologico che a livello razionale. Anche se è legato molto ad un fatto più personale di ognuno di noi. Perchè io posso fare gli esempi sul mio vissuto, ma non conosco il tuo. Magari per te reprimere è perchè ti viene imposto dall'esterno e poi ti trovi a non conoscerne le cause. Sì, sono convinta che sia un fatto puramente soggettivo e personale.

griselda 02-04-2007 12.34.30

Citazione:

Originalmente inviato da Shanti (Messaggio 32263)
Magari li detesterò perchè mi rifletteranno quella parte di me che non accetto e cerco di nascondere. Penso che per quanti sforzi si faccia questa repressione sia uno sforzo che rimane allo stato mentale, invece che un cambiamento che riguarda la totalità della persona.

Sai cosa ho notato Sha?
Che ad esempio può subentrare l'invidia, quando io reprimo una parte di me ma non volontariamente, non esce perchè li sotto c'è qualcosa che lo impedisce, vedi educazione o traumi, o chi sa meglio di me mi corregga, noi vorremmo essere come quella persona che non è repressa in quella data cosa e la invidiamo. Poi magari diventa nostra amica oppure nostro compagno/a come a sopperire questa mancanza. Contro la quale col tempo andiamo inconsciamente o meno a fare la guerra. La vorremmo nostra cerchiamo di averla in quel modo perchè non sappiamo che altro fare o in parole povere dormiamo, allora qualcosa scatta dentro al punto da creare un magnete per attirare quella cosa da fuori dentro di noi ma che però non è il metodo giusto credo.
Io vorrei essere come te e ti odio perchè tu riesci ed io no. O perchè tu lo fai e io no. Ma vorrei tanto poterlo fare.

Sole 02-04-2007 21.13.13

Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..

griselda 02-04-2007 21.52.17

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 32296)
Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..

beh potresti spiegare meglio così potresti essermi utile, grazie.

Lion 02-04-2007 21.58.12

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 32296)
Questa di cui parli non è invidia, sentimento fine a se stesso, ma sofferenza..

Bè ma se io vedo una qualità in qualcuno che io non riesco ad avere, non è invidia?
Forse bisogna anche distinguere fra pregi e difetti: nel senso che se smetto di fumare e mi cominciano a dar fastidio tutti quelli che fumano allora probabilmente vorrei fumare e magari ho smesso per importanza personale, per dire sono riuscito a smettere. Ma se smetto di fumare perchè quando cammino sento il fiatone.., anche se gli altri fumano non mi dovrebbe dar fastidio, è un problema loro, non mio, io sono contento per me di aver smesso.
Viceversa se per esempio vedo una persona che sa essere generosa, ed io non riesco ad esserlo, forse questa è sofferenza più che invidia, perchè comunque tendo a migliorare me stesso, però più che darmi fastidio dovrebbe darmi un spunto per lavorare su qualcosa.

Sole 02-04-2007 22.08.48

Citazione:

Originalmente inviato da griselda (Messaggio 32283)

Io vorrei essere come te e ti odio perchè tu riesci ed io no. O perchè tu lo fai e io no. Ma vorrei tanto poterlo fare.

Non è sofferenza questa?

L'invidia tende a volere il male dell'altro, a farlo soffrire, ma se provi odio per qualcuno e lo identifichi con "io non riesco" chi stai odiando davvero? Chi sta soffrendo per la sua incapacità? Lo dici tu stessa.
Parliamo e non ci ascoltiamo.. non ascoltiamo le parole che dall'inconscio vengon su... e le lasciamo scappare via.

Vero anche che è sottile il passo. L'invidia è un volere il male altrui senza porsi il problema di guardare se stessi. Ma se già percepisci la tua mancanza... sei in sofferenza e non invidia.

La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.

Interno esterno se vuoi..




EDIT: ho postato insieme a Lion senza averlo letto.

Sole 02-04-2007 22.12.43

Citazione:

Originalmente inviato da Lion (Messaggio 32302)
Viceversa se per esempio vedo una persona che sa essere generosa, ed io non riesco ad esserlo, forse questa è sofferenza più che invidia, perchè comunque tendo a migliorare me stesso, però più che darmi fastidio dovrebbe darmi un spunto per lavorare su qualcosa.

La vedo anche io così. Se sento fastidio, sarà piuttosto il mio non muovermi verso quella generosità. La vedo negli altri ma non so muovermi per esserlo.. eppur la riconosco come mancanza in me.

griselda 02-04-2007 22.31.30

Citazione:

Originalmente inviato da Sole (Messaggio 32303)
Non è sofferenza questa?

L'invidia tende a volere il male dell'altro, a farlo soffrire, ma se provi odio per qualcuno e lo identifichi con "io non riesco" chi stai odiando davvero? Chi sta soffrendo per la sua incapacità? Lo dici tu stessa.
Parliamo e non ci ascoltiamo.. non ascoltiamo le parole che dall'inconscio vengon su... e le lasciamo scappare via.

Vero anche che è sottile il passo. L'invidia è un volere il male altrui senza porsi il problema di guardare se stessi. Ma se già percepisci la tua mancanza... sei in sofferenza e non invidia.

La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.

Interno esterno se vuoi..




EDIT: ho postato insieme a Lion senza averlo letto.

Grazie Sole non riuscivo ad inquadrare bene ora invece va meglio abbraccio:
Grazie anche a Lion fiori.gif

Shanti 02-04-2007 22.51.09

Citazione:

Originalmente inviato da Sole
La chiamerei più gelosia.. che è una paura di perdere, o in questo caso di continuare a vedere la propria separazione da se stessi, mentre l'invidia è qualcosa che associo ad una persona gretta.

Principalmente direi che è una persona con una bassa autostima: un altro ha qualcosa che lei non ha e non si sente in grado di raggiungere.
A volte capita di sentirsi dire da qualcuno da cui non ce lo si aspetta perchè si crede amica "ti invidio", e si scopre che non si rende conto della valenza di quella frase buttata lì quasi con leggerezza, intendendo altro.

Ray 02-04-2007 23.13.42

Citazione:

Originalmente inviato da MoonCat (Messaggio 32269)
beh ma, a pensarci bene, noi reprimiamo molto della nostra parte istintiva, fin da piccoli ci insegnano a non piangere e urlare per desideri non soddisfatti, dolore, rabbia, ecc.
Ci insegnano a non pretendere quello che non possiamo avere, a fare il nostro dovere anche controvoglia.

E' vero quel che dici ma ad essere represso è il comportamento non l'istinto. O almeno dovrebbe. C'è una differenza tra le due cose, forse sottile ma importante a mio avviso.

Se il mio istinto mi suggerisce di uccidere il vigile che mi multa o di saltare addosso alla ragazza che mi piace nell'autobus, la "repressione" insegnatami dovrebbe bloccare il comportamento "istintivo" ma non la pulsione. La pulsione, che poi è energia, dovrei imparare ad incanalarla verso comportamenti più complessi ma anche adeguati come cercare di conoscere la ragazza in modo "socialmente accettato". Se faccio così non ho represso l'istinto ma almeno in parte l'ho dominato, un po' trattenendolo (trattengo l'impulso comportamentale) e incanalandolo verso un'azione che, almeno all'inizio, sarà comunque mirata alla soddisfazione dell'impulso ma darà spazio affinchè intervenga altro. Altro che appartiene a sfere più "evolute" dell'essere e quindi non più solo istinti.

La repressione, sia che la attui apposta o inconsciamente, mira a non sentire più l'istinto o l'emozione o la pulsione. Mi arriva rabbia e io la premo giù per non sentirla e se ci riesco credo sia sparita. Invece il dominio inizia quando la trattengo ma non la nego e magari pian piano imparo ad usare quell'energia per altro, per un comportamento più complesso o addirittura per altri fini. Quindi non reprimere ma permettersi di sentire l'emozione (anche se spiacevole all'inizio) ma continuare a controllare il comportamento.

Dovevo citare anche Red sorry... intendevo più o meno che quando cerchiamo di sfogare quel che ci siamo accorti di reprimere stiamo lavorando sulla parte che vediamo ma resta una parte repressa... chi ha provato forse condivide, lo sfogo se lasciato andare fino in fondo è assai maggiore di quel che si pensava basandosi su quel che vediamo di represso, l'apertura in uscita si porta dietro anche quel che c'è sotto se non blocchiamo lo sfogo appena sotto il livello di guardia. E' un po' come una bottiglia di spumante... togli il tappo ed esce un po' ma molto resta dentro a meno che non continui a versare o ad agitare...

MoonCat 03-04-2007 17.15.36

assolutamente d'accordo Ray...

RedWitch 01-12-2008 19.36.44

Riprendo un attimo questo argomento, quotando una parte di questo thread (sulla vergogna, post 32), perchè vorrei approfondire un aspetto:

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 62103)
Come dire che la vergogna, alla pari delle altre emozioni, si può reprimere.
In effetti molte persone che nn provano vergogna, anzi che non sembrano provarne, la stanno reprimendo. E' certamente il caso di una vergogna a posteriori... reprimere è un po' come contrarre un debito.

Anche sopra , in questo stesso post hai scritto che psicologicamente se io reprimo, non so di farlo, quindi in linea di massima non sono cosciente di farlo giusto?:

Citazione:

Originalmente inviato da Ray
Però la vera repressione, almeno in psicologia, implica che io non so di reprimere. E' qualcosa di simile alla rimozione. Ho ricacciato giù talmente tante volte e tanto forte che è diventato un meccanismo automatico, difficile da vedere e ancor più da fermare. Quel che reprimo quindi non trova sfogo e viene compresso... e prima o poi salta fuori aprendosi strade sue a me ignote (non come il pulire che so di farlo) e bum, attacchi di panico (in caso della rabbia) e altri sintomi poco carini in molti casi.

In linea teorica dunque, se io sto reprimendo, e ho dato vita ad un meccanismo che ripeto ogni volta che mi arrabbio per esempio se nessuno mi dice che sto reprimendo , da sola non posso accorgermene? Chiedo questo perchè a me pare che ogni volta che reprimo qualcosa, e spesso per me è proprio la rabbia mi accorgo di un malessere che potrebbe funzionare da sveglia, cioè magari non mi accorgo che sto reprimendo, ma in tutti i casi non sto bene anche se cerco di "ricacciare giù" l'emozione negativa del momento.. quando per esempio scopro che reprimo la rabbia (poniamo che qualcuno me lo abbia fatto vedere), se non sto attenta in ogni caso il vecchi meccanismo puo' riprendere il sopravvento, in quei casi il malessere che si prova dovrebbe aiutare in qualche modo a vedere.. o no?

Non ci sono proprio altre vie per accorgersi che si sta reprimendo qualcosa ? l'osservarsi sicuramente è una strada, ma se una cosa non so di farla, non mi rendo conto come ne prendo atto?

:C:

Ps mi interesserebbe anche approfondire il discorso del reprimere= contrarre un debito, nel caso della vergogna , provarla a posteriori significa dover saldare quel debito? Cioè arriva un momento in cui devo per forza saldare, provando quell'emozione a posteriori? O anche in altro modo?

Ray 01-12-2008 21.03.15

Il non sapere per nulla di reprimere l'ho chiamato vera repressione, potremmo chiamarlo repressione totale, in ogni caso uno degli "scopi" della repressione è proprio il non sapere di farlo, altrimenti uno non lo farebbe o perlomeno considererebbe l'opportunità. Siccome lo scopo è sempre quello - non sentire - se il meccanismo di cacciar sotto funziona bisogna anche che non mi racconto di metterlo in atto e dopo che è diventato automatico posso dormire sonni tranquilli (che poi tranquilli non sono).

Comunque credo che la maggior parte delle persone sotto sotto sanno che reprimono. Dato che un po' lo fanno apposta. Almeno all'inizio.
D'altra parte, una volta che il meccanismo si è consolidato ed è divenuto risposta automatica a tutta una serie di stimoli (vedi rabbia) non me ne accorgo no se qualcuno non me lo dice in qualche modo. Come qualsiasi altro meccanismo automatico.
Certo, se uno fa un lavoro su se potrebbe anche accorgersene, tu che lo fai vedi e sai di reprimere quando ti capita e cerchi di non farlo (io idem). Però le prime volte, se non ti passava in qualche modo per la testa o te lo dicevano non lo sapevi.

L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.


Per i debiti si, intendevo un po' quello che dici, ovvero che quelle emozioni ce le cucchiamo dopo. Inoltre intanto che reprimiamo paghiamo gli interessi del debito, un po' come un mutuo. Quindi alla fin fine paghiamo di più quel che cerchiamo di fregare gratis.
Come se non bastasse, al momento del saldo, più tempo è passato più dura è la botta. Non necessariamente per la quantità del debito da pagare, ovvero l'intensità dell'emozione (magari nel frattempo siamo diventati più capaci di reggerla) ma per il tempo che abbiamo "perso".

griselda 02-12-2008 01.56.02

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 62342)
Il non sapere per nulla di reprimere l'ho chiamato vera repressione, potremmo chiamarlo repressione totale, in ogni caso uno degli "scopi" della repressione è proprio il non sapere di farlo, altrimenti uno non lo farebbe o perlomeno considererebbe l'opportunità. Siccome lo scopo è sempre quello - non sentire - se il meccanismo di cacciar sotto funziona bisogna anche che non mi racconto di metterlo in atto e dopo che è diventato automatico posso dormire sonni tranquilli (che poi tranquilli non sono).

Comunque credo che la maggior parte delle persone sotto sotto sanno che reprimono. Dato che un po' lo fanno apposta. Almeno all'inizio.
D'altra parte, una volta che il meccanismo si è consolidato ed è divenuto risposta automatica a tutta una serie di stimoli (vedi rabbia) non me ne accorgo no se qualcuno non me lo dice in qualche modo. Come qualsiasi altro meccanismo automatico.
Certo, se uno fa un lavoro su se potrebbe anche accorgersene, tu che lo fai vedi e sai di reprimere quando ti capita e cerchi di non farlo (io idem). Però le prime volte, se non ti passava in qualche modo per la testa o te lo dicevano non lo sapevi.

L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.


Per i debiti si, intendevo un po' quello che dici, ovvero che quelle emozioni ce le cucchiamo dopo. Inoltre intanto che reprimiamo paghiamo gli interessi del debito, un po' come un mutuo. Quindi alla fin fine paghiamo di più quel che cerchiamo di fregare gratis.

Come se non bastasse, al momento del saldo, più tempo è passato più dura è la botta. Non necessariamente per la quantità del debito da pagare, ovvero l'intensità dell'emozione (magari nel frattempo siamo diventati più capaci di reggerla) ma per il tempo che abbiamo "perso".

Premetto che non è che non sono d'accordo con quanto hai asserito, perchè è tutto vero tant'è che poi altro che gratis paghiamo molto, ma molto di più. Quindi se si conoscesse o si riuscisse a farlo, sapendolo lo si farebbe sempre. Non è una gioia reprimere in nessun caso. Fa male a tutto l'essere.

Facciamo un esempio quella frase che ho nerettato è stata per me vissuta come un colpo allo stomaco che è salito al petto come costrizione e sentimento di dolore.
Che faccio? Di solito sto zitta, penso che ho la coda di paglia, che probabilmente quella persona che lo dice asserisce il vero, e questo si trasforma in senso di colpa, che mi spinge invece che dire alla persona oh va che non è proprio così, e dimostragli le mie ragioni. Mi spinge a fare meglio a spingermi oltre l'impossibile per me in quel momento. Che può voler dire sforzarmi di non reprimere magari andando incontro a pericoli ben più gravi, per via di situazioni che sto vivendo e che potrei non sopportare fisicamente e altro.
Direi che ogni cosa va valutata, le situazioni a volte sono talmente intricate e messe in piedi da così tanto tempo che quando ce ne si accorge si rimane di sasso, e si credeva tutt'altro. Poi si cerca di muoversi e non si trovano i modi anche se apparentemente pare di averli.
Un esporre in questo modo evita la repressione?
:C:

diamantea 24-06-2011 16.48.58

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 62342)
L'unico altro modo di saperlo è dato da qualcosa che potremmo chiamare "programma salvifico dei meccanismi di difesa", ovvero proprio i malanni che citi e che ci si procura quando si reprime troppo. Prima o poi scoppi e da quel momento cambia tutto... i meccanismi di prima non andranno più bene e anche se si cerca di consolidarli nuovamente, qualcosa di diverso interverrà e il prossimo scoppio sarà diverso e così via fino a quando alla coscienza apparirà chiaro quel che non va. Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente.

Mi chiedo come si fa a capire esattamente cosa di primario si reprime. I malanni che derivano dalla repressione sono un sintomo che spesso non ci fanno arrivare alla radice. Si potrebbe lavorare sul sintomo anche tutta la vita senza mai risolvere veramente.

Volevo sapere se il Sè rinnegato corrisponde all'ombra e a ciò che reprimiamo veramente.

Ray 26-06-2011 16.54.45

Citazione:

Originalmente inviato da diamantea (Messaggio 101359)
Mi chiedo come si fa a capire esattamente cosa di primario si reprime. I malanni che derivano dalla repressione sono un sintomo che spesso non ci fanno arrivare alla radice. Si potrebbe lavorare sul sintomo anche tutta la vita senza mai risolvere veramente.

Volevo sapere se il Sè rinnegato corrisponde all'ombra e a ciò che reprimiamo veramente.

Cosa intendi per primario?

Comunque non è sempre facile capire cosa si reprime limitandosi ad osservare il sintomo. Anche se questo ha sempre qualche valore simbolico che ricollega al nucleo represso. D'altronde, se ci si lavora sopra, con l'aiuto di qualcuno o senza, si mettono in moto altri meccanismi che faranno emergere altri fattori (sogni e quant'altro) che spesso portano indizi e così via. Insomma non ci sono vere e proprie formule ma tocca guardare caso per caso. Questo perchè i fattori personali incidono parecchio anche se qualche cosa di comune c'è sempre dato che grossomodo si reprime sempre la stessa roba. Però l'esperienza di vita personale conta parecchio quindi torniamo al fatto che non ci sono formule eccetera...

Se per "se rinnegato" intendi il nucleo che viene represso, sia esso legato ad un impulso o altro, allora finisce nell'ombra, ma non la costituisce per intero.

diamantea 27-06-2011 22.18.10

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 101400)
Cosa intendi per primario?

Se per "se rinnegato" intendi il nucleo che viene represso, sia esso legato ad un impulso o altro, allora finisce nell'ombra, ma non la costituisce per intero.

Leggevo qualcosa sulla Psicologia dei Sè, dell'impronta psichica, i sè primari e i sè rinnegati.
Non vorrei perdermi nella teminologia ma devo lavorare su ciò che reprimo. Pensavo alla repressione come una cipolla, togli il primo velo ne trovi altri fino a quando arrivi al nucleo.
Allora se oggi reprimo un tot in un x campo potrebbe nascere da una repressione iniziale (impronta psichica?) in cui ci si allontana dal nucleo che ci porta a fare scelte sbagliate, convinzioni sbagliate e reprimiamo per non saper stare nel nostro nucleo, a contatto con la nostra verità, creando una parte di Ombra (il resto di cosa è fatto?).
Sicuramente prima di incontrare voi ho passato un lungo periodo di fermo spirituale, il fermento c'era ma era come anestetizzato e impedito dalle somatizzazioni. Il mio corpo si ammalava di continuo.
Tolta una causa, tolte le somatizzazioni (grazie oltre che alla terapia osteopatica anche ad un anno di yoga che mi ha rinvigorito il corpo) ecco che spuntano i sogni, la rabbia resta una connotazione costante anche se diminuita in intensità.
Sto ancora lavorando sul sintomo. Come nel labirinto gira
gira torno sempre nel punto di partenza anche se ho girato un bel pò illudendomi di essere vicino all'uscita.
Sto cercando di non reprimere almeno su ciò che so di reprimere.

Uno 28-06-2011 10.42.04

Concordo con Ray, la vera repressione è quella non consciuta da chi reprime.
Il pri pre che compaiono sempre in reprimere, repressione, reprimenda etc... ci illustrano che c'è qualcosa che viene soffocato prima di nascere. Quindi se non è ancora nato come possiamo vederlo?

Viene facile un'analogia, anche se sto in salute e se attuo degli accorgimenti per stare in salute soffoco eventuali malattie a cui potrei essere predisposto. Infatti come nella repressione mi accorgo di queste malattie solo quando vedo i sintomi, ma in realtà non vedo veramente le malattie.
Bisogna dire che neanche il medico fino ai tempi moderni poteva vedere la malattia, oggi può direttamente con un microscopio vedere i virus, ma comunque di solito riconosce i sintomi anche prima o senza l'analisi microscopica.

Quindi cosa impariamo da queste brevi considerazioni? Che dobbiamo stare attenti ai sintomi come quando se sentiamo di scottare o tossiamo pensiamo di non stare bene in salute fisicamente.

Possiamo prevenire? Si indirettamente però, se volessimo farlo direttamente sarebbe qualcosa di simile a voler reprimere una repressione, impossibile ma se fosse possibile equivarrebbe ad eliminare una bomba con un'altra bomba.
Indirettamente che significa?
Significa che coltiviamo un modo di vivere che pur non rendendoci follemente anarchici ci permette di sviluppare il nostro potenziale.
Reprimere la rabbia ( un esempio) non ha senso, bisogna lavorare sul non mettersi in condizione di arrabbiarsi e parallelamente sull'aumentare la resistenza alle situazioni inevitabili che ci provocano la rabbia.
In sostanza se sono un costruttore edile e nella mia carriera dovrò costruire anche in zone sismiche, non è che posso tenere sotto controllo i terremoti. Ma posso fare esperienza costruttiva in zone non sismiche e quando dovrò per forza costruire in zone sismiche potrò partire da una base di costruzione a regola d'arte (del mio baglaglio di esperienza) e poi studiare ed integrare dei criteri antisismici.
Nella metafora non posso rifiutarmi di costruire in zone sismiche se c'è richiesta, come nella vita non posso sempre tenermi alla larga da certe situazioni, anche perchè mi servono per crescere ed arricchire il mio interiore.
Quindi nella vita, anche se può sembrare di velocizzare, non ci si può sempre mettere alla prova, la vita le prove che le manda comunque, quelle giuste che sa possiamo sopportare, dobbiamo cogliere anche i momenti di preparazione. Potrei avere due gambe super allenate, ma se prima della gara di corsa ad ostacoli non mi riposo un pò... certo al contrario non devo evitare di iscrivermi alle gare, scappando da esse, che mi capitano sotto mano. Insomma il solito giusto equilibrio che a parole è facile e poi invece...

Questo basta come introduzione, poi vedremo se ci riesce di entrare di più nello specifico

Faltea 28-06-2011 12.26.10

Penso anche che non puoi scappare dalle prove che ti vengono proposte, prima o poi ti raggiungono.
Se le eviti ti vengono riproposte un po' come gli esami a scuola.. li devi fare.
Se poi queste servono a renderti conto che stai reprimendo qualcosa ben venga. Penso che già il rendersi consapevoli che si sta reprimendo è il primo passo verso la svolta..
Anzi da come dici, già accorgersi che si sta reprimendo comporta la consapevolezza che annulla il reprimere...
Se sai, non reprimi più ma che fai?

diamantea 28-06-2011 21.51.07

Pensavo Ray in relazione a quel che dice Uno che ci sono malattie asintomatiche, quando la malattia compare è già troppo tardi, potrebbe essere questo per analogia un esempio di inconscio che non ce la fa?
Ritenevo che lavorare sul sintomo fosse una limitazione ma alla luce di quanto dice Uno è importante averli e poterci lavorare, quanto meno si evita di far progredire il male in attesa di capire o di qualcuno che ci faccia capire da dove viene questo male.
Mi chiedevo se i sogni si debbano considerare come un sintomo o sono altro.
Oggi dopo l'ennesimo sogno sono andata in reazione, ho pensato di smettere di elaborarli, forse vi dedico troppa attenzione. Ma poi penso al momento non ho altro materiale su cui lavorare per cui mi tengo i miei sintomi e intanto faccio visto che fare è meglio di non fare.

Ray 29-06-2011 02.17.52

Citazione:

Originalmente inviato da diamantea (Messaggio 101481)
Pensavo Ray in relazione a quel che dice Uno che ci sono malattie asintomatiche, quando la malattia compare è già troppo tardi, potrebbe essere questo per analogia un esempio di inconscio che non ce la fa?
Ritenevo che lavorare sul sintomo fosse una limitazione ma alla luce di quanto dice Uno è importante averli e poterci lavorare, quanto meno si evita di far progredire il male in attesa di capire o di qualcuno che ci faccia capire da dove viene questo male.
Mi chiedevo se i sogni si debbano considerare come un sintomo o sono altro.
Oggi dopo l'ennesimo sogno sono andata in reazione, ho pensato di smettere di elaborarli, forse vi dedico troppa attenzione. Ma poi penso al momento non ho altro materiale su cui lavorare per cui mi tengo i miei sintomi e intanto faccio visto che fare è meglio di non fare.

La domanda che mi fai non la capisco bene, ma volevo puntualizzare un'altra cosa.
Non mi pare che Uno abbia parlato di malattie asintomatiche. Se lo ha fatto io non me ne sono accorto e comunque lo troverei strano e dissentirei.
Non esistono malattie asintomatiche... sarebbero malattie senza effetti. Questo indipendentemente se consideriamo i sintomi come effetti diretti della malattia o come modi di risposta alla malattia o come entrambi.
Ha detto solo che noi non vediamo mai la malattia in se ma ne vediamo solo i sintomi e solo dopo, quando compaiono. In pratica noi sentiamo la risposta... o percepiamo il calore di una fiamma invisibile. D'altronde noi non vediamo direttamente la luce ma l'effetto che questa ha sugli oggetti e via così, si possono trovare molti esempi che, come questi, reggono e non reggono pur rendendo l'idea.

Quindi noi non vediamo il nucleo represso (altrimenti non sarebbe represso) ma percepiamo i sintomi, gli effetti, che questa repressione ha. E' chiaro che c'è una correlazione, pur se essi non sono in effetti il nucleo. D'altronde se reprimo rabbia e mi viene male allo stomaco so già che non sto reprimendo lo stomaco.
Questo solo per dire che non possiamo far altro che lavorare sui sintomi, dato che non abbiamo altro.
Diverso il discorso che posso fare quando so che reprimo... posso, come diceva Uno, lavorare per mettermi nelle condizoni di non reprimere. Nulla. Posso cercare di diventare uno che non reprime.

Il primo passo (e anche il secondo e il terzo...) è ascoltare. Sentire... desiderare di sentire. Andare incontro a ciò che sentiamo, indipendentemente se ci paice o no... anzi se non ci piace meglio, è sicuro una cosa che tenderemmo a reprimere. Bon, il discorso sempre quello è...

Ray 29-06-2011 02.19.17

Citazione:

Originalmente inviato da Faltea (Messaggio 101469)
Se sai, non reprimi più ma che fai?

Integri.

Uno 29-06-2011 11.13.31

Beh, Tea non ha scritto che io ho detto che esistono malattie asintomatiche.
Ha scritto "in relazione" a quello che dicevo io... e poi le malattie asintomatiche ce l'ha messo di suo.

Comunque esistono queste malattie asintomatiche? NI.
Lo stato di essere malato impone che rispetto allo stato di essere sani deve esserci per forza qualcosa di diverso nel corpo, se no non ci sarebbe malattia. Però, e forse è questo che intendeva Tea, quando esce il sintomo la malattia è già nata, a volte anche da un pò se parliamo di sintomi identificabili senza diagnostiche particolari... in sostanza come abbiamo già detto in passato, il sintomo è già l'organismo che procede verso la guarigione, che poi ci riesca o meno. Più è evidente il sintomo e maggiore è lo sforzo dell'organismo per debellare la malattia.

Quindi lavorare su un sintomo è una limitazione?
Si in un certo senso, ma se non possiamo fare altro?

I rimedi, le cure, il comprendere gli errori etc... non sono mai per ciò che è già successo o quello che sta succedendo nel presente, sono sempre per il futuro.
Quindi pazienza se oggi solo dopo che ho il naso tappato posso iniziare a curarmi, o meglio ad accettare di guarire, un domani saprò che se mi metto sudato sulle correnti di aria.....
Questo è un punto molto importante, è ciò che genera sensi di colpa deleteri. Se sono sensi di colpa momentanei e tesi a farci muovere ok... ma stare immobili a crogiolarsi sui sensi di colpa è assurdo. Dobbiamo sempre tenere a mente che ciò che è stato è stato. Che è andata così perchè con quelle condizioni non poteva essere diversamente, quello che possiamo fare è "solo" studiare le condizioni per far si che in futuro ne poniamo di diverse per far andare le cose in maniera diversa.
Questo implica lavorare anche sul passato, per esempio chiedendo scusa a qualcuno o perdonandolo. Uno (non io) penserà, ma tanto se ormai è stato quel che è stato a che serve? Serve perchè quegli atti ci cambiano e quindi gettano le basi per nuove condizioni che in futuro ci faranno agire diversamente.
Non lavoro con il passato per aggiustare il passato, lavoro per rendere migliore il futuro iniziando, per quanto in embrione, dal presente.

Sembra che sia andato fuori discorso, in realtà anche con la repressione funziona così

Faltea 29-06-2011 12.36.37

Per riuscire a "far uscire" ciò che magari sento che si muove dentro ma non ha corpo uso il classico foglio bianco e comincio a scrivere.
Dentro di me mi ripeto (Stile mantra) "più a fondo", "più a fondo" via via che la scrittura si avvicina a qualcosa di particolare, quella di ieri partiva con "e la vita è tutto un film" per finire con "la conoscenza permette la scelta"...
Esempio di mie elucubrazioni per intendere che questo metodo non si deve prenderlo troppo sul serio, ti piazzi lì con un foglio bianco e scrivi ciò che senti di scrivere...
Alle volte cestino, alle volte tengo..
Se è duro da far uscire spesso strappo e dimentico, alle volte escono solo stupidateicon_mrgr:
Potrebbe essere una cosa da affiancare al cercar di capire i sogni..
Io non me li ricordo nonso.gif ed allora ho dovuto trovare un'alternativa per parlare con suby..

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 101493)
Integri.

:wow: (andava meglio la lampadina ma non c'è... ok ok non ricomincioicon_mrgr: )

Astral 29-06-2011 12.43.24

penso che il primo passo sia capire cosa sono questi veri desideri e questi desideri artefatti invece, spesso impostati dalla società. Per alcuni sembra veramente più difficile seguire i desideri veri, ma come si diceva altrove la nostra via non è ne facile, ne difficile.

Io penso di aver capito l'8 per cento.

Uno 29-06-2011 13.14.51

Astral non è che stai rispondendo qui all'altro thread? :D

diamantea 29-06-2011 14.24.46

Chiarisco meglio la domanda Ray anche se Uno ha già in parte risposto.
Nel post 21 a un certo punto dici "Sempre se l'inconscio ce la fa, ovviamente." Ciò vuol dire che ci sono casi in cui il represso non si fa manifesta perchè l'inconscio non ce la fa, ma perchè non ce la fa? e soprattutto come facciamo poi a sapere che non ce la fa ma il represso c'è?
E quando poi lo veniamo a sapere vuol dire che si è manifestato con uno scoppio talmente violento da aver oltrepassato la soglia?
Con malattia asintomatica intendevo chiederti se un'inconscio che non ce la fa a manifestare i sintomi del represso si possa paragonare alle malattie asintomatiche, in medicina questo termine si usa per quelle malattie silenti che si manifestano quando ormai non possono essere curate appunto perchè non davano sintomi.
Pensavo ai quei casi di raptus, di manifestazioni di rabbia eccessiva che porta a uccidere in persone che vengono definite normali fino a 5 minuti prima, persone che non hanno mai manifestato sintomi da far presagire lo scoppio.

Insomma mi ha colpito quel "sempre se l'inconscio ce la fa". E se non ce la fa che succede? Ho dato per scontato che l'inconscio ce la fa sempre con i sintomi ma non li sappiamo leggere come tali.

Uno 29-06-2011 16.05.07

Citazione:

Originalmente inviato da diamantea (Messaggio 101504)
in medicina questo termine si usa per quelle malattie silenti che si manifestano quando ormai non possono essere curate appunto perchè non davano sintomi.

Uhum.... mi metto contro mezza categoria medica, ma questa è una giustificazione usata per non ammettere che non si è stato in grado di vedere.
Oggi va tanto di moda la prevenzione con esami a tappeto, esami che adesso iniziano ad essere meno invasivi, ma fino a qualche anno fa magari creavano più problemi di quelli che risolvevano...... dicevo va di moda, però c'è tutta una nuova generazione di professionisti che purtroppo non sa valutare segnali visivi di impatto con cui i vecchi medici lavoravano fin troppo bene per i mezzi dell'epoca.
Se, per assurdo, è possibile vedere perfino dalla scrittura (non che che io chieda ai medici questo eh...) lo stato psicofisico di una persona è impossibile che una malattia sia talmente silenziosa da non dare neanche un debolissimo segnale. Se fosse così uno starebbe bene.
Poi che siamo o non siamo in grado di vederlo è un'altro discorso e non sto accusando l'eventuale medico che non può vedere un segnale, al limite accuso la mancanza di umiltà nel dire che se lui non vede nulla non c'è nulla.

Ray 29-06-2011 16.21.42

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 101507)
Uhum.... mi metto contro mezza categoria medica, ma questa è una giustificazione usata per non ammettere che non si è stato in grado di vedere.
Oggi va tanto di moda la prevenzione con esami a tappeto, esami che adesso iniziano ad essere meno invasivi, ma fino a qualche anno fa magari creavano più problemi di quelli che risolvevano...... dicevo va di moda, però c'è tutta una nuova generazione di professionisti che purtroppo non sa valutare segnali visivi di impatto con cui i vecchi medici lavoravano fin troppo bene per i mezzi dell'epoca.
Se, per assurdo, è possibile vedere perfino dalla scrittura (non che che io chieda ai medici questo eh...) lo stato psicofisico di una persona è impossibile che una malattia sia talmente silenziosa da non dare neanche un debolissimo segnale. Se fosse così uno starebbe bene.
Poi che siamo o non siamo in grado di vederlo è un'altro discorso e non sto accusando l'eventuale medico che non può vedere un segnale, al limite accuso la mancanza di umiltà nel dire che se lui non vede nulla non c'è nulla.

Si, stavo per dire una cosa del genere. Per altro resto convinto che non esistono malattie asintomatiche, c'è solo la possibilità appunto di non riconoscere qualcosa come sintomo e, come dicevo sopra, indipendentemente se consideriamo il sintomo come effetto diretto o come risposta... che è un modo sbrigativo di intendere quello che intendevi tu con sforzo dell'organismo per guarire.

Quando parlavo di inconscio che non ce la fa, se ricordo bene, mi riferivo alle sue funzioni compensative... d'altronde il cercare di far emergere alla coscienza qualcosa di represso è per certi versi compensativo all'atteggiamento del cosciente. Può non farcela nel senso che i suoi tentativi non sortiscono effetto... e io penso anche che può non farcela anche quando l'effettiva commpensazione che occorrerebbe in certi casi "distruggerebbe" l'individuo. In questi casi credo avvenga una compensazione parziale, o meglio un programma compensativo spalmato nel tempo e pezzo per pezzo. In casi come questi, se le cose stanno come sospetto, può essere davvero difficile anche solo ipotizzare il nucleo represso in base ai sintomi... può essere addirittura difficile correlare i sintomi. D'altronde sto pensando a situazioni piuttosto gravi, ma processi analoghi potrebbero essere presenti anche in casi "normali" anche se più mitigati.

Edera 29-06-2011 16.39.24

Citazione:

Originalmente inviato da Uno (Messaggio 101507)
è possibile vedere perfino dalla scrittura (non che che io chieda ai medici questo eh...) lo stato psicofisico di una persona.

Ci pensavo oggi a questo, grazie alle informazioni che sto raccogliendo in preparazione all'esame di estetica orientale.
Il segno del pittore sul quadro o la sua calligrafia devono riflettere il 'vuoto', l'armonia mentale, lo stato psicofisico ottenuti attraverso la pratica meditativa.
Se le tensioni, le distrazioni, i pregiudizi riescono a influenzare la scrittura, figuriamoci uno stato silente di malattia. Un medico ovviamente non ha niente a che fare con tutto ciò però certi sembrano davvero ciechi, bisognerebbe recuperare il vecchio sapere e integrarlo al nuovo. Forse il peggio in questo senso si ha nel campo dei disturbi mentali, secondo me visibili ben prima dei sintomi veri e propri che li definiscono.

diamantea 29-06-2011 16.42.00

Se ho capito bene non esistono malattie senza sintomi ma sintomi che non vengono interpretati come tali, quindi trascurati o ignorati.
Per ora mi basta per sapere che devo lavorare sul sintomo in quanto è quello che ho a disposizione. Probabilmente ho anche altro e non lo vedo o non lo considero in quanto un sintomo forte mi obbliga a prenderlo in considerazione più di altre cose in qualunque senso, ovvero se sono rabbiosa posso aggredire chiunque mi capiti a tiro, oppure prendere un tranquillante oppure e meglio lavorarci e vedere da cosa è causato.
In questo senso occorre sapere quel si vuole fare e usare la volontà per ottenerlo.
Se io non voglio fare le prime due cose devo per forza lavorarci su, non c'è altra alternativa credo.

Uno 29-06-2011 16.43.54

Citazione:

Originalmente inviato da Ray (Messaggio 101508)
può essere davvero difficile anche solo ipotizzare il nucleo represso in base ai sintomi... può essere addirittura difficile correlare i sintomi. D'altronde sto pensando a situazioni piuttosto gravi, ma processi analoghi potrebbero essere presenti anche in casi "normali" anche se più mitigati.

E' inversamente proporzionale alla capacità di leggere questi sintomi, ma la punta dell'iceberg è dato a tutti di vederla e da li si può iniziare. Non è che ci siano altri mezzi autonomi abbastanza efficaci escludendo la visione di un esterno.
Non puoi vedere la roccia che sotto fa tremare la terra, ma puoi sentire il terremoto, anche quando è leggero. Non puoi impedire eventuali altri terremoti, ma puoi andare a vivere altrove o costruire antisismico. Devi però renderti conto che c'è la possibilità che in quella zona sottto di te la terra si muove perchè sopra senti il terremoto.


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