Re-azioni interne
"Ci si sbaglierà raramente attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura"
(F. Nietsche) Girava in home e mi ha colpito (per la lucidità). Forse c'è da ragionarci e distinguere, ma in linea di massima sono d'accordo. Voi? |
d'accordissimo per quanto mi concerne
anche se forse le azioni estreme più che alla vanità le collegherei a volte a un desiderio di "andare oltre l'abitudine" che può essere anche positivo |
Non ho capito su cosa c'è da ragionarsi peròmartello.:
In pratica dice che gli sbagli fatti con vanità, sono le azioni estreme, quelle in cui sopravvalutiamo noi stessi, quelli mediocri sono dati dalle abitudini: ad esempio non cambio lavoro perchè questo anche se fa schifo mi permette di vivere. Quelle meschine dalla paura, beh in effetti molte volte si uccide per paura, oppure si tace per paura. |
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In ogni caso mi pareva una frase ottima come spunto osservativo, ovvero prenderla in considerazione per valutare le varie azioni che compiamo. |
non per forza.
se tu ti abitui a vivere "costretto" in un certo qual modo sopportando soprusi (e tacendo) per te "l'estremo"potrebbe essere il "rivoltarti" contro colui verso il quale subisci. in quel caso non lo vedo come vanità ad esempio |
"Ci si sbaglierà raramente attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura"
(F. Nietsche) In effetti la vanita' porta a commettere azioni estreme e non ponderate, a volte folli sulla spinta della vanita' che accieca. Le azioni mediocri spinte dal sonno della quotidianita', dalla meccanicita' dell'abitudine. Mediocri nel senso fatte senza una convinzione ed un ragionamento, automatiche. Le azioni meschine spinte dalla paura che mostra l'altro come il nemico, il pericolo. Azioni per difesa che possono arrivare all'estremo, l'annientamento di quello che si giudica l'oggetto della paura. PS: non ho letto gli interventi mentre postavo... |
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Ci si può rivoltare in modo estremo o no. Vero che si può viverla come molto difficile, ma questo non necessita per forza estremizzazione. Ci domandiamo se agiamo sempre in modo misurato alla situazione? Se esageriamo non è vanità? Non proviamo una sottile (a volte neanche tanto sottile) soddisfazione nell'immaginare noi stessi agire? |
ti dirò per quanto mi concerne difficilmente ho vissuto situazioni estreme.
forse fatico a comprendere proprio per questo. può darsi tu abbia ragione. |
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Quel raramente significa che non è una regola assolutista, ma che vale la maggiorparte delle volte. |
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Le azioni estreme (anche se sono estreme solo dal nostro punto di vista) spesso vengono compiute per sciocca vanita' ( "ti faccio vedere io adesso..") , in quelle mediocri ci siamo immersi fino al collo in quasi tutti i giorni della nostra vita, cosa c'e' di piu' piatto e tranquillo che una abitudine in cui crogiolarsi? ... ed infine, la meschinita' spesso fa rima con paura.. per paura si possono compiere i gesti piu' meschini e la mente ce li fa passare come qualcosa fatto per "sopravvivenza" per la serie.. mors tua, vitae mea... bah.. che brutta roba .. Citazione:
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Anche a me mi ha colpito molto, immagino donne che quando fanno certe scenate, si immaginano li con la pelliccia, truccate pronte a "cambiare" la situazione. Ma forse anche le azioni di stampo nazista era fondate tuttosommato per vanità di appartenere alla razza prediletta. Ed ancora se ci stanno certe scene alle manifestazioni tipo gay pride, è evidente che sotto c'è una grossa forma di vanita ( ed in questo caso pure manifesta!) ----------------------------------------------- La vanità mi fa pensare al sentirsi qualcuno che comunque richiede anche coraggio di mostrarsi che è l'opposto della paura. Tra Coraggio e paura troviamo magari un equilibrio che però in certi casi potrebbe essere l'abitudine. In qualsiasi polo stiamo, o anche se rimaniamo al centro, rischiamo comunque di compiere una di queste 3 azioni. :C: |
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La seconda l'abitudine ci fa fare le cose meccanicamente e il cuore non ci sta proprio. La terza il cuore è soprafatto dalla paura e quindi quello che ne esce è la conseguenza di ciò che faccio per egoismo per salvarmi il c..o. Non vale però il contrario. :C: |
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Per vanità possiamo intendere il mostrarsi eccessivamente, nelle azioni estremo può esserci un far vedere piuttosto che un vedersi e le energie che si impegnano nel fare qualcosa di estremo sono vanesie. L'assonanza vano vanità mi sembra esprima abbastanza bene il vuoto che si forma nell'estremo di una azione, uno svuotamento che decomprime, infatti continua a chiamare azioni estreme. |
E se togliamo quelle estreme, quelle mediocri e quelle meschine........ che azioni rimangono?
Perchè a questo punto bisognerebbe cercare di concentrarsi su quelle per essere se stessi, oppure... se leggiamo bene l'aforisma dice che non sbagliamo lo stesso purche sappiamo riconoscere le tre dinamiche, l'aforisma molto probabilmente si riferisce al discernimento delle azioni altrui, però se io fossi costretto ad agire in un certo modo tra il saper riconoscere o meno come sto agendo c'è una certa differenza. Si può espandere (qui o in 3d apposito) sui perchè, per come e per cosa capiti di essere costretti, se e quando si è realmente costretti, in ogni caso prima di tutto penso che sarebbe meglio trovare risposta alla prima domanda di questo mio post. |
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Le altre sono deviazioni che bisogna conoscere? Non mi è chiaro come faccio a sapere quando sono realmente costretta. |
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Se potessi prendere la prudenza dell'azione meschina, la tranquillità dell'azione mediocre, e l'entusiasmo dell'azione vanitosa, ed equilibrarle tutte insieme forse otterremo una reazione più equilibrata. Tra l'altro magari in una situazione dove si è meschini per paura, potrebbe essere utile un po' di vanità per dire, ma io ho una dignità, ma chi me lo fa fare a soccombere alle tue minaccie. |
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Quindi se sono meschino sono schiavo di qualcosa secondo me. Ecco il motivo che conduce ad essere meschini, per eliminare la meschinità bisogna rialzarsi e divenire eretti. Per farlo bisogna scoprire di chi siamo schiavi, una volta che ne abbiamo coscienza, non credo che immediatamente ci si possa liberare per il sol fatto di rendersene conto nonso.gif ma almeno si è coscienti del perchè si è meschini. Non che mi piaccia da perfezionista martello.: quale sono, ma forse il senso era questo. nonso.gif |
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Comunque il sapere cosa ci muove o muove gli altri nelle azioni può aiutare a correggere certi circoli viziosi che portano ad agire in un modo piuttosto che in un altro, saperli riconoscere in se stessi e negli altri è un altro passo verso la consapevolezza. |
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Che dite? fiori.gif |
rimangono a mio parere le azioni fatte in equilibrio e in pienezza del proprio essere (come già detto da Astral).
quell'equilibrio e quella pienezza che non possono prescindere dalla presa di coscienza di ciò che si è e dalla conoscenza di come si interagisce Azioni che partono da un centro silenzioso e non "decadono" dando spazio ad altro. mi verrebbe da definirle sublimi ma non so se ci azzecca tanto |
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Da un certo punto di vista sono misurate anche le tipologie di azione dell'aforisma, nel senso che un'azione estrema è misurata sullo scopo più la vanità da soddisfare per esempio... scomparendo questa e altre eventuali motivazioni più o meno note e che poco c'entrano con l'azione in se, dovrebbe restare la misura adeguata, ovvero un'azione consona, adatta. Da un certo punto di vista queste azioni misurate si possono anche chiamare necessarie. |
credo che quella "misura" di cui parli faccia parte di un profondo lavoro di auto osservazione nelle interazioni che dia modo alla fine di raggiungere uno stato che non mi viene meglio che definire "centrato" e nello stesso tempo "sospeso".
tra l'altro tutto ciò che nasce dal cuore, da quel centro silenzioso non so ma è come se trovasse da solo il modo di non essere ne "esagerato" ne limitato ma nella sostanza continuamente adeguato alla situazione. |
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