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Se per un solo istante si vedesse l'assurdità del nostro "vivere" ne rimarremmo sconvolti... ecco la paura. Nelle emozioni negative si cercano giustific-azioni... gratific-azioni... tutte azioni mirate a coprire le nostre assurdità. |
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Le sentenze, i giudizi, le condanne dei tribunali... non sono quasi mai guidati da qualcosa di etico, di "divino"... ma praticamente sempre sono guidati dalla paura. La paura atavica che incute un criminale, la paura della morte, la paura che i propri cari possano esserne vittime... è questo che spinge a condannare. Se si pensa a tutte le atrocità del passato, l'inquisizione, la caccia alle streghe, le persecuzioni dei primi cristiani... si vede chiaramente come la Paura sia condizionante, manipolatrice, come abbia effetto anche a livello di massa... E tutte le condanne, le donne arse sul rogo, le impiccagioni, i soprusi di ogni genere, non sono mai stati compiuti in nome di Dio... ma sempre in nome della Paura. Se mai esistesse un Uomo veramente libero, che ha "vinto" la Paura e non si lascia condizionare, probabilmente direbbe: "Nemmeno io ti condanno. Và, e d'ora in poi non peccare più"... Le "emozioni negative", per lui, non esisterebbero più... |
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Se un lupo ti mangia le pecore, potresti anche non averne paura ma dovresti fare qualcosa per salvare il tuo bestiame |
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Concordo con Kael... un Uomo non ha Paura... non si lascia condizionare. |
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Benvenuto in città. |
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L'esempio del lupo che fai è attinente comunque il lato fisico, la "necessità" riguarda appunto la propria sopravvivenza, o quella dei propri cari, che senza pecore non avrebbero di che campare. Se ciò che voglio "salvare" è la mia immagine, la mia reputazione, o quanto altro (ego..) sarà per me sempre qualcosa di necessario, altrimenti non ne avrei il bisogno. Il confine è labile ma comunque come dicevo prima si tratta per lo più di giustificazioni che cerchiamo per "soddisfare" il corpo, dietro alle quali poi nascondersi. Se un lupo mi mangia le pecore, nulla mi vieta di alzare un bel recinto resistente per tenerlo alla larga, senza per questo condannarlo e ucciderlo per una cosa che fai poi anche lui per "necessità", e della quale quindi non ha colpa... |
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Collegandomi a quanto avete detto dopo, non sono sicuro che un Uomo non abbia paura, a meno che non ci mettiamo d'accordo sul concetto di "avere paura". Concordo invece sul fatto che non ne è condizionato. Posto che siamo nel ramo delle ipotesi (caratteristiche di "Uomo"), anche se estrapolate si spera dal Lavoro personale e dalle proprie Osservazioni, se consideriamo la paura come la base istintuale a quelle che poi, "in determinate occasioni derivate dalle anormali condizioni di esistenza ordinaria da noi stessi determinate", diventano quelle che chiamiamo emozioni negative, non credo ci si possa liberare di questo istinto, a meno di liberarsi di tutto il corpo fisico. La paura, se sta alla base del nostro istinto, sta anche alla base del nostro "cervello corporeo" (midollo spinale) e quindi sta alla base di ogni suo funzionamento, soprattutto quelli automatici, grazie ai quali siamo presenti su questa assurda palla di fango. Dalle mie osservazioni è per paura che "facciamo" qualsiasi cosa, respirare compreso. Se invece per "avere paura" intendiamo permettere che essa se ne vada in giro fuori dal suo seminato e determini questioni non di sua competenza come stati emotivi (o pseudo tali) e pensieri e quindi induca stati psichici generali, allora concordo... l'Uomo non dovrebbe averne. |
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Anche la paura se fosse oggettiva e distaccata non ci farebbe puzzare di sudore ma ci terrebbe solo in all'erta nei reali pericoli, quell'oggettività e distacco non dico che sia una chimera ma quasi. |
ma se la paura esiste avrà un motivo di essere oppure no?
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Per il resto concordo comunque. Anche se prima bisognerebbe stabilire quali sono i reali pericoli e quali no. Dico questo perchè per una vip la possibilità di rompersi un unghia è un pericolo assai più importante che tirar sotto con l'auto un pedone ad esempio... Ne consegue che la stessa libertà dell'uomo è una "chimera", ci si crede liberi ma poi è la paura e la rabbia che ci domina. Chissà però che provandoci, un passetto alla volta, la chimera diventi sempre meno un miraggio... |
Volevo aprire un nuovo thread sul "fastidio", ma penso che si ricolleghi bene a questo. Oltretutto finora abbiamo parlato di emozioni negative in modo teorico, ma mi piacerebbe parlarne anche da un punto di vista pratico...
Tutto nasce da un fastidio. Da una situazione di più o meno calma, di equilibrio se vogliamo, può sorgere un fastidio che può, nelle sue sfumature, passare dall'essere appena percepibile al divenire una vera e propria fonte di dolore. Se metto un dito su una superficie calda, avverto fastidio, se vado ad aumentare il calore della superficie aumenta il mio fastidio, fino a diventare dolore... Quando il limite del fastidio non è più sopportabile dal corpo, scatta l'emozione negativa, che può manifestarsi come rabbia, invidia, gelosia, etc.. I modi per evitare queste manifestazioni sono due: o elimino l'oggetto che mi procura fastidio, o aumento la resistenza del mio corpo. In entrambi i casi, elimino il fastidio, annullandolo quasi del tutto. La prima ipotesi però è parecchio vana. La vita è bastarda in questo icon_mrgr: e possiamo scappare dove vogliamo che tanto quello che dobbiamo vivere lei ce lo propinerà sempre. Quindi, se il mio fastidio è causato dagli atteggiamenti di una persona specifica ad esempio, posso smettere di frequentarla che tanto prima o poi ne incontrerò una simile... e allora sarò punto a capo. La seconda ipotesi invece sembra più affidabile, perchè lavoro su me stesso e non sul resto. Se aumento la mia resistenza non dovrò più preoccuparmi di scappare sempre... potrò concentrarmi su altro. Come aumentare la resistenza al fastidio, tanto da annullarlo quasi del tutto finchè non diventa appena percepibile? Io personalmente ho annullato determinati fastidi che in passato mi perseguitavano... però ad essere sincero non so come ho fatto. O meglio, so come ho fatto: li ho accettati. Il punto è che non so come ho fatto ad accettarli. E' successo e basta. "Accettare", questa grande parola... Tutti la usano ma nessuno la conosce... La mente in questo usa uno dei suoi trucchetti: ci fa credere che le fonti del nostro fastidio siano sempre negative e quindi suggerisce "dai accetta, chi o cosa ti causa fastidio è inconsapevole e dunque devi perdonarlo, non lo fa apposta, anche se sbaglia..." Mica vero. Alle volte (per non dire sempre) ci causa fastidio qualcosa di positivo, e non è lui che dobbiamo perdonare per non saperlo accettare, ma noi stessi. Siamo noi che sbagliamo, se non sappiamo accettare... Che sia una persona, o qualcosa di astratto (come ad esempio può dar fastidio non riuscire a capire un concetto) il fastidio è sempre lì dietro l'angolo, in agguato. Sto corpo è sempre troppo "debole" per resistere a tutto, e a volte si ha come l'impressione che è destino dover convivere con un fastidio per sempre... Mi fermo per sentire se avete qualcosa da dire voi, magari su come avete fatto ad eliminare un fastidio che vi perseguitava... |
come te
ho perdonato la mia inconsapevolezza, e ho modificato la mia passività. (con scarico all'esterno) in neutralità prima e azione dopo. ciauzz |
Da come l'hai posta,subito mi è saltato in testa che forse il fastidio è dentro di noi,prima che all'esterno per cui ognuno deve lavorare su se stesso e non prendersela con il mondo circostante...
Mi accorgo che pero'alcune condizioni sono piu'accettabili di altre, o meglio, in alcuni casi siamo predisposti ad accogliere qualcosa di fastidioso,mentre altre, vorremo solo scappare il piu'possibile lontano da esse. Faccio un esempio,oggi sono malatapiango.gif ,probabilmente ho la febbre unita ad un pizzicore in gola assolutamente sgradevole,beh...so che non posso ribellarmi in nessun modo,ho solo la possibilita'di alleviare la sensazione ed accettandola, mi sento per di piu',un pochino meno grave...in fondo in questa situazione non c'è alternativa...probabilmente se riuscissimo ad essere lucidi,accorti nel rapportarci alle situazioni,come anche alle persone saremmo meno suscettibili e vulnerabili. Ho sempre l'impressione che la mente giochi sulla nostra scarsa attenzione,(oggi sicuramente piu'di ieriicon_mrgr: )... Ultimamente quando qualcosa mi infastidisce e purtroppo capita frequetemente, la frase che mi ripeto è "essere nel mondo,ma non del mondo". Cmq riguardo al modo per superare alcune sensazioni penso lo abbia gia' detto tu...accettare per alcuni,per altri...imparare ad accettare... :C: |
Anche per me, determinati fastidi sono svaniti da soli... accettandoli o semplicemente ignorando il fatto che mi dessero fastidio... almeno credo:U è stato tutto così naturale che non ci ho fatto particolarmente caso.
Un fastidio che non riesco proprio a superare... i fischi. Se qualcuno fischia mi vibra il timpano e la cosa mi procura rabbia, nervosismo e mi fa perdere il controllo... Per rimettermi "in equilibrio" devo impormi autocontrollo, imporre alla mente un limite. Non sempre posso far capire alla persona di fronte a me che mi da fastidio, che oltrepassa quel limite che c'è tra la sopportazione e l'ira e l'unica soluzione è frenarmi, andarmene... impormi di calmarmi. Per non parlare dei buontemponi.. quando scoprono un punto debole si mettono a fischiare di proposito.. Ciò che volevo dire in sostanza è che mi genero un'obbligo, un'imposizione. Reprimo un'emozione che sicuramente si scatena sotto altre forme... nonso.gif Ci sarà pure un'altra strada....nonso.gif |
ma certo paura...dolore...fastidio son tutte emozioni...
ci sono differenze per come la vedo....un fastidio è tale proprio perchè potrebbe essere tollerato...nel senso che in una scala di valori "dolorifici":) metterei sul primo gradino...quello meno gravoso... proprio il fastidio.....lo puoi evitare...non frequentando la persona che ti infastidisce....non frequentando luoghi o situazioni che ti arrecano sto fastidio..... mi dirai: " sta roba vale anche per la paura e il dolore" certo....ma stranamente...dalla paura e dal dolore... fisico o meno che sia....fatichi di più....questi ultimi si sentono meno "astratti" no?manata.gif come evito o supero il fastidio? bella domanda....alcuni sfumano da soli....altri evito di incontrarl....a volte fa comodo...ma ti "frega" quindi per quanto mi riguarda non è superatononso.gif ....e quel che fa comodo..non sempre è realmente talenonono.gif fiori.gif |
Mi hai detto "accetta" Kael?
Ne ho una piccolina per spaccare la legna in inverno... Non dicevi quella? Uff... ma guarda un pò... con lo stesso nome... Faltea, non posso neanche dirti "fischia che ti passa" icon_mrgr: (un giorno lo riprendiamo da qualche parte questo detto) però... dicci che tipo di fischio non ti garba? Cassandra sei malata? Ma no... ieri eri malata, quando ti accorgi stai già guarendo... dry.gif e se funzionasse così anche con i fastidi? 8-) |
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Mi infastidiscono tutti i tipi di fischi, da quelli del bellimbusto che vede la bambolona in minigonna, dal fischiettare una melodia al fischio prodotto da macchinari vari (vecchie tv, trasmissioni radiofoniche disturbate, ecc...) ... il sibilo poi.... aaaaaaaaahhhhhhhhh mi fa impazzire.. Come risolverlo? Mah ci penso da tanto tempo eppure non ci sono mai riuscita... nonso.gif la nebbia si fa densa nonso.gif edit: mi è venuto in mente il film Arancia Meccanica, quando lo portano ad impazzire attraverso la musica di Beethowen (la nona? o la quinta? Boh non ricordo) a me basterebbe un marmochio fischiettante... che delusione |
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PS: quella del fischio non l'avevo mai sentita... uhm, frequenza alta che può stridere... fischi di approvazione maschili... che è, ha troppa "acqua"? |
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Avendo il caminetto a casa, so che si usa perchè normalmente il fuoco di un caminetto non raggiunge altissime temperature, dunque legni molto spessi bruciano solo esternamente, e va a finire che la parte esterna si carbonizza e il centro resta integro e inattaccabile dal fuoco. Questa immagine mi sembra rispecchi bene ciò che avviene a livello psicologico... "Carbonizziamo" l'esterno dell'oggetto che ci causa fastidio, cosicchè il fuoco non può più andare a consumarne l'interno, che dunque resta integro e continua a esercitare la sua azione su di noi... Accettando, il fuoco consuma interamente ogni parte, anche l'interno... Citazione:
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Affettare un fastidio, secondo me, significa alleggerire il carico e quindi avere la possibilità di accoglierlo meglio (perchè iniziamo a conoscerlo), di sopportarlo e poi tollerarlo.... significa avere la possibilità di guardare il fastidio (tronco) diviso in più parti (fette), e da più punti di vista.
Di un tronco non possiamo vederne il "cuore" finchè non lo affettiamo, quando lo affettiamo possiamo vederlo un pezzetto per volta, visto che interamente non lo sopporteremmo (mi ricorda il discorso che avevamo fatto tempo fa su amore e affetto..). Un fastidio, nasce quando non sopportiamo una vibrazione che sembra diversa dalla nostra in quel momento. Se sto suonando una melodia, tutte le note si accordano, improvvisamente "tiro una stecca", una nota stonata la percepiamo immediatamente in una melodia armoniosa.. e quindi è facile accorgersene.. il problema è quando crediamo che la nota stonata sia esterna a noi e quindi la allontaniamo... invece è interna anche se ben nascosta e proprio per questo non lo sopportiamo, diversamente anche sento una nota stonata, me ne accorgo ma non mi infastidisce... Un fischio è acuto, è oltre la nostra normale accettazione (appunto icon_mrgr:) e stride.. se dovessi dire come imparare a sopportare i fischi, direi impara a fischiettare tu e alza man mano il tono.. Se non sopporto degli atteggiamenti di una persona, invece che evitare di frequentarla, posso frequentarla di meno (visto che non la sopporto "tutta intera"), e intanto "affettare" gli atteggiamenti che mi disturbano, ritrovarli in me .. ammettere che ci sono e che vanno osservati e conosciuti... :C: |
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Oltre al suono stridente esterno c'è la vibrazione interna del suono che sto producendo... Passiamo oltre va'... secondo me la soluzione non c'è. Se un fastidio è fisico (come nel mio caso, vedi timpano che vibra) non è tanto il fischio che provoca fastidio quanto la vibrazione del timpano, credo che a quella non ci si possa trovare rimedio... Forse questo però può essere da spunto, quando nasce un fastidio c'è di fondo una causa scatenante, scavando utilizzando magari il metodo che aveva proposto Ray (ora non ricordo come si chiamava, ma si sottraeva fino a che non si raggiungeva il nocciolo del problema) potrebbe essere utile per arrrivare al nocciolo che ha portato ad avere fastidio per quella o per quell'altra cosa.... Scava scava, o seziona seziona con l'acetta... :C: |
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Comunque se dovessi darti un'input sui cui lavorare... un momento, mica me lo hai chiesto icon_mrgr:, mica mi basta cambiar l'avatar per diventare buono diavolo.g: io stanerei quella biscia che mi gira in testa, che sguiscia troppo veloce, gli darei una calmata per fargli capire che comando io, gli direi che non mi frega niente se è venuta da lontano e ha preso coraggio dopo un episodio, se l'ho ereditata da qualche avo.... un pugno sul tavolo e: "qui adesso comando io" |
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--------------------------------------------------- Usando il verbo riferendosi all'attrezzo per spaccare la legna, che vuol dire nello specifico "accettare" una persona del genere? Che significa accettare la falsità, o l'ipocrisia? Oggi pensavo: non si può accettare nessuno se prima non accettiamo noi stessi. E accettare noi stessi in questo senso significa farsi a pezzi... demolire le nostre sovrastrutture e i nostri preconcetti. Un bambino di pochi anni in effetti accetta tutto, non subisce i caratteri di certe persone come invece inizierà a farlo da grande. Questo perchè negli anni si forma delle sovrastrutture contro le quali poi cozzano caratteri diversi o forme diverse, mentre nel bambino fluisce tutto senza stridore... Come se l'accettare (fare a pezzi) fosse un solve... |
Tempo fà al lavoro ero sempre in "rotta" con un collega... nel tempo qualcosa è cambiato... ora vedo quello che mi dava fastidio... ma non mi urta come un tempo.
Questo collega mi metteva sempre in uno stato di "inferiorità"... quando parlavo con una persona arrivava lui e si poneva (anche fisicamente) tra me e questa persona. Cominciava a parlare di cose futili e banali (questo vedevo)... e toglieva "potere" alla mia persona... Poi qualcosa è successo per cui ora questo suo modo non mi toglie nulla... anzi riesco pure a vedere altro di me e di lui... non posso dire che siamo "amici"... però quando capita la dinamica descritta sopra riesco a rimanere attento a me stesso ed anche a quello che succede tra di noi... Per dire che se una persona ci dà fastidio non è mai la persona in sè ma quello che tale persona risveglia in noi... che fà stridere in noi... Oggi Tizio ci urta... e semmai Tizio "sparisce" compare Caio a sostituirlo... perchè il "denominatore comune" siamo sempre noi... |
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