La provocazione
Su ispirazione di Kael, apro questo post. Parliamo della provocazione... cos' è che aiuta un vampiro a provocare, secondo voi?
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Ma scusa Lao, io credevo che aprire una discussione equivalesse ad esprimere una propria opinione per sapere cosa ne pensano gli altri :o
E' come se io mettessi la ricetta della matriciana (contento Capo? boccaccia: ) scrivendo: come si cucina? dry.gif (prova a pensare perchè ti sta dando fastidio ciò che ho detto)fiori.gif |
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Io non ho fastidio, hai ragione, è che sono pigro diavolo.g:
Prima dite voi, poi dico io... sono pigro diavolo.g: Vabbeh, lo dico io fiori.gif Allora, secondo me uno si incavola quando gli si dice la verità su una debolezza... o magari quando gli si dice una bugia che lo può compromettere di fronte agli altri, pur essendo sicuro di sè |
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Le cause possono essere molteplici secondo me. Nella maggioranza dei casi cmq, lo si fa (consciamente o inconsciamente) come autodifesa, nei momenti in cui ci si sente inadeguati ad affrontare una determinata situazione o una determinata persona, e quindi si aggredisce per non dover difendersi.
Ma tralasciando le cause, che potremmo vedere in seguito, cosa succede in chi "subisce" la provocazione? Perchè è così difficile "resistere"? E perchè, anche parecchio tempo dopo, il rancore verso quella persona ci rode dal di dentro? |
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azz Kael mi becchi in pieno...
ci sto lavorando.... che bestiaccia sto cosomartello.: |
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Si può infiammare solo materiale combustibile...
se parliamo di vampiro va in cerca di materiale combustibile.... ma non sempre questa è una delle modalità... potrebbe anche essere il contrario... leccare... farsi voler bene... almeno provarci.... due opposti che portano allo stesso risultato... far si che la preda si sbilanci verso il vampiro.... Adesso vediamo dalla parte della "vittima" ho virgolettato vittima perchè in realtà non esiste la vittima scrificale, se siamo vittime vogliamo esserlo... e in ogni vittima c'è almeno un pò di vampiro... questo dovrebbe farci già riflettere.... Come agisce la provocazione? Colpisce o una nostra debolezza o quella che crediamo una nostra forza annientantandocela e togliendoci punti di riferimento in ogni caso... Esempi esempioni.... se mi vedo bello e ci tengo... il primo che mi dice brutto mi farà impazzire se mi vedo brutto idem.... Quindi siamo sempre noi il punto centrale..... |
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Anche se a volte un Vampiro "come si deve" è capace di succhiare la "linfa" senza farsi accorgere dalla vittima.
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Se ci vengono a mancare i punti di riferimento, quindi, ci destabilizziamo... non so come esprimerlo.. ma credo che il nostro punto di riferimento, dovremmo cercarlo, non in una delle nostre "qualità" ( o che riteniamo tali) ma proprio dentro di noi.. diventare noi stessi il nostro punto di riferimento.... si capisce qualcosa? manata.gif |
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fiori.gif grazie
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Nel senso che abbiamo visto solo un aspetto della faccenda... solo il vampiro... Esiste anche chi è capace di usare la provocazione a fin di bene... usa comunque le debolezze della persona ma per metterla di fronte a se stessa... per fargli vedere delle cose che non vede, cosa cambia? Cambia ovviamente la vittima, il vampiro sceglie in base alla disponibilità e prende ciò che il mercato offre in generale.... il secondo tipo di provocatore prova dove intravede possibilità di successo.... certo anche questo è subordinato dalla disponibilità del mercato... ma mentre il primo ha bisogno di trovare prede il secondo aspetta se ha occasione di fare qualcosa di buono... Si quello che scrive Anubi è vero... ma come sottolineato da Kael quotando me, deve essere un vampiro molto bravo e una vittima (che però sempre si presta, anche se incosciamente) molto inconsapevole... senza volontà.. E anche il provocatore positivo se è bravo può provocare chiunque senza che questi si accorgano della cosa, solo che non lo farà se non ne vede uno scopo |
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Così si rimane "arrabbiati" perchè non esserlo determina una presa di responsabilità, un cambiamento ... e i cambiamenti destabilizzano .. si sa ... |
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Per me la provocazione è cmq un modo per creare una discussione e affrontare un problema.... molto dipende dalle reazioni di chi viene provocato...spesso è inutile!!!! E il vampiro provocatore, positivo o negativo che sia, dovrebbe desistere....
Il provocatore a fin di bene che gira attorno al problema perchè vuole far prendere coscienza di chissà cosa alla "vittima" dovrebbe invece...secondo me...arrivare direttamente al sodo...se ha a cuore la situazione...altrimenti potrebbe "provocare" solo destabilizzazione inutile!Come fa ad essere convinto che è dalla parte giusta e non sta sbagliando? |
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Per la comprensione è necessario che l'interessato muova forze interne sue proprie verso il "prendere coscienza". E' lui che prende coscienza non l'altro, che si suppone l'abbia già. "Girando intorno" alla vittima essa non è più vittima (passiva) ma individuo che cerca, anche utilizzando l'altrui guida, da se (attivo) di comprendere. Sarà anche un metodo meno veloce... ma è l'unico "utile". Infine... sul "come" lui possa essere convinto di non sbagliare... è questione che giocoforza sfugge a chi cerca di comprendere. Se possedesse quel "come" non avrebbe bisogno di comprendere. In ogni caso, nel più delle volte, basta semplicemente trovarsi in un altro punto di vista per vedere chiaramente ciò che l'altro non può... finchè stai nella grotta hai voglia che uno ti spieghi com'è fatto il sole... Tra l'altro... la questione se chi cerchi di far vedere sappia davvero o si illuda e la questione della metodologia (diretta o indiretta) che egli usa non sono logicamente assimilabili. |
Diciamo che esiste la possibilità che anche i genitori,o uno dei due sia un vampiro...quando ti rendi conto che quelle che la persona innesca sono continue provocazioni per ottenere qualcosa in cambio,che sia energia o un'azione pratica,una soddisfazione o altro,come si fa a restare impassibili e a razionalizzare che chi ti ha messo al mondo e dovrebbe sostenerti è la prima ad indebolirti e a causarti nervosismo e non solo?
Vorrei capire meglio il discorso di Ray perchè credo sia il fulcro,ma non mi è del tutto chiaro...faccio un esempio per spiegarmi meglio anch'io... Se una persona pretende troppo da te,(tu prima neanche te ne rendevi conto),anzi ti sentivi pure in colpa quando non soddisfacevi l'esigenza di costei/tui ed ad un certo punto ti accorgi che ti stanno succhiando viva,ma con questa persona ci convivi o cmq non puoi evitarla,come bisogna imparare a comportarsi per uscire dal vortice in cui ti sei trovato? Se a lui/lei non puoi far capire che il suo atteggiamento è sbagliato è giusto alzare una barriera per non lasciarla entrare,oppure è giusto imparare a dosare,finchè non si ha il pieno controllo su se stessi? Se continuo ad assecondare nel frattempo che divento "immune"a quella persona sbaglio,oppure è corretto evitare scontri finchè non si è pronti a difendersi davverobooh.gif Se riconosci un vampiro in un tuo genitore,di sicuro avrai qualcosa del vampiro anche tu...giusto? Scusate la sequela di interrogativi,ma è arrivata l'ora di vedere un pò più chiaro... a voi...fiori.gif |
I genitori (discorso generale) tendono di loro ad esigere un certo modo e dei certi risultati dai figli perchè vogliono vedere soddisfatte aspettative, bisogni, necessita di rispecchiarsi nella vita dei figli come un loro successo personale. Fin qui niente di nuovo. Il grosso nasce quando un genitore vede nel figlio ciò che lui poteva essere o voleva essere o si sente criticato, qui nasce l'odio e il grandissimo conflitto interiore tra "odio mio figlio ma lo amo, in quanto MIO".
Quando siamo costretti (ma alla fonte c'è sempre una scelta ci sentiamo costretti ma non lo siamo) a vivere certe situazioni, sembra un paradosso ma il peggio è difendersi dall'altro alzando barricate che alla fine ci separano completamente facendo si che ci sia divisione. Certametne è necessaro recintarsi all'inizio, mettere dei paletti, ma per poter mettere dei paletti è necessario imparare a conoscere dove sono i nostri limiti. Una volta individuati questi limiti, mettere il paletto, affrontare fin là finchè non si è fatta forte in noi la tranquilità.. e poi spostare il paletto un pò più avanti e così via. Prendere coscienza di noi stessi non può prescindere in nessun modo dal convivere con chi ci succhia. Se mentre sono con queste persone cerco di osservarmi, di tenere presente a me stessa dove sono e come ci sono (beh, già saperlo non è poco) mi accorgo del momento in cui il limite è arrivato e posso per il mio bene fermare i giochi, dire stop, cambiare discorso, prendere in mano la situazione con una scusa andare via... non è scappare se lo si fa riconoscendo un certo lavoro, pian piano esercitandosi i limiti aumentano fino a comprendere dentro il limite la persona... Se ci pensiamo i paletti dobbiamo metterli perchè siamo inconscienti di noi stessi però servono a loro volta a renderci coscienti di quando possiamo spostarli. :C: |
...mi vien da dirti che come già scritto sopra se ci succhiano è perchè ci facciamo succhiare, se parliamo di genitori razionalizzare la cosa ci diventa più difficile ma in fondo pur avendoci messi al mondo son pure persone anche loro... puoi chiudere la porta solo se ti rendi conto su cosa fanno leva per farti cedere, altrimenti chiuderai la porta a loro e aprirai un portone a qualcun'altro..
se invece c'è un sistema immunizzante per piacere vorrei essere messa al corrente:) tra le provocazioni che ho letto ne aggiungerei una credo piuttosto forte...il silenzio...dite di no? |
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I piccoli scontri sono inevitabili, ma in questo modo inizi a rompere una catena... continuare ad assecondare non è una soluzione... invece iniziare un passo per volta a non farlo, è utile (sempre per mia esperienza). All'inizio è sì una difesa, poi piano piano diventa meno difficile farlo. Citazione:
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Grazie Sole...abbraccio:
Dafne quando parlo di diventare immune mi riferisco al lavoro che ognuno può fare su se stesso...rendersi immuni a certe situazioni,persone etc. Riguardo al silenzio hai ragione,nel caso specifico però pagherei per stare in silenzio e poterlo ascoltare...icon_mrgr: Ti ringrazio perchè una tua frase mi è utile,in effetti non riesco ancora a capire qual'è il punto su cui fanno leva...bisogna che ci rifletta su...:H fiori.gif |
Red non avevo ancora letto...come non ringraziare anche tebacini.gif ...mi immergo un pò in me stessa e vediamo se qualcosa esce fuori...:sornione:
Riguardo all essere un pò vampira è vero, bisogna essere predisposti,ad esempio vedo che mio fratello non si attacca mai alle cose che gli vengono dette o richieste,io invece si...ed in effetti lui campa meglio di me e non ha neanche problemi di bruciore di stomaco... :C: |
quindi la soluzione sarebbe la chiusura e una buona e sana, se è possibile che sia così, indifferenza?
:U cioè in pratica non reagisco alle provocazioni non tanto perchè ho capito che sono provocazioni ma perchè mi sono messo i tappi alle orecchie? uhm mi sa che continuerò a magiare piatti freddi per tutta la vita........manata.gif |
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Quel che si diceva e di capire fin dove arriva la nostra tolleranza. Se alzo 100 kg e pretendo di fare uno super sforzo e tirarne su 200 mi rompo la schiena. Ma se so che la mia tolleranza è 100 proverò ad allenarmi per i 110, dicendo quel "no" che racontava Red, quando sento che è troppo. Se sento un fastidio cerco di capire da dove viene e poi fare quello che io scelgo davvero per me stessa. Fare quello che voglio. Sembra fuori tema la cosa ma entrare in se stessi e non disperdere negli altri è fndamentale. Non so dove hai visto un discorso di indifferenza, ma pensa che paradossalmente quello che sembra un chiudersi in realtà è un aprirsi a se stessi, cosa che implica l'apertura al tutto, graduale certo. Se non conosco i miei limiti, le mie paure, i miei condizionamenti ecc ecc sono chiuso, se comincio a conoscerli mi apro a me stesso. Più conosco un ambiente (il mio interiore) e più ne ho il controllo a quel punto posso giocare che nessuno può invadere qualcosa che è sotto il mio controllo per cui apro la mia casa. Certo è graduale e sicuramente qualcosa di chiuso deve pur restare, ma per esperienza chiudere è paura e la paura crea canali per altro. |
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Non so perchè ma non so se sarai soddisfatta. manca qualcosa vero? |
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grazie devo lasciarlo decantare ma ha un senso indifferenza...sarà che mi hanno insegnato che se qualcuno ti chiede un favore e tu lo puoi fare è male non farlo, per tornare all'esempio di prima cosa ti costa chiamare se prendi la macchina? niente perchè non farlo allora? ecco se capisco il mio "non ne ho voglia" qualcos'altro mi dice "ma dare serenità ti costa così poco perchè non farlo?" capito? e non è che voglio dire che sono una santa tanto buona e cara ma.. a chi sono legata non so dire no piango.gif e mi fa incavolare da morire quando trovo i no dall'altra parte ( o soffrire a seconda del legame che c'è con l'altro) e mi ripeto che poco ci vorrebbe la cosa più assurda è che più guardo le persone che ho vicino e più mi sento soffocare dal loro senso del dovere e più cerco di assecondarli e più e loro mi dicono CHE NON DICO MAI SI uff che mal di testa ma ancora graziefiori.gif |
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no no comincio a capire eh capricorno capricorno sono, c'ho il capoccione duro duro:@@ devo rivedere il mio concetto di bene-buono-giusto credo.. |
Provo a guardarla da altro punto di vista.
Guardando l'etimologia : pro-vocare, ossia "chiamare fuori" ( o tirar fuori ). Insomma sia che si tratti di vampiro e sia che si tratti di chi lo fa con coscienza, si tende, comunque, a tirare qualcosa fuori dalla " vittima ". Nel primo caso il vampiro tenderà ad alimentarsi ( nella maggior parte delle volte con meccanismo inconsapevole ) di energia, appunto, succhiandola a colui sul quale ha messo gli occhi. La seconda invece non chiamerà fuori ciò che potrebbe essere utilizzato per il rifornimento icon_mrgr: ma tenderà a "tirare" ciò che potrebbe essere utile...diciamo cosi..alla vittima. In questo caso comunque ci vedo un meccanismo da attivare in casi particolari, quindi si dovrebbe attestare una conoscenza dell'aiutante" , di noi, più o meno superiore. A questo punto però non è detto che chi assume le vesti di provocatore/aiutante ci conosca o ne sia consapevole. Potrei ad esempio anche trovare chi pro-voca ed in quanto io "vittima", più o meno consapevole approfittare di questo...no? stosvegli: |
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Ah, solo per allargare il discorso, senza negare minimamente il resto, sapete che ci sono vari metodi alternativi con cui a volte si riesce a far prendere un po' di coscienza ai vampiri inconsapevoli? Per esempio... fargli fare indigestione. Prendiamo l'esempio di Red... le telefonate per la macchina. Ottimo il suo smettere di farlo e sostenere lo sforzo (utilissimo per se stessi), ma conoscevo uno che ha fatto così: ha iniziato a telefonare a mammà 20 anche 30 volte al giorno, con lo scopo dichiarato di rassicurarla su ogni minima scemenza (si mamma sto andando in banca, volevo dirti che mi sono messo i calzini pesanti... 5 min dopo, si mamma sono uscito dalla banca, c'era l'aria condizionata ma sono stato attento sai?) bon, dopo un paio di settimane la mamma è esplosa e ha dichiarato il suo completo menefreghismo a tutti sti dettagli figlieschi... qualche mese dopo si era resa conto che lui aveva fatto apposta, costringendo lei a mollare la presa... pare l'abbia ringraziato (o forse sono io che mi lascio prendere da una certa vena romanzesca ma bon, fa niente no?). Non dico che funzia sempre, nè che va sempre bene... era solo per allargare il ventaglio di possibilità... in realtà occorre un certo lavoro su se stessi anche per applicare un metodo così. |
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Il problema nasce quando tieni alla persona che ti provoca,in quel caso entrano in gioco altri fattori,nel mio caso mi sono resa conto che è una mancanza di affetto a farmi essere compiacente anche quando le cose non sono richieste in modo appropriato...è come se fossi alla ricerca di quella conferma mai avuta...devo lavorare molto per riuscire a liberarmi da questo meccanismo,anche se la radice sembra persa nei meandri della mia mente,spero che riuscirò a trovarla ed estirparla se necessario. Il metodo descritto da Ray è sicuramente interessante,ci vuole costanza ed impegno affinchè riesca,ma purtroppo non è il mio caso...non mi chiedono la telefonata, (figurati!icon_mrgr: ),non ci sono segni di attaccamento morboso ad un figlio,ma solo richieste pratiche,di aiuto sotto tutti i punti di vista e se ti ribelli o rispondi che non puoi o hai altro da fare inizia una sfilata verbale di cose che non meriterei di ascoltare,lì casco nel dispiacere e parte la furia... Non dico di aspettare la prossima richiesta per vedere come vanno le cose, (restando con i piedi a terraicon_mrgr: ),ma infondo al mio cuore un pò di genuina speranza c'è... :C: |
Le provocazioni dei genitori verso i figli, secondo me, sono un modo per mantenere il controllo mascherando questo sotto discorsi di affetto....
La classica frase: "Cosa ti costa fare una telefonata se mi vuoi bene?" sottintende che se non faccio quella telefonata non ricambio l'affetto.... e non farlo mi fa sentire in colpa.... Bisognerebbe a questo punto cercare di capire perchè una persona si sente in colpa nei confronti di altre persone, pur essendo consapevole che non sta facendo nulla di male.... Perchè sotto sotto il punto debole è che ci teniamo alla loro approvazione e al loro affetto, quindi siamo facile bersaglio di provocazione.... Quindi dovremmo affrontare questo discorso con loro: spiegare che se non facciamo una telefonata non è perchè ce ne freghiamo di loro, ma perchè riteniamo che una più grande fiducia verso di noi dimostrerebbe un loro affetto nei nostri confronti ancora più grande.... regalandoci libertà Non so se questo potrebbe funzionare, ma forse li metterebbe un po' nello stato d'animo di chiedersi perchè pretendono questo da noi.... mentre loro non lo fanno nei nostri confronti senza per questo soffrirne... I ricatti morali soffocano l'affetto, è questo che dovrebbe emergere... Se qualcuno che amiamo ci dice di no anche se ci ama lo stesso ma noi ci soffriamo, vuol dire che quella persona è indipendente e libera da questo tipo di ricatti perchè non ne soffre, se noi ci soffriamo è perchè non siamo liberi dalla dipendenza psicologica che ci provoca quella persona... Dipendenza psicologica non vuol dire amore o affetto, è un punto su cui l'altro può fare leva.... L'amore invece non soffoca, ma dovrebbe rendere liberi... |
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Evoca, in sostanza, quello che è il senso di colpa mascherando ciò che vuole passare per affetto mentre invece è una ulteriore limitazione di me, figlio, verso il genitore. Sono certo che questi meccanismi che nella maggioranza dei casi agiscono in sordina, nascosti a causa della mancanza di attenzione o anche di conoscenza di questi, ci condizionano ( o almeno lo hanno fatto o lo fanno tutt'ora) e non poco. Cercando un nesso, poi, con la dipendenza psicologica...mi vien da dire, continunado il discorso Stella, che forse l'insicurezza può giocare un ruolo fondamentale. Se Tizio, genitore, pro-voca il senso di colpa in Caio, figlio, con richieste, abbiamo visto, che talvolta toccano l'assurdo, è perchè questo oltre ad individuarsi come limitazione, potrebbe definirsi come l'interruttore, che accende e quindi quale causa, della pro-vocazione che passa,appunto, per il senso di colpa stesso generando dipendenza? Cioè si può definire l'insicurezza di Caio, conseguenza del senso di colpa,( verso il mondo ad esempio o anche nei rapporti ) come base/passaggio della dipendenza psicologica? Mi sa che ho detto un ovvietà....manata.gif |
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sai Cassandra il problema è che continuiamo a correre dietro a un "vuoto" vissuto nell'infanzia, beh io almeno, e se anche oggi mamma papà o chi per esso comprendessero di aver mancato e decidessero di compensare il danno sarebbe semplicemente impossibile perchè dovrebbero dare affetto a una bimbetta che, ovviamente, non esiste più. E mi chiedo se continuo a far la bimbetta con loro per continuare a dargli quell'occasione..o a darmi l'occasione di fare un passo avanti? Comincio a pensare che sia la seconda la strada giusta.. :@@ |
E se potessimo dare noi, da soli, affetto a quella bimbetta e colmare così dei vuoti? Non sarebbe meraviglioso, oltre che risolutivo?
Lo so che messa così suona come bubbola da versione new age di baci perugina... messa in altro modo: siamo sicuri che quella bimbetta non esista più? |
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Infatti Ray ho detto che mi sembra che sia la seconda la soluzione più giusta, e cioè il fatto che con loro continuo a far la bimba, continuo ogni giorno a mostrarmi il problema ma se fino a qualche tempo fa pensavo che fossero LORO a dover cambiare qualcosa oggi mi rendo conto che a cambiare devo essere io. Si che c'è la bimba, ed è poi la stessa che salta fuori a chiedere riconoscimento e approvazione a chiunque le dimostri affetto...insomma gira che ti rigiro sempre li torno..icon_mrgr: Come ho scritto in esperienze devo riuscire a prendere le loro provocazioni come energia per fare il passo invece di farmi prendere dalla rabbia e rimanere immobile... fiori.gif e visto che siamo in tema di bubbole in versione New Age grazie per avermi aiutato a vedere certi meccanismi.. abbraccio: |
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