Spesso sento un battezzato dire: "sto cercando una spiritualità indipendente ormai sono fuori dal cattolicesimo".
Sbagliato, prendendo un sacramento o sigillo di una tradizione questo continuerà a lavorare ed esercitare la sua funzione anche se noi non ne siamo coscienti.
Non sto parlando di semplice cultura (che poi ci sarebbe da discutere su quanto semplice essa possa essere o quanto sia se presente impressa nelle cellule di chi la possiede, di qualsiasi tipo sia) mentale, suggestiva, parlo di effetti reali tesi a prepararci per una strada.
Per seguire il mio discorso bisogna ammettere almeno la possibilità che non tutti siamo in grado di vedere tutto attualmente, che ci sono delle forze che poi si concretizzano nel mondo in varie forme e tutti volendo siamo in grado di vedere queste manifestazioni ma non tutti ciò che le originano.
Detto molto sinteticamente, non era lo scopo dell'articolo, lo sarà di altri, ognuno di noi (a vari livelli/sfumature: energetici, concettuali etc )è il punto di incontro tra un mondo interno individuale e il mondo oggettivo esterno, visto da un'altro punto di vista non esiste dentro e fuori o meglio non esiste il confine comunque noi ci siamo immersi in questa realtà.
Esempino che facciamo prima? Ok aggiudicato.
Prendiamo il solito mare che ben si presta a quasi tutte le metafore, siamo nel mare, siamo il mare, ma la nostra identità che cos'è? Come possiamo vederci ed esplorare? Provate a immaginare una mano trasparente e poi via via tutto il corpo trasparente, interessante... se fatto bene alcuni potrebbero provare un senso di leggerezza altri di smarrimento, ma ora non ci interessa quanto pensare che non potremmo toccare, sentire, vedere etc... niente... il nulla cioè il tutto, ma noi non saremmo coscienti, potremmo anche provare uno stato di beatitudine ma in quel momento non saremmo coscienti neanche di quello, se tornassimo ad avere il corpo ne ricorderemmo qualcosa forse.... i punti di entrata e di uscita "nel nulla".
Ma allora tornando al nostro mare, cosa siamo noi nella metafora? come facciamo ad avere coscienza di noi?
Dobbiamo aggiungere un elemento, un retino chiuso, ma di rete, quello che sta dentro il retino è ciò con cui ci identifichiamo, il nostro strumento per esperire la vita, conoscere, assaporare. L'acqua passa, entra e esce secondo determinate modalità, noi possiamo "osservare" (in realtà non lo facciamo così attivamente) la nostra rete che si muove... se non ci fosse la rete del retino non ci sarebbe neanche movimento, senza movimento non ci sarebbe neanche tempo.
Ci sono infiniti discorsi che possono generarsi da questa metafora, a seconda di come la maglie della rete sono aperte o più strette (in ogni caso ci sono delle maglie nella rete più aperte di altre) cambia ciò che entra ed esce in noi, ciò che conosciamo come noi (c'è un'altra
metafora, non completa, in forum che lega bene con questa , anche se allarga troppo rispetto questo discorso),ma il discorso che stiamo facendo in questo momento è un altro.
Alcuni fraintendimenti dicono che la massima evoluzione, ciò che si chiama "ritorno a casa" è
semplicemente distruggere il retino, ciò avrebbe poco senso, perchè nasciamo in/con una struttura che si evolve in milioni di anni per distruggerla semplicemente?
In realtà abbiamo ben poca coscienza di questo retino (a tutti i livelli dal più denso al più sottile) lo usiamo ci andiamo in giro, o ci facciamo portare in giro ma quasi non lo vediamo, tant'è che alla fine di questa nostra vita il retino si scioglie iniziando dalla parte più densa andando verso quella più sottile che a volte in particolari condizioni sopravvive per un pò... cosa neanche poi così utile quanto non sarebbe utile un vestito di una persona defunta.