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Ermopoli
L'antica città della conoscenza |
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06-01-2008, 03.19.46
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#26
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E' praticamente nato/a qui
Data registrazione: 10-08-2005
Messaggi: 7,218
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Citazione:
Originalmente inviato da hava
Penso che il pianto sia uno sfogo liberatore che ci aiuta a trovare sollievo.
Il problema e' che il pianto viene generalmente considerato segno di debolezza, caratteristico delle donne [vedi stereotipo della debolezza femminile], e che non si addice ai maschi.
Per questa ragione molti di noi si trattengono dal piangere. Io sono del parere che le persone pronte ad esprimere sentimenti anche piangendo, diano prova di forza anziche' di debolezza.
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Trattenersi dal piangere... uh, io esplorerei bene sta cosa.
Piangere, per come la percepisco io su me stesso, è una parte di un processo di trasformazione di certe "materie" emozionali. Solo una parte... l'emissione delle lacrime che può essere accompagnata, oppure no, da moti convulsivi. Avviene per raggiunto limite di tolleranza di una particolare tensione, per riempimento in un certo senso, ed è certamente uno scarico di un eccesso, ma uno scarico naturale, previsto dal corpo.
Possiamo "trattenere le lacrime" in due modi: reprimendole, ovvero interrompendo il processo in atto, che prenderà altre strade, di solito a noi ignote e spesso pericolose, oppure "ricordandoci di noi", ovvero centrandoci meglio quando siamo in quel particlare stato emotivo. In questo secondo caso le lacrime si interrompono - se si interrompono, non è detto che basti - o non escono proprio se fatto prima, perchè ricordandoci di noi ci radichiamo alla terra e il processo di salita sottostà alla nostra attuale capacità e le materie si trasformano "bene", senza esplosioni. Non è detto che non ci siano lacrime, ma direi che comunque si evitano le convulsioni. Questo trattenere, il secondo, è connesso ad un più ampio Lavoro sulla gestione delle emozioni che prevede in ogni caso il loro ascolto e non la fuga da esse come avviene per il reprimere.
Cioè non cerco di non sentire per riuscire a non piangere. In questo caso è cosa utile.
Vista da altra angolazione la differenza sta nel motivo per cui trattengo. Se non voglio piangere perchè sono preoccupato di quello che gli altri pensano, possono pensare... della mia immagine insomma, tutto il meccanismo dipende dalla illusoria idea che ho di me stesso e quindi è certamente debolezza.
D'altra parte, anche il piangere in pubblico per mostrarmi forte, spontaneo, "connesso con le mie emozioni" o che me ne frego degli altri è sempre debolezza perchè le mie motivazioni son sempre esterne, sempre apparenza.
Se invece non mi preoccupo minimamente dell'opinione altrui e mi occupo dei processi che avvengono in me riuscendo a stare cosciente al mio massimo grado possibile mentre avvengono allora posso anche parlare di "forza".
Ritengo che chi trattiene le lacrime quasi sempre cerchi di reprimere... lo stereotipo del maschio forte purtroppo spinge molti maschietti ancora deboli a reprimere per apparire forti. Tuttavia non dominare i propri stati emotivi, in un verso o nell'altro, è sempre debolezza... la debolezza umana in cui tutti siamo immersi fonchè non la vinciamo a seguito di grossi e prolungati sforzi coscienti.
La forza delle persone "pronte ad esprimere i propri sentimenti" è reale solo se sono in grado di scegliere se esprimere o no e in quale modalità e misura di volta in volta... se semplicemente si limitano a non reprimere la forza è solo presunta, spesso presunta da loro stessi.
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06-01-2008, 10.39.28
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#27
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Gli/le piace l'aria
Data registrazione: 03-01-2008
Messaggi: 26
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Citazione:
Originalmente inviato da Ray
Trattenersi dal piangere... uh, io esplorerei bene sta cosa.
Piangere, per come la percepisco io su me stesso, è una parte di un processo di trasformazione di certe "materie" emozionali. Solo una parte... l'emissione delle lacrime che può essere accompagnata, oppure no, da moti convulsivi. Avviene per raggiunto limite di tolleranza di una particolare tensione, per riempimento in un certo senso, ed è certamente uno scarico di un eccesso, ma uno scarico naturale, previsto dal corpo.
Possiamo "trattenere le lacrime" in due modi: reprimendole, ovvero interrompendo il processo in atto, che prenderà altre strade, di solito a noi ignote e spesso pericolose, oppure "ricordandoci di noi", ovvero centrandoci meglio quando siamo in quel particlare stato emotivo. In questo secondo caso le lacrime si interrompono - se si interrompono, non è detto che basti - o non escono proprio se fatto prima, perchè ricordandoci di noi ci radichiamo alla terra e il processo di salita sottostà alla nostra attuale capacità e le materie si trasformano "bene", senza esplosioni. Non è detto che non ci siano lacrime, ma direi che comunque si evitano le convulsioni. Questo trattenere, il secondo, è connesso ad un più ampio Lavoro sulla gestione delle emozioni che prevede in ogni caso il loro ascolto e non la fuga da esse come avviene per il reprimere.
Cioè non cerco di non sentire per riuscire a non piangere. In questo caso è cosa utile.
Vista da altra angolazione la differenza sta nel motivo per cui trattengo. Se non voglio piangere perchè sono preoccupato di quello che gli altri pensano, possono pensare... della mia immagine insomma, tutto il meccanismo dipende dalla illusoria idea che ho di me stesso e quindi è certamente debolezza.
D'altra parte, anche il piangere in pubblico per mostrarmi forte, spontaneo, "connesso con le mie emozioni" o che me ne frego degli altri è sempre debolezza perchè le mie motivazioni son sempre esterne, sempre apparenza.
Se invece non mi preoccupo minimamente dell'opinione altrui e mi occupo dei processi che avvengono in me riuscendo a stare cosciente al mio massimo grado possibile mentre avvengono allora posso anche parlare di "forza".
Ritengo che chi trattiene le lacrime quasi sempre cerchi di reprimere... lo stereotipo del maschio forte purtroppo spinge molti maschietti ancora deboli a reprimere per apparire forti. Tuttavia non dominare i propri stati emotivi, in un verso o nell'altro, è sempre debolezza... la debolezza umana in cui tutti siamo immersi fonchè non la vinciamo a seguito di grossi e prolungati sforzi coscienti.
La forza delle persone "pronte ad esprimere i propri sentimenti" è reale solo se sono in grado di scegliere se esprimere o no e in quale modalità e misura di volta in volta... se semplicemente si limitano a non reprimere la forza è solo presunta, spesso presunta da loro stessi.
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Se rileggerai il mio post vedrai che siamo d'accordo
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07-01-2008, 17.43.40
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#28
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Cittadino/a Stabile
Data registrazione: 03-04-2005
Messaggi: 425
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Personalmente ho passato parecchi anni senza piangere, nè averne il bisogno, poi un periodo in cui il bisogno c'era ma non riuscivo a farlo.
Quando non riuscivo a pingere sentivo che c'erano tante cose che erano ferme, la rigidezza che si sente in gola prima che possa essere sciolta più sù, agli occhi, riassume il come ero totalmente.
Iniziata la fase in cui riuscivo a piangere poi mi commuovevo per tutto, successivamente sono arrivato ad una via di mezzo che non so se va bene, diciamo che adesso non mi commuovo, se accumulo parecchie cose sento il bisogno di piangere, se posso farlo, lo faccio, altrimenti rimando e l'accumulo piano piano si scioglie lo stesso (se posso piango perchè ho paura di bloccarmi di nuovo).
Ci sono giorni in cui sento il bisogno di un pianto senza saperne il motivo, direi che sono periodi brevi per lo più, ma solo una volta la cosa è stata abbastanza forte da farmi piangere davvero.
Raccontato questo, direi che per come lo vedo su me stesso, il pianto è come sciogliere qualcosa che dovrebbe essere
sciolto di norma, ma non lo è, non piangere lo vedo come essere molto flessibili o troppo rigidi.
Quando piango, ho solo un aumento di calore e lacrime (quelle neanche sempre).
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07-01-2008, 18.21.58
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#29
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Cittadino/a Emerito/a
Data registrazione: 24-09-2007
Messaggi: 3,630
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Ho sempre pianto troppo, generalmente una sgridata era sufficiente e il non riuscire a trattenere le lacrime mi faceva piangere ancora di più, oggi riesco a trattenerle un pò di più ma mi si arrossano immediatamente gli occhi per cui il risultato non è migliorato di molto. Mi è capitato di vivere in lacrime vera e propria disperazione e in quel pianto non c'è niente di buono, niente di liberatorio ma è solo sfinimento e convulsione come dice Ray. Ho imparato che c'è un limite che non devo assolutamente superare se non voglio risentirne fisicamente e ho imparato piano piano, oltre a cercare di sdrammatizzare le cause, anche a contenere il fiume.
Alle volte invece, raramente grazie al cielo, ho sperimentato il pianto senza lacrime, è quando il dolore è grande ma le lacrime non scendono, è un grido silenzioso, che per gli scrittori sarà poetico ma è davvero terribile da vivere. la commozione invece mi "gonfia il cuore" e se scende una lacrima non c'è probema anzi.
Alle volte però vorrei aver maggior controllo sulla mia emotività...
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24-01-2008, 14.56.42
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#30
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Richiesta Cancellazione
Data registrazione: 27-06-2007
Messaggi: 2,098
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Il Pianto
Il Pianto (con la p maiuscola) è un qualcosa di liberatorio.
un qualcosa che quando avviene ci mostra Unità tra noi stessi e il nostro Se superiore (IO)
Le lacrime sono "pure" siamo pienamente noi stessi e centrati
Quando invece è pianto le lacrime sono di "coccodrillo"
è un pianto teso legato a sentimenti di rabbia e frustrazione non ancora superati in noi.
Ciauzz
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