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Vecchio 02-09-2010, 18.20.24   #1
diamantea
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Predefinito Il mio primo pretendente

Quando ero piccola, avevo circa 5 anni, veniva in negozio da mia madre una signora con suo figlio un pò più grande di me. Il ragazzino si era messo in testa che ero la sua fidanzata e che un giorno mi voleva sposare. Mi inseguiva per darmi un bacio che io non volevo dargli, e lui mi diceva: un giorno quando sarai mia moglie mi bacerai eccome. Io rispondevo che non l'avrei sposato mai, ed lui di rimando: ti rapirò e sarai mia moglie, vedrai che lo faccio appena sarò grande.
Discorsi di bambini ma io avevo paura di lui. Ne parlai con mia madre la quale non mi diede nemmeno retta, ogni volta mi allontanava come una mosca fastidiosa. Era chiaro per lei che era una cosa stupida ma non capiva che per me rappresentava un serio pericolo. Mi sentivo minacciata e il fatto che mia madre non mi difendeva o prendeva sul serio mi induceva a capire che un giorno avrei dovuto accontentare anche quest'altra richiesta. Ancora allora la fuitina di forza esisteva.
Cominciai a odiarlo a morte, ogni volta che lo vedevo avevo paura e mi nascondevo dietro mia madre, ma lei intenta a parlare con la cliente non si accorgeva di nulla.
Pensai che l'unico modo per liberarmi di lui fosse la morte. Così pregai perchè morisse presto da non dover essere costretta a sposarlo.
La storia andò avanti per circa due anni e lui era sempre più convinto che stava per raggiungere l'età di rapirmi.
Era una sera di carnevale e lui era travestito, felice, attraversò la strada di corsa e fu investito da un'auto che lo uccise sul colpo, aveva 9 anni. Io 7 anni.
Fu una tragedia immane ma per me fu una liberazione, il Signore aveva ascoltato la mia preghiera.
Lo dissi ingenuamente a mia madre e lei figuratevi me ne disse di tutti i colori, mi spiegò finalmente che non mi avrebbe potuto fare nulla, ma quello che avevo pregato io era mostruoso.
Aveva ragione naturalmente ma certo non mi rendevo conto della gravità della cosa. Io pensavo a me stessa visto che nessuno mi difendeva.
Mi sentì in colpa per aver pregato per la morte del ragazzo, tutte le mattine mentre mi recavo a scuola incontravo la madre vestita di nero con un mazzo di fuori recarsi a piedi al cimitero, e questo per molti anni, pensai tanto tempo che fosse colpa mia, ma lui se l'era cercata. Non riuscivo a cancellare ilturbamento e la paura che mi aveva trasmesso.
Ci vollero molti anni per ricapitolare la faccenda. Andavo al cimitero a trovarlo e non riuscivo ad immedesimarmi nel dolore.
Ma dico così tanto mi aveva condizionato?

Credo che anche questo episodio abbia contribuito ad allontanarmi da me stessa. Avevo le prove che ciò che provavo dentro era cattivo, forse era meglio accettarlo in matrimonio almeno sarebbe stato ancora vivo.
Era meglio non desiderare nulla, non ascoltarmi per niente, soccombere al mio destino come gli altri decidevano per me.
I miei desideri causavano morte e dispiacere a tante persone.
Ma accontentare gli altri voleva dire soffrire io. Cos'era meglio sopportare il rimorso o il sacrificio?
Allora scelsi il rimorso, ma per tanto tempo ho scelto il sacrificio di me stessa. Ora ho l'orco che decide il da farsi.

Oggi so che il ragazzino non avrebbe mai potuto obbligarmi a niente, era solo un ragazzino che si sentiva più grande di quel che era e mi voleva per fidanzata e poi moglie, ma quello che non mi garbava era la sua prepotenza.

Dio mi perdoni per i brutti pensieri che ho covato per tanto tempo.
Penso che andrò alla sua tomba a portargli un fiore e una preghiera.
__________________
"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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Vecchio 02-09-2010, 20.02.19   #2
nikelise
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Quando ero piccola, avevo circa 5 anni, veniva in negozio da mia madre una signora con suo figlio un pò più grande di me. Il ragazzino si era messo in testa che ero la sua fidanzata e che un giorno mi voleva sposare. Mi inseguiva per darmi un bacio che io non volevo dargli, e lui mi diceva: un giorno quando sarai mia moglie mi bacerai eccome. Io rispondevo che non l'avrei sposato mai, ed lui di rimando: ti rapirò e sarai mia moglie, vedrai che lo faccio appena sarò grande.
Discorsi di bambini ma io avevo paura di lui. Ne parlai con mia madre la quale non mi diede nemmeno retta, ogni volta mi allontanava come una mosca fastidiosa. Era chiaro per lei che era una cosa stupida ma non capiva che per me rappresentava un serio pericolo. Mi sentivo minacciata e il fatto che mia madre non mi difendeva o prendeva sul serio mi induceva a capire che un giorno avrei dovuto accontentare anche quest'altra richiesta. Ancora allora la fuitina di forza esisteva.
Cominciai a odiarlo a morte, ogni volta che lo vedevo avevo paura e mi nascondevo dietro mia madre, ma lei intenta a parlare con la cliente non si accorgeva di nulla.
Pensai che l'unico modo per liberarmi di lui fosse la morte. Così pregai perchè morisse presto da non dover essere costretta a sposarlo.
La storia andò avanti per circa due anni e lui era sempre più convinto che stava per raggiungere l'età di rapirmi.
Era una sera di carnevale e lui era travestito, felice, attraversò la strada di corsa e fu investito da un'auto che lo uccise sul colpo, aveva 9 anni. Io 7 anni.
Fu una tragedia immane ma per me fu una liberazione, il Signore aveva ascoltato la mia preghiera.
Lo dissi ingenuamente a mia madre e lei figuratevi me ne disse di tutti i colori, mi spiegò finalmente che non mi avrebbe potuto fare nulla, ma quello che avevo pregato io era mostruoso.
Aveva ragione naturalmente ma certo non mi rendevo conto della gravità della cosa. Io pensavo a me stessa visto che nessuno mi difendeva.
Mi sentì in colpa per aver pregato per la morte del ragazzo, tutte le mattine mentre mi recavo a scuola incontravo la madre vestita di nero con un mazzo di fuori recarsi a piedi al cimitero, e questo per molti anni, pensai tanto tempo che fosse colpa mia, ma lui se l'era cercata. Non riuscivo a cancellare ilturbamento e la paura che mi aveva trasmesso.
Ci vollero molti anni per ricapitolare la faccenda. Andavo al cimitero a trovarlo e non riuscivo ad immedesimarmi nel dolore.
Ma dico così tanto mi aveva condizionato?

Credo che anche questo episodio abbia contribuito ad allontanarmi da me stessa. Avevo le prove che ciò che provavo dentro era cattivo, forse era meglio accettarlo in matrimonio almeno sarebbe stato ancora vivo.
Era meglio non desiderare nulla, non ascoltarmi per niente, soccombere al mio destino come gli altri decidevano per me.
I miei desideri causavano morte e dispiacere a tante persone.
Ma accontentare gli altri voleva dire soffrire io. Cos'era meglio sopportare il rimorso o il sacrificio?
Allora scelsi il rimorso, ma per tanto tempo ho scelto il sacrificio di me stessa. Ora ho l'orco che decide il da farsi.

Oggi so che il ragazzino non avrebbe mai potuto obbligarmi a niente, era solo un ragazzino che si sentiva più grande di quel che era e mi voleva per fidanzata e poi moglie, ma quello che non mi garbava era la sua prepotenza.

Dio mi perdoni per i brutti pensieri che ho covato per tanto tempo.
Penso che andrò alla sua tomba a portargli un fiore e una preghiera.
Ci sono dei dolori , dei traumi che bloccano quando si e' troppo govani o troppo deboli per sopportarli .
Toccava a chi ti stava vicino relativizzare , semplificare , sbloccare ma che ci vuoi fare ciascuno fa quel che puo' .
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Vecchio 03-09-2010, 11.45.34   #3
Edera
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Anch'io ho un vissuto di questo tipo ma non con pretendenti piuttosto con vari maschi della mia parentela, i fratelli di mio padre.
Ho sempre covato dei sentimenti abbastanza negativi nei loro confronti e ancora oggi quando devo averci a che fare per lavoro o per altro la loro vicinanza mi scombussola. Quando mio zio entra in ufficio, subito dopo appena se ne va, apro le finestre...
Da piccola lo vedevo aggressivo, sommerso dalla negatività (non sbagliavo di tanto, da un po' di anni soffre di una forma molto violenta di psoriasi che gli prende anche le ossa) e pregavo con tutto il mio intento non avesse mai figli perché pensavo sarebbero stati molto male vicino a lui. Fatalità sposò in seguito una donna con la quale non può avere figli.
Mi è capitato di pensare ad una correlazione tra le due cose e mi sono sentita in colpa ma razionalmente è evidente si tratti di una casualità. Non credo che il pensiero di una bambina riesca a influire in questo modo nella realtà
Rimane il fatto che ciò che percepivo di lui, lo percepisco anche ora e la sua sola presenza mi agita ancora.
Stessa cosa vale per l'altro fratello più anziano, quando me lo trovo in casa per qualche visita, si rabbuia immediatamente l'umore.
Le stesse sensazioni nei confronti dei parenti maschi della famiglia le provava e le prova anche mia sorella.
Credo siano persone nella quale, nonostante in pratica con noi non sia mai successo nulla, è annidata una buona dose di aggressività sessuale e negatività varia (non saprei come altro definirle) e che la loro vicinanza in infanzia mi abbia provocato dei bei blocchi nei confronti del maschile in generale.
Blocchi che vorrei sciogliere in modo da non farmi più condizionare.. Finché la loro presenza mi turba emotivamente significa che non ci siamo.
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Vecchio 03-09-2010, 15.45.43   #4
diamantea
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Sai Edera cosa penso di tutta questa storia compreso quello che racconti tu? Che i bamibini ascoltano i discorsi dei grandi, in qualche modo si fanno un'idea e non potendola elaborare con gli adulti la elaborano da soli in modo non sempre costruttivo.
Ad esempio, mia madre vendeva corredo da sposa, in negozio tante donne che parlavano del marito, della suocera, della figlia da marito, della gravidanza o del parto più o meno difficile...
Io ero piccola ed ascoltavo, assimilavo dei messaggi. Allora era ancora in voga la fuitina e tante donne l'avevano subita, mia madre compresa da mio padre. E' possibile che anche il ragazzino aveva assimilato il messaggio che da maschio poteva prendersi la donna che voleva ed io da femmina avevo assimilato il messaggio che da donna potevo subire la cosa.
Ecco perchè lui si arrogava il diritto di avermi contro la mia volontà ed io ho dato una grande importanza a quel che diceva.
Per mia madre erano sciocchezze in quanto lei non avrebbe permesso una cosa simile e questo lo so per certo conoscendo lei e anche mio padre che a noi figli non ci hanno mai spinto a sposarci in fretta o altro. Ma a me non lo spiegava e nella mia mente divenne una minaccia da cui difendermi.
Era solito allora anche dire che solo la morte poteva liberare da una situazione grave e irrisolvibile quindi ho assimilato anche il messaggio di pregare la sua morte per liberarmi.
Sono condizionamenti passivi che si assimilano senza essere elaborati e suggeriscono pensieri ed azioni in automatismo. Anche la sua morte fu accidentale, non fu certo colpa mia, non ho il potere di far morire la gente per fortuna, ma nelle mente di una bambina lavorò male perchè fui pure colpevolizzata.

Delle tue sensazioni potrei dire che forse avrai sentito qualche conversazione dai tuoi genitori ed avendo comunque sviluppato una certa sensibiltà tu riesca a percepire e dare un nome a ciò che percepisci. La stessa sensibiltà che ti fa prevedere un evento che accadrà.
Se è vero che i tuoi zii sono aggressivi tu lo senti. Questo ti fa stare male perchè hai paura di loro o perchè hai paura che li accusi ingiustamente?
Se loro sono veramente così emanano un'energia pesante, è giusto che apri le finestre e ci stai alla larga se non sai fronteggiare con la schermatura.
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Vecchio 03-09-2010, 17.09.13   #5
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Se è vero che i tuoi zii sono aggressivi tu lo senti. Questo ti fa stare male perchè hai paura di loro o perchè hai paura che li accusi ingiustamente?
Se loro sono veramente così emanano un'energia pesante, è giusto che apri le finestre e ci stai alla larga se non sai fronteggiare con la schermatura.
Emano un'energia molto pesante... E quindi apro le finestre, ma credo non occorrano grandi capacità per avvertirlo.. Anche i sassi se ne accorgono...Le reazioni del mio cane poi parlano chiaro
Non so fronteggiare con la schermatura, ne ho provate di ogni... Mudra, visualizzazioni ma niente funziona come aerare l'ambiente e prendere le distanze. . . Probabilmente le tecniche funzionano solo quando si è pronti per farle funzionare.
La loro presenza non mi fa star male, mi provoca proprio una sensazione di puro fastidio. Se fossi più forte, credo la loro presenza non mi farebbe né caldo, né freddo... Per questo credo ci sia da lavorare... A volte paradossalmente penso che espormi alla loro presenza piuttosto che fuggirla potrebbe aiutarmi nel processo di crescita, altre volte invece mi chiedo: ma chi me lo fa fare?
Tornando al topic in analisi mi sono accorta di un sacco di cose che avevo elaborato male da piccola per mancanza di mezzi, condizionamenti passivi come dici tu che poi influenzano il nostro comportamento con automatismi vari... Accadeva soprattutto quando gli argomenti avevano qualche connotazione sessuale o relazionale.
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Vecchio 03-09-2010, 18.02.30   #6
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Emano un'energia molto pesante... E quindi apro le finestre, ma credo non occorrano grandi capacità per avvertirlo.. Anche i sassi se ne accorgono...Le reazioni del mio cane poi parlano chiaro
Non so fronteggiare con la schermatura, ne ho provate di ogni... Mudra, visualizzazioni ma niente funziona come aerare l'ambiente e prendere le distanze. . . Probabilmente le tecniche funzionano solo quando si è pronti per farle funzionare.
La loro presenza non mi fa star male, mi provoca proprio una sensazione di puro fastidio. Se fossi più forte, credo la loro presenza non mi farebbe né caldo, né freddo... Per questo credo ci sia da lavorare... A volte paradossalmente penso che espormi alla loro presenza piuttosto che fuggirla potrebbe aiutarmi nel processo di crescita, altre volte invece mi chiedo: ma chi me lo fa fare?
Tornando al topic in analisi mi sono accorta di un sacco di cose che avevo elaborato male da piccola per mancanza di mezzi, condizionamenti passivi come dici tu che poi influenzano il nostro comportamento con automatismi vari... Accadeva soprattutto quando gli argomenti avevano qualche connotazione sessuale o relazionale.
Io credo che siano vere entrambe le cose un po’ sentivamo il parlottare, come dice Tea tra la mamma e il vicinato o parentado. Ma dall’altra c’è secondo me un istinto, come dici anche tu, che sopperisce alla mancanza di esperienza che se non supportato dai genitori si atrofizza.
Quando le paure di un bimbo o anche solo il vago sentire non viene ascoltato e chiarito e aiutato ma viene represso sfocia in paure di un tipo non ben definito che circola dentro. Anche poi il fatto di dover dire sempre sì, di dover far buon viso anche quando non va pena rimproveri, oppure di baciare adulti insistendo quando il bimbo dice no mi pare un invadenza che sarebbe meglio evitare.
Quando ho avuto mio figlio sembravo ossessionata per chi mi stava intorno, non volevo che nessuno lo baciasse, tranne mia madre o mio marito naturalmente. Non era una forma di gelosia come appariva ma era una sorta di protezione, secondo me, anche se non mi rendevo conto da dove provenisse.
Poi però guardando all’indietro ho ritrovato sensazioni di bambina che avevo dimenticato.
Ho sempre tenuto mio figlio lontano dai discorsi dei grandi…. inconsciamente l’ho preservato come invece non è stato fatto con me. Non va bene neppure così. A casa mia però parlavano come se noi non esistessimo, ci doveva essere un motivo dietro questo modo di fare forse se lo tramandavano senza sapere il motivo booh.
Comunque tornando ai tuoi zii forse ti può essere utile guardare se reprimi rabbia e aggressività, perchè a me capita che gente estranea mi faccia vibrare proprio perchè per tendenza io reprimo l'aggressività, ne ho paura per cui...la butto giù poi però vibro subito appena un aggressivo mi passa accanto. Non so se è il tuo caso ma prova a guardarci se ti va.
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Vecchio 03-09-2010, 19.25.35   #7
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A casa mia però parlavano come se noi non esistessimo, ci doveva essere un motivo dietro questo modo di fare forse se lo tramandavano senza sapere il motivo booh.

"...Gesù disse loro:
lasciate che i bambini vengano a me,
perché di questi è il regno dei cieli...!"
(Vangelo di Matteo 19,14)


Non era solo a casa tua e nemmeno a casa mia credo. Sono passati molti secoli prima che ai bambini venissero ricosciuti i loro diritti e la loro dignità.
Prima di allora i bambini non erano tenuti molto in considerazione dagli adulti. Venivano trattati come un fastidio da tenere lontano, come esseri non pensanti, dovevano obbedire ai grandi, spesso trattati da schiavetti, picchiati ed altro ancora.
Oggi probabilmente si esagera nel tenerli troppo in considerazione, come fossero già grandi.
A volte i miei figli mi hanno rimproverato di aver fatto sapere troppo a loro.
E' difficile trovare la giusta misura.
Forse loro sapranno regolarsi meglio di noi.
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Vecchio 04-09-2010, 00.29.00   #8
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"...Gesù disse loro:
lasciate che i bambini vengano a me,
perché di questi è il regno dei cieli...!"
(Vangelo di Matteo 19,14)


Non era solo a casa tua e nemmeno a casa mia credo. Sono passati molti secoli prima che ai bambini venissero ricosciuti i loro diritti e la loro dignità.
Prima di allora i bambini non erano tenuti molto in considerazione dagli adulti. Venivano trattati come un fastidio da tenere lontano, come esseri non pensanti, dovevano obbedire ai grandi, spesso trattati da schiavetti, picchiati ed altro ancora.
Oggi probabilmente si esagera nel tenerli troppo in considerazione, come fossero già grandi.
A volte i miei figli mi hanno rimproverato di aver fatto sapere troppo a loro.
E' difficile trovare la giusta misura.
Forse loro sapranno regolarsi meglio di noi.
Non ho capito se con la frase del Vangelo volevi sottolineare la differenza tra la realtà divina e quella terrena. Gesù cerca di fare comprendere la bellezza dei bambini ma bisogna essere capaci di comprenderla.

Poi mi hai fatto sorridere quando hai menzionato i secoli...volevo tranquillizzare che non sono così vecchia

Battute a parte in effetti si dice che quando si tratta di crescere i figli pare che come la fai la fai la sbagli.

Il problema risiede nella mancanza di conoscenza di se stessi che impedisce di interrompere la catena che ci lega al passato.

Ma nel lasciar entrare nelle orecchie innocenti discorsi da adulti, del tipo che ho ascoltato io da bambina, ci vedo una mancanza di responsabilità e di rispetto da imputare all'ignoranza credo perchè nessun genitore che si riconosca tale, vorrebbe mai far del male volontariamente al proprio figliolo.
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Vecchio 04-09-2010, 07.54.32   #9
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Gris volevo sottolineare che i bambini non godevano di alcuna considerazione, di rispetto fino a qualche decennio fa, malgrado Gesù li menzionava come suoi prediletti.
A noi della nostra generazione non è stato risparmiato quasi nulla.
Ci sono altre realtà in cui viene consumato tutt'oggi scempio di bambini, ma questa è un'altra storia.
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Vecchio 02-11-2010, 19.18.20   #10
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Pomeriggio sono stata al cimitero. Ho cercato e trovato il mio primo pretendente.
Non è stato semplice trovarlo, sono passati 38 anni dalla sua morte. Mi ricordavo solo che era seppellito con le spalle a Ovest.
Ho indagato con mia madre a mò di pettegolezzo giorni fa, quando l'ho portata al cimitero da mio padre. Mi vergognavo a ricordarle il vero motivo, avrebbe commentato al solito modo suo e non volevo disturbato il mio proposito dai suoi pensieri.
Lei mi diede una vaga indicazione, il cognome e mi indicò la tomba del padre che doveva essere nei pressi.
Poi ho cercato in quella vaga direzione in base alla data di decesso di tutte le tombe.

L'ho trovato, sembra una foto antica , in bianco e nero. Ho provato una forte emozione, non mi ricordavo più il suo nome e nemmeno il suo viso.
Era bellissimo, occhi neri grandi e vispi, viso rotondo e lineamenti morbidi, tanti capelli ricci come sua madre.
Mia madre dice che era un bambino molto intelligente e vivace.

Ho portato dei fiori e pregato sulla sua tomba e chiesto perdono per i miei cattivi pensieri di allora, e per averci pensato tutti questi anni per riconciliarmi con il suo ricordo.

E' morto il giorno di S. Valentino, lui aveva 9 anni ed io 7.

Credo possa intenderlo come una ricapitolazione di questo episodio che non ho mai dimenticato, come un'antica colpa da archiviare.

Fu il primo (uomo) ad avere un sentimento serio per me
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