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Vecchio 22-09-2007, 12.38.47   #1
Uno
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Predefinito Neo mamme

C'è la nostra Elle che senz'altro sarà interessata, ma abbiamo molti lettori (in questo caso lettrici) silenti, quindi credo sia il caso di aprire questo argomento.

Sappiamo che variabilmente il corpo delle puerpere cambia (qualcosa ha scritto Era QUI ) nel periodo della gravidanza, si attrezza con una serie di sostanze, ormoni etc che ora non ci interessa vedere nello specifico, ci interessa però, dal punto di vista psicologico sapere che subito dopo il parto di più o meno di colpo (dipende da soggetto a soggetto) questa produzione endogena di antodolorifici, antidepressivi etc cala.
Sono certo che tutti avrete osservato la radiosità delle mamme in gravidanza, una luce, una serenità (tranne alcuni casi particolari) che la stessa donna normalmente non sempre ha.
Metto giù un'altro spunto tanto per lanciare il 3D che espanderemo con il contributo di chi desidera, negli ultimi 50/100 anni è cambiato, purtroppo per la maggior parte non in meglio, il tessuto sociale delle nostre comunità. Oggi quasi non esiste più quel matriarcato "passivo" in cui una famiglia allargata di donne aiutava la donna a prescindere e prima di qualsiasi istituzione, una donna che partoriva una volta aveva vicino in primis la mamma, ma anche le sorelle, le zie, le nonne, le cugine, la comare, la vicina etc etc. Ognuna di queste figure aiutava materialmente e non la donna in un momento particolare della sua vita, chi le preparava il pranzo, chi il corredino, chi le stava vicino.
Oggi tutto questo è quasi storia.....
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Vecchio 22-09-2007, 14.37.10   #2
Elle
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Ricordo il giorno in cui ho avuto la conferma di essere incinta, ricordo che nonostante avessimo sia io che l'uomo che amo il medesimo desiderio abbiamo reagito entrambi in maniera differente...lui ad istinto si è fatto mezza milano se non tutta a piedi io sono andata a mangiare cinese con la mia amica guru in cristalloterapia. Da quel giorno il nostro mondo è cambiato. Tuttavia nei sogni anche precedenti al test la mia psiche avvertiva il disagio di un cambiamento inevitabile. Ricordo il primo incubo, sognavo che moriva mia madre, in realtà io smettevo di essere figlia in qualche modo nel mio inconscio. Se ne sono susseguiti tantissimi durante la gravidanza in cui il mio inconscio elaborava i lutti delle certezze e dei ruoli che erano stati fino ad allora.Poi è cominciato non solo il cambiamento fisico ma la solitudine mentale e psicologica che cresceva con l'aumentare dell'intensità con cui stabilivo contatto con colui che cresceva dentro di me. Non era parliamoci chiaro una solitudine fisica anche se c'è stata anche quella ma era un non riuscire per quanto amore ci fosse a comunicare lo stravolgimento non solo ormonale che la mia esistenza stava affrontando. Quel senso di responsabilità che cresceva succhiava le mie sicurezze, le triturava, e allo stesso tempo però mi faceva sentire onnipotente. C'è un momento avanzato della gravidanza in cui la donna è consapevole del miracolo che sta avendo luogo e in quel momento si sente fortissima, quasi delirante. Mentre ciò accade la donna si confronta con la realtà che non è poi così poetica come ci si racconta...perchè se la raccontassimo tutta ci sarebbe un bel calo demografico. La gravidanza l'ho vissuta da sola non c'erano a supportarmi nè mia madre nè sua madre, non c'erano parenti e non ci sono stati nei primi mesi dalla nascita o meglio il loro esserci era solo frutto di un bisogno personale non di un'offerta reale di aiuto.Posso dire che mia madre è stata la causa del mio mancato allattamento ad esempio, invece di passarmi il suo sapere, in maniera che la mia inesperienza fosse alimentata in maniera sana mi ha passato i suoi timori, tutti in fila uno per uno. Per non parlare del fatto che al momento della nascita quel figlio si materializza e non è vero che mamma si diventa perchè lo si tiene dentro....mamma lo si diventa dopo, quando quel figlio è all'esterno, è qualcuno con una propria induvidualità, quel figlio nella sua individualità però ti mette davanti uno per uno tutti i tuoi limiti personali e di coppia, ti rende misera, ti fa comprendere quanta è la strada reale da fare e in un certo senso ti abbandona appena è pronto. Sì perchè quando la pancia si svuota se ne va anche quel senso di riempimento e di onnipotenza e poi devi creare quella pienezza giorno per giorno e deve essere tua, perchè poi hai il dovere di trasmetterla. Non rileggo...le altre cose verranno magari dopo, quando mi rileggerò con calma....
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Vecchio 22-09-2007, 14.52.53   #3
Uno
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Grazie per la condivisione e brava per quello hai tirato fuori e che ti servirà, per ora e qui non dico altro.
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Vecchio 25-09-2007, 09.39.45   #4
Uno
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Prendo spunto dal'esperienza che Elle spontaneamente ci ha donato.
La sua lucida analisi ci permette di tracciare una mappa, ora prendo il cambiamento, poi vediamo il resto a puntate.

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Ricordo il primo incubo, sognavo che moriva mia madre, in realtà io smettevo di essere figlia in qualche modo nel mio inconscio. Se ne sono susseguiti tantissimi durante la gravidanza in cui il mio inconscio elaborava i lutti delle certezze e dei ruoli che erano stati fino ad allora.
Dal punto di vista psicologico è una tappa che ci troviamo ad affrontare tutti nella vita, uomini e donne anche se in settori diversi. Si finisce di essere bambini per diventare adolescenti, si finisce di diventare adolescenti per diventare adulti, si finisce di diventare studenti per diventare lavoratori, figli per genitori, etc etc.....
Ma siamo proprio sicuri che nei riti di passaggio si debba perdere lo stato in cui si era prima? Se divento genitore smetto di essere figlio ?
Perchè?
Qua c'è qualcosa che sebbene affrontiamo dal punto di vista della gravidanza ci rincorre per tutta la vita in ogni cosa che facciamo, ora sto scrivendo, sono Uno quello che digita, fra 2 minuti ho finito e mi alzo sono Uno che cammina, certo devo mettere in parte quest'Uno che ora sta digitando eppure egli è sempre dentro di me, quando avrò bisogno di digitare nuovamente lo ritroverò. Questo nel "piccolo" avviene sempre e con naturalezza, nei ruoli grandi, tematici ci areniamo... non siamo capaci di passare ad uno nuovo senza tagliare il vecchio. Poi qualcuno con il tempo lo recupera, con fatica... quello che era naturale ci costringe a imparare. Sarebbe positiva la cosa se si facesse una sorta di tabula rasa del vecchio ruolo e forti dell'esperienza si iniziasse qualcosa di nuovo, invece due sono i principali impedimenti: la nostra voglia di risparmiare le forze e i punti di riferimento che fanno riconoscere quel ruolo.
Esempio: se sono figlia e divento madre, non avendo energie abbastanza (questo è un punto importante) devo per forza mollare per un periodo variabile il ruolo di figlia, ho bisogno di tutta la mia forza per imparare ad essere madre. Passato il periodo di assestamento è possibile (non certo, dipende da vari fattori) che io voglia anche recuperare il ruolo di figlia, ma a questo punto anche se io ho fatto una tabula rasa e volessi ricominciare più o meno da zero devo "scontrarmi" con mia madre, per lei non è cambiato nulla, lei continua a vedermi uguale, spesso non accetta ed ostacola il cambiamento perchè costringerebbe anche lei a cambiare i termini della relazione.

E' un concetto importante questo, qui lo affrontiamo come spunto sul passaggio a mamma ma non è esclusiva delle mamme.
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Vecchio 25-09-2007, 10.06.47   #5
turaz
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sul discorso "ruoli" soprattutto di "figlio" e madre potrei stare qui un giorno a scrivere un trattato ma non sarebbe utile.
mia madre per via di sue abitudini e paure ha avuto per molto tempo l'inconscio intento di tenermi "bambino".
Nel momento in cui ne ho preso coscienza ho cercato il modo migliore per comunicarglielo e per fare in modo che comprendesse.
ho iniziato un rapporto differente fatto di dialogo aperto e costante su determinati "punti".
tuttora prosegue e a volte quando si toccano punti "clou" emergono le resistenze ma piano piano le cose stanno mutando.
Attualmente il rapporto è molto maturato.
mia madre ha superato alcune paure e ha iniziato a vivere differentemente.


Un abbraccio
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Vecchio 25-09-2007, 17.12.20   #6
Elle
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Prendo spunto dal'esperienza che Elle spontaneamente ci ha donato.
La sua lucida analisi ci permette di tracciare una mappa, ora prendo il cambiamento, poi vediamo il resto a puntate.



Dal punto di vista psicologico è una tappa che ci troviamo ad affrontare tutti nella vita, uomini e donne anche se in settori diversi. Si finisce di essere bambini per diventare adolescenti, si finisce di diventare adolescenti per diventare adulti, si finisce di diventare studenti per diventare lavoratori, figli per genitori, etc etc.....
Ma siamo proprio sicuri che nei riti di passaggio si debba perdere lo stato in cui si era prima? Se divento genitore smetto di essere figlio ?
Perchè?
Qua c'è qualcosa che sebbene affrontiamo dal punto di vista della gravidanza ci rincorre per tutta la vita in ogni cosa che facciamo, ora sto scrivendo, sono Uno quello che digita, fra 2 minuti ho finito e mi alzo sono Uno che cammina, certo devo mettere in parte quest'Uno che ora sta digitando eppure egli è sempre dentro di me, quando avrò bisogno di digitare nuovamente lo ritroverò. Questo nel "piccolo" avviene sempre e con naturalezza, nei ruoli grandi, tematici ci areniamo... non siamo capaci di passare ad uno nuovo senza tagliare il vecchio. Poi qualcuno con il tempo lo recupera, con fatica... quello che era naturale ci costringe a imparare. Sarebbe positiva la cosa se si facesse una sorta di tabula rasa del vecchio ruolo e forti dell'esperienza si iniziasse qualcosa di nuovo, invece due sono i principali impedimenti: la nostra voglia di risparmiare le forze e i punti di riferimento che fanno riconoscere quel ruolo.
Esempio: se sono figlia e divento madre, non avendo energie abbastanza (questo è un punto importante) devo per forza mollare per un periodo variabile il ruolo di figlia, ho bisogno di tutta la mia forza per imparare ad essere madre. Passato il periodo di assestamento è possibile (non certo, dipende da vari fattori) che io voglia anche recuperare il ruolo di figlia, ma a questo punto anche se io ho fatto una tabula rasa e volessi ricominciare più o meno da zero devo "scontrarmi" con mia madre, per lei non è cambiato nulla, lei continua a vedermi uguale, spesso non accetta ed ostacola il cambiamento perchè costringerebbe anche lei a cambiare i termini della relazione.

E' un concetto importante questo, qui lo affrontiamo come spunto sul passaggio a mamma ma non è esclusiva delle mamme.
Hai detto bene, la vita impone come crescita l'assumere nuovi ruoli e aggiungi tu saper conservare i vecchi come base da cui partire senza annullarla (cosa ardua)e questo non accade solo con la maternità e quindi con il ruolo genitori/figli ma anche con il proprio compagno/a nell'arco di un'esperienza comune o anche con gli amici.
E' capitato più volte nell'arco della vita di non incontrare solo la mia resistenza al cambiamento, ma una volta accettato esso l'aver incontrato la resistenza di coloro che avevo o ho accanto.
Per forza di cose il nostro cambiamento pone un cambio di relazione o invita alla rivisitazione dei rapporti.Dunque l'ostacolo!!..a cui non sempre sappiamo far fronte perchè un qualunque rapporto umano è l'interrelazione di due soggetti con la propria individualità e la scelta individuale o meno di evolvere.
Spesso tali rivisitazioni si concludono con la rottura dei rapporti, nel caso di un genitore ciò sarebbe quasi improponibile ma improponibile per alcune persone è anche accettare il cambiamento degli altri e quindi un cambiamento anche della propria sfera emotiva e psicologica e quindi il rispetto di essa. Che fare se l'altro ci obbliga a passi indietro col proprio comportamento?E' giusto accettare la resistenza dell'altro e viverla come dato di fatto? O...??Ci saranno vero degli oppure?
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Vecchio 25-09-2007, 17.28.19   #7
cassandra
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Torniamo sempre lì,se ti conosci,sai cosa vuoi e dove vuoi andare le cose cambiano...se cambiamo noi anche gli altri dovranno adattarsi,magari non subito,qualcuno si allontanera',ma tra madre e figlia trovare un equilibrio è importante e forse non se ne puo'prescindere,anche se a volte sarebbe la cosa piu'facile...diciamo che è uno dei casi in cui,volente o nolente,dobbiamo adattarci noi...
Lavora Elle,lavora su te stessa e quello che oggi ti tocca,ti ferisce,ti fa sentire sola...nel futuro fara'meno male e via via potra'anche sparire...dipende da te!
Le mamme non si scelgono,si amano e per questo è necessario accettarle,anche se non collaborano,anche se remano contro perchè pensano a modo loro,anche se non ci dedicano abbastanza tempo o sostegno...anche quando sono la fonte di dolori che potevano risparmiarci...abbiamo noi la possibilita'di cambiare per entrambe...
E'una questione di volonta',perdiamo tempo prezioso a guardare in cosa hanno mancato,spendendoci energie che potrebbero essere utilizzate per modificare con consapevolezza i termini del rapporto.
Se ci pensi l'energia arriva quando c'è un obiettivo in cui investirla...abbi fiducia...
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Vecchio 25-09-2007, 17.32.25   #8
cassandra
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Non avevo letto Elle perchè stavo scrivendo nel frattempo...mi sento di aggiugere solo che quando vuoi realmente una cosa...la strada per arrivarci la trovi...
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Vecchio 26-09-2007, 10.01.08   #9
Uno
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La neomamma (come il neopapà ma adesso stiamo parlando delle signore) dovrebbe avere la consapevolezza che ciò che fa ora fin dai primi mesi (ma anche prima del parto) si rifletterà per tutta la sua vita e per quella dell'essere che fa venire alla luce (modo dire interessante e che elimina certe baggianate se compreso ma è o.t. qui).
E' praticamente impossibile per via dell'età delle neomamme, che sebbene oggi è più avanzata di generazioni fa nella sostanza non cambia, come proporzione esperenziale: se prima si usciva di casa a 20 anni e si faceva il figlio a 22 oggi si esce (esempio) a 35 e si fa il figlio a 37/38 di media, quindi manca un passaggio, ci si "stacca" dal ruolo figlia e spesso neanche tanto e si passa quasi subito al ruolo mamma.... sembra quasi per colmare un vuoto o spesso lo è?
Sarebbe buona cosa dopo lo "stacco" dalla famiglia avere il tempo di trovarsi prima di generare un figlio, in questo modo parzialmente si potrebbero troncare le catene, le ruote che immancabilmente passano di generazione in generazione tramandandosi, creando delle famiglie almeno parzialmente nuove e che possono evolversi ed evolvere la società.
Vabbeh... prendiamo il caso del "ormai quel che è fatto è fatto".
A quel punto quanto meno bisogna lavorare con l'occhio fisso sul presente, ma in preparazione del momento dello stacco, che sia fra 20, 30, 40 anni... e lo so che sembra assurdo... "cavolo, non riesco neanche a godermi sta creaturina a pieno, figurati se penso a quando sarà già adulta", non ho detto di pensare al futuro, ma di prepararlo.
Esempino:
Mi faccio rifare l'impianto idraulico, mentre che lavorano chiedo che mettano gli attacchi per i pannelli solari termici, faccio arrivare dei tubi nella zona dove c'è o forse ci sarà un caminetto etc etc...
Non leggo depliant sui pannelli solari che oggi non metto, non mi faccio fare preventivi su queste possbilità future sapendo che oggi non ho i soldi o non è il momento, ma non limito, chiudo ciò che un domani costerebbe molta fatica e spesa.... e alla fine non si farebbe quasi mai perchè non si ha la voglia e il denaro (energia) per sfasciare tutto e rifare.
Essere genitori è una grande responsabilità, è un rapporto che almeno nei primi anni di vita si orienta (anche quando si prende con menefreghismo) quasi completamente ad eccezione dei talenti naturali del bimbo/a (che poi sono nella nostra catena genetica, quindi dovremmo riconoscere e agevolare o frenare a seconda dei casi per aiutarlo/a) ma per sempre condiziona i genitori tanto quanto i figli.

Mi fermo per non fare un minestrone.
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Vecchio 26-09-2007, 11.56.15   #10
turaz
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perfettamente d'accordo.
il bambino nel mentre sta nella "pancia" assorbe tutte le situazioni "esterne".
in più prende il DNA (beh già prima questo)
più catene si sono sciolte più il bambino cresce "libero".

Un abbraccio
(a proposito stamattina ecografia)
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Vecchio 26-09-2007, 13.28.28   #11
griselda
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Non so se è questo di cui parli Uno, ma credo che se i ragazzi andassero ancora prima di sposarsi e fare figli a vivere da soli, diventando autosufficienti in tutto non cercherebbero nel/nella partner automaticamente un genitore al quale appoggiarsi o cmq per ricreare lo stesso menagement che avevano in famiglia. Intendo prendere in mano la propria vita.
Dopo essere diventati indipendenti e conosciuto questa status credo si possa se si vuole decidere se e quando mettere al mondo un figlio sempre tenendo conto che nella sua crescita non saremo soli a crescerlo per cui se ci sono degli inrisolti nella coppia o ancora peggio con se stessi si evidenzieranno maggiormente con l'arrivo di un figlio andando ad incidere su di lui.

Quando rimasi incinta la sensazione primaria fu quella che sarei morta, avrei dovuto morire per far nascere e crescere mio figlio. Poi quando nacque divenne una cosa naturale fare la mamma ma è facile dimenticarsi di essere stati anche figli.
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Vecchio 26-09-2007, 14.40.25   #12
turaz
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Quanto hai detto lo ritengo valido anche se non sufficiente a mio parere.
Spesso e volentieri il desiderio di "trattenere" dei genitori prosegue anche successivamente al distacco del figlio.
Una volta quell'indipendenza di cui parli molti uomini iniziavano a saggiarla durante il periodo del servizio militare.
Personalmente dopo il servizio sono andato a vivere da solo proprio per rendermi indipendente e abituare i miei all'idea.
Mia madre su questo punto è un pò "dura".
(c'è come attenuante il fatto che è sola, separata e mai rimessasi con nessuno)
tuttora sotto la maschera del "faccio qualcosa per te" nasconde la paura di sentirsi messa da parte.
Quando lo noto cerco di parlarne e andare oltre.
Dalla mia parte cerco di tenerla presente nella mia vita ma mi rendo conto come a volte occorrà essere fermi per evitare che questo intento venga sotterrato dall'abitudine altrui.
e io tendo ad essere spesso accomodante (anche se per chi mi legge qui potrebbe non sembrare)

ciauzz
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Vecchio 26-09-2007, 14.51.34   #13
Elle
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Prima di diventare mamma onestamente erano alcuni anni che non solo vivevo da sola ma anche a migliaia di km da mia madre, ma non credo che sia lo stacco temporale o ambientale a spezzare alcune catene, ci sono catene che si sbrigliano con l'esperienza e la pazienza trovandocisi nella situazione senza elugubrare a quando è il momento ideale, perchè quello potrebbe non arrivare mai come il momento della responsabilizzazione di sè stessi e dei vari rapporti che intercorrono.
Credo che nostro figlio sia giunto quando era giusto che arrivasse, non sento il momento meno o più ideale. La crescita è avvenuta prima di arrivare a lui e dopo che è arrivato si continua a crescere insieme.Sicuramente le energie che risucchiano tutte le nuove situazioni e non solo una maternità o una paternità non bastano sempre a risolvere immediatamente nuovi equilibri che si alterano o si rinnovano integrandosi.Sicuramente il lavoro da fare sono io a doverlo fare non posso pretendere lo faccia mia madre alla sua veneranda età di resistenze, ma comprendere le cose, non vuol dire certo non soffrirne.Tra l'altro non credo che la vita offra sempre il debito tempo per godere e abituarcisi, spesso propone cmq tempi di equilibrio che possono non coincidere con i nostri.Se poi come personalmente mi accade si è una spugna emotivamente sempre accorta anche alle esigenze altrui accade di sperperare prima le energie conservate.


P.S. Turi come mai ecografia?(tapina curisità femminile )
grazie a a tutti per questi spunti di riflessione che mi offrite
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Vecchio 26-09-2007, 15.41.38   #14
turaz
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a quanto pare divento papà.
probabilmente a marzo 2008 (penso il 21)
al 99% è maschio (dettoci stamattina)

ciauzz
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Vecchio 26-09-2007, 15.59.40   #15
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non credo che sia lo stacco temporale o ambientale a spezzare alcune catene, ci sono catene che si sbrigliano con l'esperienza e la pazienza trovandocisi nella situazione senza elugubrare a quando è il momento ideale, perchè quello potrebbe non arrivare mai come il momento della responsabilizzazione di sè stessi e dei vari rapporti che intercorrono.
Certo, ci sono figlie e figli che vivono a migliaia di km di distanza ma non alzano una paglia se non fanno la telefonata a mammina, infatti più che uno stacco, che nella forma può accadere o meno, parlavo di una certa autonomia/individualità... non quella per cui spesso non basta una vita, ma almeno quella che ci permette di tentare di non far pagare anche ai figli ciò che ci portiamo dietro da generazioni.
Quindi il momento giusto esiste altrochè, come in tutte le cose, poi che a volte non arrivi mai e quindi qualcosa in noi decide che s'ha da fare prima di perdere il treno è un'altro discorso.

Parlo in generale, non mi riferisco a nessuno in particolare.
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Vecchio 26-09-2007, 16.19.55   #16
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s'ha da fare eccome.
altrimenti rimane qualcosa di "incompiuto" che viene tramandato via DNA al figlio che sarà chiamato a risolverlo
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Vecchio 26-09-2007, 17.30.34   #17
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Auguri a te e alla futura neomamma !!!!
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Vecchio 26-09-2007, 18.08.23   #18
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grazie di cuore ))
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Vecchio 26-09-2007, 18.24.23   #19
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Certo, ci sono figlie e figli che vivono a migliaia di km di distanza ma non alzano una paglia se non fanno la telefonata a mammina, infatti più che uno stacco, che nella forma può accadere o meno, parlavo di una certa autonomia/individualità... non quella per cui spesso non basta una vita, ma almeno quella che ci permette di tentare di non far pagare anche ai figli ciò che ci portiamo dietro da generazioni.
Quindi il momento giusto esiste altrochè, come in tutte le cose, poi che a volte non arrivi mai e quindi qualcosa in noi decide che s'ha da fare prima di perdere il treno è un'altro discorso.

Parlo in generale, non mi riferisco a nessuno in particolare.

Anch'io quando sono diventata mamma, abitavo a una certa distanza dai genitori, i rapporti erano così così, ho dovuto imparare cercando di far condividere al marito questa esperienza, ma la parte più pesante spetta sempre alla donna, tra orari, asilo nido, lavoro, ecc. tanto che certi giorni mi pareva di vivere come se fossi alla catena di montaggio...
Il figlio o la figlia diventa il fulcro su cui gira tutta la giornata, a volte, e sottolineo a volte, si vive il figlio come una palla al piede, ma poi con i suoi progressi, le sue prime parole, i suoi primi passi si scopre quanto è bello e pieno di soddisfazioni essere mamme e papà, eccome !!!!
Mia madre non ha potuto starmi tanto vicina perchè già avanti con gli anni e ammalata, spesso ero io che dovevo aiutare anche lei.... essendo figlia unica.
Comunque penso anch'io che i rapporti tra genitori e figli debbano instaurarsi già dalla tenera età, se c'è rispetto reciproco e reciproca attenzione anche a distanza si può sentire una persona vicina, basta una telefonata per stare in contatto.....
Poi certe volte le madri non avendo risolto qualcosa nella loro maternità, tendono a riviverla nella maternità di una figlia... per esempio se hanno avuto problemi nell'allattamento, faranno spaventare la figlia invece che incoraggiarla.....
Per questo non ci possiamo fare quasi niente, ma gettare le basi per non ripetere gli stessi errori con i nostri figli, questo sì che andrebbe fatto.
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Vecchio 26-09-2007, 22.34.49   #20
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a quanto pare divento papà.
probabilmente a marzo 2008 (penso il 21)
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Giacomo allora?

Congratulazioni...
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Vecchio 27-09-2007, 00.17.17   #21
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Racconto la mia esperienza di padre,
quando è nata mia figlia piansi per una settimana, ogni volta che raccontavo di lei ad amici e conoscenti mi prendeva l'emozione e piangevo di gioia. Sono un padre molto (troppo) protettivo... mia moglie mi rimprovera per questo.

Il mio incubo ricorrente era/è non essere in grado di proteggerla dai pericoli. Di non esserci quando "ha bisogno di me" (emotivamente in tensione).

Se penso alla mia infanzia vedo i miei genitori assenti (chi più e chi meno)... pensavo di avere pure io questa caratteristica ed invece mi accorgo che sono semmai troppo presente (pressante) con mia figlia.

Penso che questo mio modo sia una reazione al ricordo di un'infanzia vissuta senza la presenza dei mie genitori (vissuta emotivamente da me).

Ho invidiato il rapporto madre/figlia (l'allattamento)... mi sentivo di troppo, spesso impacciato. Sono stati momenti di tensione in cui non mi sentivo adeguato nel ruolo di padre.
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Vecchio 27-09-2007, 00.26.47   #22
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La neomamma (come il neopapà ma adesso stiamo parlando delle signore) dovrebbe avere la consapevolezza che ciò che fa ora fin dai primi mesi (ma anche prima del parto) si rifletterà per tutta la sua vita e per quella dell'essere che fa venire alla luce (modo dire interessante e che elimina certe baggianate se compreso ma è o.t. qui).
E' praticamente impossibile per via dell'età delle neomamme, che sebbene oggi è più avanzata di generazioni fa nella sostanza non cambia, come proporzione esperenziale: se prima si usciva di casa a 20 anni e si faceva il figlio a 22 oggi si esce (esempio) a 35 e si fa il figlio a 37/38 di media, quindi manca un passaggio, ci si "stacca" dal ruolo figlia e spesso neanche tanto e si passa quasi subito al ruolo mamma.... sembra quasi per colmare un vuoto o spesso lo è?
Ho avuto mio figlio a poco più di 19 anni, e “guarda caso” ora che lui ha raggiunto la stessa età è andato a vivere da solo e anche molto lontano. Mi domando che cosa combinerebbe se dovesse capitargli incoscientemente di mettere al mondo un figlio ora, per me era impossibile avere la consapevolezza di quello che facevo quando così giovane l’ho avuto, e penso di avere solo una minima idea di quanto gli ho fatto pagare. Per quanto abbia cercato di rimediare so di non essere riuscita a fare mai abbastanza, visto il rapporto conflittuale che abbiamo sempre avuto, e ora non posso fare altro che aspettare che lui sia pronto, e che lo sia anche io forse, ma non voglio perdermi quel treno. Non mi telefona mai, e io non lo cerco anche se sa che ci sono per qualunque cosa, comunque lo seguo da lontano, so che sta bene, e questo mi basta, e anche che ride molto, e questo mi fa felice, lui che cercava sempre di reprimere un sorriso se per caso gli sfuggiva, bellissimo sorriso tra l’altro, per far vedere al mondo quanto fosse arrabbiato. Sì, arrabbiato con me…
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Vecchio 27-09-2007, 01.10.18   #23
griselda
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Vecchio 27-09-2007, 10.16.11   #24
turaz
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grazie di cuore Ray.
cmq si Giacomo.
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Vecchio 27-09-2007, 17.27.15   #25
Elle
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Innanzitutto congratulazioni a Turi (ma sai che prima di chiamarlo come si chiama il nostro cucciolo, avevamo pensato anche noi al nome Filippo?).Poi abbiamo scelto Mattia...per caso..o forse no, diciamo per caso e per il significato.
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