Dalla forma Stato alla forma mercato

E' un libro universitario - Il Professore Carlo Amirante insegna Diritto Costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II° di Napoli - ed è sicuramente per addetti ai lavori ma forse anche no, o meglio non dovrebbe, secondo me, essere rinchiuso in una categoria specifica vista l'attualità degli argomenti trattati.
In questo saggio, poco più di 150 pagine, si parte dalle ragioni storiche che ci hanno portato, ed oggi consentono di testimoniare l'era della globalizzazione ed i suoi effetti. A volte potrebbe sembrare ripetitivo ma considerando la vastità del fenomeno e la descrizione di questo da un punto di vista non solo puramente giuridico è capace di considerare, nella parte finale dopo aver descritto per linee generali il " meccanismo" attivato e spesso " occulto" che i potenti di turno hanno generato e generano, gli effetti di una catena spesse volte non chiara.
Catena che costringe i cittadini a "subire", per così dire, le decisioni che vengono individuate da un relativo piccolo gruppo di " privati" nonché indicato come migliore soluzione.

Da ciò il fine cui si prefigge la globalizzazione o " mondializzazione" che dir si voglia, che è quello di giungere, partendo dalle idee economiche neoliberali secondo cui lo Stato e tutte le sue Istituzioni considerate non neutrali e dunque inquinate da attributi socio-politici, ad un " livellamento socio-giuridico-finanziario " del mondo, dell'Europa e quindi dell'Italia.
Ne segue la descrizione delle conseguenze sulla collettività che è messa sempre più in crisi dal proliferare di problemi che sfuggono letteralmente agli strumenti che lo Stato stesso – definito nei suoi termini essenziali: Territorio, Popolo, Sovranità - , prima possedeva e con i quali poteva contribuire, attraverso un sistema di regolamentazione interna, al benessere dei propri cittadini.

La descrizione appunto, per un verso, dello svuotamento di Valori e Principi, in specie grazie ad azioni economiche neoliberiste, che nella Carta Costituzionale trovano la fonte primaria, mentre per un altro le rigidità e per queste la scarsa mobilità entro le linee definite dal Trattato di Maastricht e dal Patto di Stabilità, hanno il fine di avvicinare il lettore alle problematiche che fanno del nostro paese un attore passivo soprattutto per i temi del lavoro assieme alla crisi del "Welfare State".
Il saggio non si propone esplicitamente di individuare soluzioni ma mette in evidenza quanto poco, la collettività non soltanto italiana ma Europea, si trova, ad un tempo, schiacciata e compresa in un sistema piramidale a causa del quale si è, giocoforza, costretti a riconsiderare l’espressione del potere e dunque i meccanismi di intervento dello Stato.


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